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la leggenda di tristano 197


amore, perch’egli vedea che ella sí amava T. di buono amore.

Ma dappoi ched eglino fuorono in mare, sí come detto èe, ed eglino sí andavano per la piú diritta via ched eglino sapiano per andare in Cornovaglia, ed andarono iiij giorni e quatro notte, con molto bello tempo. Ma quando venne alo quinto giorno, e ’l mare s’incominciò a turbare e venne una molto grande tempesta molto forte e dura, e lo vento sí divenne molto orivole e lo mare incomincioe forte a tempestare. Onde tutti aviano molto grande paura di morire, e ciascheduno incominciò a pregare Iddio e la sua madre e a fare grande pianto. E tanto dimorarono in cotale maniera, ch’egli stettero per mare iij giorni e iij notte; e quando vennero al iv giorno, eglino si videro terra. E quando T. vide la terra, fue molto allegro e tutti gli altri altresie, li quali stavano sula nave, somigliantemente. E istando per uno poco, ed eglino sí fuorono entrati in uno molto bello porto; e quando li mastri marenari fuorono nel porto, ed eglino sí acconciarono la nave, sí come si convenia. E stando per uno poco, e T. disse ali marenai: «Sapete voi in quale parti noi siamo arevati?». Ed eglino si rispuosero e dissero: «Per mia fé, T., noi siemo arrivati in buona terra ed in sicura, la Dio mercede, la quale terra si este delo re Arturi; e questo sí è lo piú bello diserto che mai sia e quello lá dove si truovano piú aventure che in nessuna parte che sia al mondo, né unqua non v’andoe neuno cavaliere che non vi trovasse aventura».


CLI. — Ma se alcuno mi domanderae come hae nome questo diserto, io diroe ch’egli avea nome lo diserto de Nerlantes. E quando T. intese che questo sí era lo diserto di Nerlantes, laond’egli avea giá udite ricontare molte aventure, fue molto allegro e disse: «Per mia fé, io voglio andare in questo diserto, per sapere sed io potesse trovare alcuna aventura». E stando per uno poco disse T. a Braghina: «Io sí voglio che tu e Governale e Ghedin e tutti e quatro li servi sí anderete in Cornovaglia. E voi Governale e Ghedin anderete alo castello de Cornesen e quivi sí m’aspetterete tanto ch’io torni;