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CLXXI. — A tanto dice lo conto, che quando li cavalieri ebero assai parlato, ed eglino sí si diffidarono. E Meliagus disse a l’Amorat: «Io vi disfido, e imperciò guardatevi da [p. 223 modifica] mee; che per mia fé io vi mostreroe sí come mia dama è piú bella che non è la vostra dama». E a tanto sí si partirono di fuori dal camino e andarono in uno prato, e quando fuorono al prato, ed eglino sí presero del prato tanto quanto a loro abisognava. Ed appresso sí si dirizzarono le teste deli loro distrieri l’uno inverso l’altro, e andaronsi a fedire cole lancie abbassate, e dieronsi sí grandi colpi che ambodue andarono in terra de’cavalli; sí che molto fortosamente s’incominciarono a dolere di questa caduta. Ma istando per uno poco, ed eglino sí si levarono suso, alo piú tosto ched egli unque potterono, sí come cavalieri di molto grande forza, e misero mano ale spade e imbracciarono gli scudi, e incominciarono lo primo assalto ale spade, e incominciansi a dare molto aspri colpi sopra gli scudi e sopra gli elmi, sí che tutte l’arme falsavano loro indosso molto duramente. E ciascheduno si maravigliava dela prodezza del suo compagnone, né neuno non credea ched eglino fossero di si grande prodezza. Ma tanto menarono lo primo assalto, che ambodue in piana concordia sí si trassero addietro, e incominciaronsi a riposare, per cogliere forza e lena. Ma istando per uno poco, ed eglino sí ricominciarono lo secondo assalto. Molto è forte e duro a vedere; e incominciansi a dare molto grandi colpi, sí che tutti gli scudi si falsavano e molto fortemente. E istando in cotale maniera, e Meliagus sí incominciò a dire infra se istesso: «Certo l’Amorat è molto pro cavaliere e bene mostra sua prodezza». Ma io voglio che voi sappiate che Meliagus era molto maggiore cavaliere di sua persona che non iera l’Amorat; e anche, l’Amorat si perdea molto sangue, ma non per le fedite che Meliagus gli avesse date, ma per le fedite che gli avea date monsignor T. e lo re Arturi, sí come lo nostro conto ha divisato apertamente. Ma istando in cotale maniera e combattendo ambodue molto fortemente, e Lancialotto e messer Estore sí videro la battaglia deli due cavalieri. E quando monsignor Lansalotto vide ambodue li cavalieri combattere, incontanente andò a loro. E quando l’Amoratto vide Lansalotto, fue molto doloroso oltra misura, [p. 224 modifica] imperciò che bene lo conoscea, e disse fra se medesimo: «Se egli saprá, ch’io combatto incontra madama la reina Ginevra, egli combatterá incontanente. E imperciò a me sí abisogna pur dire che la dama d’Organia non sia sí bella com’è la reina Ginevra; ond’io sono molto doloroso di questa aventura».