La cieca di Sorrento/Parte terza/VI

VI. Soggiorno in Londra

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VI.


soggiorno in londra.


Quindici giorni dopo la morte di sua nonna, Gaetano s’imbarcava. Egli non avea più nessun legame di parentela che il ritenesse in Napoli: oltrecciò, possessore d’una ricchezza provvedente da fonte criminosa, ei non potea rimanere in questa città, in cui il cangiamento subitaneo della sua fortuna avrebbe potuto eccitare giusti sospetti e mettere l’autorità sul piede di rintracciarne le cagioni. D’altra parte, l’arte medica stavagli sempre e sommamente a cuore, e questa fiata egli poteasi tutto abbandonare a’ suoi studi favoriti, Il disegno da lui fermato si era di percorrer l’Italia, la Francia, la Germania, stabilirsi in Inghilterra, e valersi de’ lumi degli uomini dotti di questi paesi per dar compimento e perfezione a’ suoi studi.

Egli aveva alla spicciolata e in diversi luoghi venduto la maggior parte de’ gioielli conservandone i più costosi, e tra gli altri due [p. 141 modifica]anelli, ciascuno del valore di duemila ducati. Egli partiva con un passaporto, sul quale era scritto il fittizio nome di Oliviero Blackman, avvegnachè avesse allora pochissime nozioni del britannico idioma.

La perdita dell’avola avea lasciato un vuoto amarissimo nell’anima di Gaetano, e la sua misantropia era cresciuta a mille doppi, tanto che con solerzia fuggiva ogni conversare, tenendosi mai sempre nella più stretta taciturnità durante i suoi viaggi.

Dovunque andava, il suo primo pensiero era di visitare quello che di più notevole in fatto di scienze mediche offriva il paese. Visitò in Firenze il Gabinetto di Anatomia patologica e quello di Anatomia descrittiva, dove sono le famose preparazioni di Mascagna; in Bologna, il Gabinetto di Anatomia descrittiva e patologica, nel quale son conservate all’ammirazione de’ forestieri le preparazioni in cera del famigerato Lelli e sessantotto teschi d’individui morti nel manicomio di Sant’Orsola; in Milano, l’Ospedale maggiore, quello dell’ostetricia, quello di S. Giovanni di Dio, il Manicomio e l’Orfanotrofio; in Pavia, il Gabinetto anatomico di Antonio Scarpa e Panizza; in Parma, le cliniche del Tommasini. In ogniddove raccoglieva nozioni peregrine, sperimenti nuovi, fatti rischiarativi di utili teorie; ogni terra che ei visitava fornivagli il suo contingente di cognizioni... Tutto egli era assorbito dalle scienze mediche... Passava indifferente innanzi a’ monumenti di belle arti: imperocchè il bello [p. 142 modifica]artistico era da lui odiato, come un eterno rimprovero della sua bruttezza; non curante guardava i mille allettamenti di lusso schierati nelle strade principali delle città capitali. Stoico, anzi cinico egli addimostravasi; sciammannato nel vestire, pochissimo cortese nel favellare; tutta la scorza possedeva d’un mercante inglese, che in cima a tutt’i suoi pensieri tiene il proprio interesse.

Parigi, Brusselle, Berlino e Londra gli offrirono i loro tesori di scienze mediche, ed ei ne colse il più bel fiore. In Parigi ammirò il Museo della Facoltà di Medicina, uno dei più ricchi di Europa, il Museo Dupuytren, nel quale contengonsi gran numero di esempi delle anomalie dell’organizzazione o della conformazione volgarmente addimandate mostruosità, e il vasto museo di Storia naturale. Ma nelle capitali della Francia e d’Inghilterra in ispecial modo diedesi a studiar gli stabilimenti de’ ciechi. Era sua intenzione di tentare il modo onde trarre dalle tenebre quelli di loro che offrissero nella struttura del loro organo visuale, un lampo anche lontano di speranza di guarigione; comprendea che per i ciechi nati nulla è da tentare, imperocchè costoro nascono privi di un senso, siccome altri infelici nascono privi di qualche membro, ovvero come quei che nascono idioti, a cui manca il senso morale della intelligenza. Era opinione di Gaetano dirsi l’uomo perfetto, allorchè all’ottima organizzazione de’ suoi cinque sensi corporali aggiugne la perfettibilità degli altri due sensi [p. 143 modifica]morali, quelli cioè dell’intelligenza e della coscienza, il primo de’ quali serve all’uomo per fargli sceverare il vero dal falso, e il secondo il giusto dall’ingiusto. Questi due sensi dell’anima, ei dicea, sono più raramente guasti che quelli del corpo, tanto ha voluto Iddio per conservare l’ordine morale dell’universo compatibile con la libertà dell’uomo. La società corrompe talvolta questi due sensi, gli oblitera, gli oscura... ma non può mai distruggerli; e in quella guisa che l’uomo soffre allora che un senso del suo corpo patisce alterazione, parimente ei soffre col rimorso allora che uno de’ due sensi dell’anima è corroso dalle passioni che sono per l’anima quello che le infermità sono pel corpo.

