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CLIII CLV

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CLIV. — Ora dice lo conto, che tanto dimorarono in cotale maniera che la notte sí trapassoe e lo giorno s’appressimoe. E quando lo giorno fue venuto, e T. sí prese lo suo cavallo e quello di Ghedin e sí gli aconciarono sí come si convenia, e incontanente sí montarono a cavallo e incominciarono a cavalcare per lo diserto, molto tostamente. Ma tanto cavalcarono in cotale maniera, ched e’ sí pervennero a una molto bella fontana e dilettevole a vedere. E istando per uno [p. 202 modifica] poco, ed eglino si guardarono e videro uno cavaliere, lo quale istava ala fontana a piede, ed avea l’arme sue tutte nere. E quando T. lo vide, sí disse a Ghedin: «Per mia fé, Ghedin, io sí veggio uno cavaliere ala fontana; e ora puoi tu vedere li cavalieri erranti, sí come vanno cercando l’aventure». E quando Ghedin lo vide, [fue] molto allegro a dismisura e disse: «T., io vi priego che per onore di voi, voi sí mi dobiate donare la battaglia di quello cavaliere; imperciò ch’io sí vorrei sapere sed io debo valere neuna cosa d’arme». E quando T. intese queste parole, fue molto allegro e disse: «Ghedin, io voglio che voi sí debiate avere la battaglia, dappoi che voi la volete. Ma tutta fiata io l’averei voluta anzi io imprima per mee». E quando Ghedin intese queste parole, fue molto allegro, e incontanente sí imbraccioe lo scudo e prese la lancia e fece vista di volere combattere. Ma quando lo cavaliere che stava ala fontana vide ch’egli iera appellato ala battaglia, fue molto allegro. Ed egli incontanente sí si levoe e sí aconcioe lo suo cavallo sí come si convenia, e quando l’ebe acconcio, ed egli sí montoe a cavallo e sí prese lo scudo e la lancia e sí andoe inverso Ghedin. E quando fuorono al campo intrambodue li cavalieri, ed eglino sí si dilungarono insieme, tanto quanto a loro abisognava, e andaronsi a fedire cole lancie abassate e alo fedire degli isproni, e Ghedin sí fedio alo cavaliere sopra lo scudo, e diegli sí grande colpo che tutta la lancia si ruppe in pezzi, ned altro male no gli fece. E lo cavaliere sí ferio a Ghedin sopra lo scudo, e diedegli sí grande colpo che gli passoe lo scudo e l’asbergo, e misegli lo ferro dela lancia nele coste sinestre e miselo in terra del cavallo; e alo cadere che Ghedin fece ed egli si tramortio. E quando lo cavaliere ebe questo colpo fatto, ed egli sí si ritornò ala fontana e smontoe da cavallo e puose giuso l’elmo e lo scudo e riposossi.