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222 | la leggenda di tristano |
la quale è la dama di tutte le dame e è la reina di tutte le
reine, ned al mondo non hae neuna dama che a lei si possa
appareggiare di bellezze né di cortesia, imperciò ch’ella è sopra
tutte l’altre dame». E quando l’Amoratto intese queste parole,
fue molto doloroso, imperciò ch’egli sí era innamorato d’una
dama, la quale iera molto bella reina; ed egli sí credea bene
ch’ella fosse la piú bella dama che fosse al mondo, e tutte
l’altre dame a lui non pariano neente inverso la sua dama.
E istando per uno poco, e l’Amorat disse: «Per mia fé, Meliagus, voi non dovete biasimare tutte l’altre dame, perché
voi siate innamorato d’alcuna dama, la quale sia molto bella.
Ma voi dovete dire che la vostra dama sia piú bella ch’altra
dama, al vostro parere; imperciò che voi dovete sapere che
al mondo si sono molte dame, le quali sono molto belle ed
avenante». Ma quando Meliagus intese queste parole, disse:
«Amorat, ditemi, se Dio vi salvi, e quante dame sono al
mondo, che siano tanto belle, quant’è mia dama la reina
Ginevra? La quale passa tutte l’altre dame di bellezze. Onde
non hae neuna dama al mondo che a lei si possa appareggiare». E quando l’Amorat intese queste parole, fue molto
doloroso e disse: «Per mia fé, Meliagus, madama Isotta la
bionda è assai piú bella che non è mia dama la reina Ginevra;
e anche è vie piú bella la dama d’Organia che non è quella,
laonde voi tanto parlate». E quando Meliagus intese queste
parole, fue molto innargoglito e disse: «Per mia fé, Amoratto,
io il ti proveroe per forza d’arme, [sí come la reina Ginevra
è assai piú bella che non è la dama d’Organia, la quale] voi
dite». Ma quando l’Amoratto udio dispregiare la sua dama
cotanto malvagiamente, fue tanto doloroso che neuno altro piú
di lui, e disse: «Per mia fé, Meliagus, io vi proveroe per
forza d’arme che la dama d’Organia è assai piú bella che
non è la reina Ginevra, onde voi parlate».
CLXXI. — A tanto dice lo conto, che quando li cavalieri ebero assai parlato, ed eglino sí si diffidarono. E Meliagus disse a l’Amorat: «Io vi disfido, e imperciò guardatevi da