Per così fatta opinione, Gaetano convinceasi che, come i sensi dell’anima possono sempre riprender vita anche quando la corruzione gli ha morti, così la vista, quando una volta si è goduta, puossi riacquistare... Sedotto da tal principio, il giovin medico si diede a tutt’uomo in sullo studio dell’organo visuale; giorni e notti passava accanto a’ ciechi, stante che credeva doversi la guarigione di costoro ottenere più con l’efficacia de’ mezzi morali che dei terapeutici.

Gaetano si era stabilito a Londra; aveva apparato l’inglese linguaggio, e tuttodì versavasi sulle opere mediche di questa grande nazione — Un anno appena era scorgo dal suo soggiorno in Inghilterra, e il giovin calabro era divenuto inglese nell’anima... Costumi, [p. 144 modifica]usanze, lingua ed anche il falso nome di Oliviero Blackman, che egli avea ritenuto, tutto gli era addiventato proprio così che poco trasparia di essere egli forestiero. Quell’indole fiera, concentrata, riflessiva, che distingue gl’Inglesi, quella lor maniera di vivere scevra di pregiudizi di ogni sorta, quella stoica franchezza e concisione di esprimersi; quel saggio e costante impiego pel tempo; quell’amor trascendentale pel paese; quella scrupolosità proverbiale nell’adempimento della parola data; e finalmente quel loro idioma semplice, filosofico, smozzicato, che restringe e abbrevia i pensieri, dando loro esattezza e profondità, tutto ciò Gaetano aveasi appropriato talmente che alle volte vi mettea l’esagerazione di un quacquero.

Gli è vero che nessun amico avea egli rinvenuto nella vecchia Albione, ma almeno nessun impostore ipocrita gli avea stretto la mano, protestandosegli amico per potergli carpire pranzi o danaro. — Solo, sempre solo ei vivea nella sua modesta abitazione in un tranquillo quartiere di Londra; e ciò da vagli l’agio di abbandonarsi alle sue profonde meditazioni sulla scienza.

Ad imitazione di Lord Byron, egli aveva fatto porre sulla sua porta d’ingresso la famosa iscrizione: Fuori, o ladri del tempo... E tanta importanza metteva a ben usare delle ore, che sulla cassa del suo orologio d’oro erano impresse queste due parole latine: Pereunt et imputantur, vale a dire: Le ore passano e ti [p. 145 modifica]verranno appuntate a delitto, se malamente le lasciasti passare.

Guari non andò dalla sua dimora in Londra che il suo nome, o per meglio dire, il nome di Oliviero Blackman si sparse per tutta la città, qual medico che aveva oprato prodigi nell’arte sua. Ed in fatti, non vi era infermo, al cui letto di dolori ei si fosse appressato, che dopo alquanti dì non sentisse scemate le sue sofferenze; non pochi moribondi e spacciati da’ medici aveva sottratti da sicura morte; a non pochi ciechi avea restituito il supremo senso del corpo. La sua presenza, che a tutti soleva ispirare ripugnanza ed antipatia per la irregolarità delle sue forme corporali, giugnea sospirata qual manna celeste a’ sofferenti di ogni classe: il suo nome era benedetto da per ogniddove e da tutti, e solamente era maledetto dallo stesso Oliviero Blackman, imperocchè egli detestava sè medesimo, quanto un uomo detestar può il suo più mortale inimico.

Sembra superfluo il dire che alla rinomanza per lui acquistatasi tenne dietro la ricchezza... Gaetano si vide in pochi anni padrone d’una fortuna considerabile e tale che ne’ sogni della sua fantasia giammai non avrebbe osato sperare. Le sterline piovevano in casa sua da ogni parte; carrozze da’ più ragguardevoli blasoni ingombravano giorno e notte la strada che mettea capo al modesto portoncino della sua dimora; superbi lordi ed altiere ledi non si adontavano di salire le gradinate del medico, allora che questi non avea tempo bastante per [p. 146 modifica]corrispondere a tutte le richieste. L’aristocrazia inglese non si tenea umiliata battendo alla porta della scienza.

Gaetano non aveva mai voluto cangiare il suo domicilio con un altro più splendido e di lustro maggiore, imperciocchè sentiva una soddisfazione grandissima nel costringere la schifiltosa nobiltà britannica a cacciare le sue livree e i suoi scudi gentilizi nell’angusta ed ignobile stradella ov’egli aveva stanza. Non dimentichiamo che se quest’uomo straordinario si era tutto consacrato al sollievo dei sofferenti, non era stimolo in lui di filantropici sentimenti, ma era sibbene stramba vendetta che ei prendeva contro la natura e la società; mentre all’una ei dicea con superbia: «Va, matrigna maledetta, ho squarciato il velo che covre le tue miserie, or che la vita e la morte degli uomini sono in mia mano», e alla società dicea: «Ridi pure di me, vecchia cortegiana, ma striscia però a’ miei piedi, e dimandami un’ora, un quarto d’ora di vita pe’ tuoi adepti, che si vergognano di dirsi miei simili».

