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CXLIX CLI

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CL. — Ma se alcuno mi domanderae quanto tempo dimoroe T. nela Pititta Brettagna, io diroe ched egli vi dimoroe per uno anno. Ma dappoi che T. sí fue partito sí come detto èe, ed egli andava per lo mare con molta allegrezza. Ma quando Governale vide Braguina, egli fue tanto allegro che neuno altro piú di lui, imperciò ch’egli sí l’amava di molto grande [p. 197 modifica] amore, perch’egli vedea che ella sí amava T. di buono amore.

Ma dappoi ched eglino fuorono in mare, sí come detto èe, ed eglino sí andavano per la piú diritta via ched eglino sapiano per andare in Cornovaglia, ed andarono iiij giorni e quatro notte, con molto bello tempo. Ma quando venne alo quinto giorno, e ’l mare s’incominciò a turbare e venne una molto grande tempesta molto forte e dura, e lo vento sí divenne molto orivole e lo mare incomincioe forte a tempestare. Onde tutti aviano molto grande paura di morire, e ciascheduno incominciò a pregare Iddio e la sua madre e a fare grande pianto. E tanto dimorarono in cotale maniera, ch’egli stettero per mare iij giorni e iij notte; e quando vennero al iv giorno, eglino si videro terra. E quando T. vide la terra, fue molto allegro e tutti gli altri altresie, li quali stavano sula nave, somigliantemente. E istando per uno poco, ed eglino sí fuorono entrati in uno molto bello porto; e quando li mastri marenari fuorono nel porto, ed eglino sí acconciarono la nave, sí come si convenia. E stando per uno poco, e T. disse ali marenai: «Sapete voi in quale parti noi siamo arevati?». Ed eglino si rispuosero e dissero: «Per mia fé, T., noi siemo arrivati in buona terra ed in sicura, la Dio mercede, la quale terra si este delo re Arturi; e questo sí è lo piú bello diserto che mai sia e quello lá dove si truovano piú aventure che in nessuna parte che sia al mondo, né unqua non v’andoe neuno cavaliere che non vi trovasse aventura».