La leggenda di Tristano/CLV
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CLV. — Ma se alcuno mi domanderae come ave’ nome quello cavaliere, io diroe ch’egli avea nome l’Amorat di Gales, il quale iera molto pro cavaliere e di grande forza. Ma quando T. vide Ghedin a terra del cavallo, fue molto doloroso oltra misura e disse: «Per mia fé, Ghedin, io vi vengeroe a mio podere dalo cavaliere». Ed allora T. sí si mosse incontanente e sí imbraccioe lo scudo e prese la lancia, e fece vista di volere combattere. Ma quando l’Amorato vide che lo cavaliere l’appellava ala battaglia, incontanente sí montò a cavallo e sí prese lo scudo e la lancia e andò alo campo. Ma quando fue al campo l’uno e l’altro cavaliere, ed eglino sí si dilungarono tanto quanto a loro abisognava, e quand’eglino ebero preso assai del campo, ed ellino sí vennero a fedire cole lancie abassate e alo fedire degli sproni, ed e’ s’andarono a fedire per sí grande [forza], quanto li cavagli potiano correre. Ed allora T. sí fedio al’Amorat sopra lo scudo, e diedegli sí grande colpo che gli passoe lo scudo, e l’asbergo e misegli lo ferro dela lancia nela spalla sinestra; e se la lancia non fosse rotta, abattutto l’avrebe a terra del cavallo. Ma quando l’Amorat sentío lo grande colpo delo cavaliere, ed egli sí ferio a lui e diedegli sí grande colpo ched egli sí gli fece inginochiare lo cavallo sotto, e tutta la lancia gli ruppe adosso. E quando l’Amorat ebe fatto questo colpo, ed egli sí tornoe ala fontana ed ismontoe da cavallo e incominciossi a riposare.