E tant’oltre egli spingea l’odio verso l’umanità che, sendo estremamente ricco, non fu mai veduto a gittare un tozzo di pane, od un obolo a chi vedea languir per fame, mentre d’altra parte avea tanto disprezzo pel danaro, che per trarsi una voglia o un capriccio qualunque, non titubava a spandere le ghinee a piene mani. Un fatto narreremo per dare un’idea del carattere eccentrico e bizzarro di quest’uomo. [p. 147 modifica]

Una sera egli attraversava un vicoletto scuro e poco frequentato, pel quale gli era stato forza di passare, reduce da una visita che avea fatta in quelle circostanze. Un uomo, un giovine di un trent’anni all’incirca, miseramente ma con compostezza vestito, se gli fa incontro, e con tremante voce gli dice:

— Signore, in nome dell’umanità e di Dio, datemi qualche cosa... ho una moglie e tre figliuoli che languono per fame.

— Tanto meglio, rispose Gaetano... avrai un impaccio di meno quando saranno morti.

— Signore... voi siete la quinta persona, alla quale ho chiesto l’elemosina inutilmente; vi ripeto che i miei figliuoli mancano di pane da trentasei ore.

— Vanne al diavolo, tu e i tuoi figliuoli... Quando non si ha danaro, non si fanno figli,, non si regalano pitocchi alla società... Lasciami andare.

E Gaetano volea sprigionare il suo braccio da quel pugno di acciaio che l’avea stretto; ma quegli noi lasciò mica, e, traendo una pistola dal petto, la piantò sul volto del medico, dicendogli:

— Ebbene, poichè non avete visceri d’uomo, mi costringete a valermi del mio dritto alla vita... Presto, la borsa, o le tue cervella salteranno in aria.

Gaetano cavò tosto la sua borsa, e consegnolla a quell’uomo, ne’ cui occhi vedea già balenare una luce di sangue.

— Eccola, gli disse: perchè non avete [p. 148 modifica]cacciata la pistola fin dal principio? Bravo, voi siete un giovine di coraggio, vi ammiro, e vi auguro miglior fortuna... I vigliacchi meritano, di morire come cani... Avete cominciato dal pregarmi in nome dell’umanità: era questo un mezzo sicuro per non ottener niente da me.

Mentre che ei tenevagli questo parlare, quell’uomo, slargata la borsa, ne toglieva una moneta d’argento, e quindi la richiudeva... Gaetano si avviava per la sua strada, quando quegli il trattenne, e, restituendogli la borsa, diceagli:

— Signore, voi mi avete mal giudicato; io non sono un ladro, ma ho l’obbligo di far vivere la mia famiglia. Questa moneta mi basterà per parecchi giorni; riprendete adunque il vostro danaro, e perdonate la violenza che vi ho fatto... Vi saluto.

E ciò detto partivasi... Gaetano rimase stupefatto; per la prima volta in sua vita dovette persuadersi che Bruto avea torto quando esclamava: Virtù, tu non sei che un nome! Per la prima volta egli fu tocco da un sentimento nobile, ispiratogli da una nobile azione, desideroso di venire in soccorso di quella disgraziata virtù, si diede a tener dietro al giovine, senza che questi osservato l’avesse. Dopo un dieci minuti di cammino per istrade diserte e remote, il vide accostarsi ad un venditore di cibi, empirsi le tasche di pane, di uova e di formaggio, ed indi a poco cacciarsi in un portoncino.

Gaetano il seguitò per le gradinate, e soltanto fermossi allo svoltar d’un pianerottolo... Il [p. 149 modifica]giovine suonato aveva il campanello della sua casa.

La porta fu aperta e tosto rinchiusa dietro l’uomo che vi era entrato Gaetano allora salì gli altri pochi scalini che lo separavano dalla porta, ed accostato l’orecchio, si pose ad udire.

Una famiglia povera e onesta ivi abitava... Tre fanciulli che si erano avviticchiati alle ginocchia del padre, dimandandogli pane; una moglie affettuosa, una madre tenerissima che per 36 ore, invece di pane, aveva dato baci e lagrime a’ suoi figliuoletti. E Gaetano udiva la voce della donna che diceva al marito:

— Ma, Errico, tu sei pallido!.. hai la cera spaventata! dì, come ottenesti questo poco di cibo?

E il marito mendicava le parole:

— Oh... niente, Betty ho lavorato in casa d’.. un... avvocato, non ti dar pensiero di ciò.

Mangia... dà a mangiare a queste care creature.

E la moglie:

— Che nome ha questo avvocato?

— Ah... si chiama... Mister Brook.

E la donna, piangendo di gioia, esclamava:

— O Dio benedetto, sia ringraziata la tua immancabile provvidenza!

E i fanciulli battevano le mani alla vista del cibo, ed abbracciavano il loro genitore, che li divorava di baci così forti che avevano, del disperato.

Un generoso pensiero crasi affacciato alla niente di Gaetano; ma il suo malvagio istinto lo combatteva; pure questa volta ei cedette al genio del bene... e tirò la cordellina del campanello. [p. 150 modifica]

— Chi è là? domandò la donna, mentre l’uomo, sospettoso d’un castigo dell’autorità, prestava l’udito con angosciosa perplessità.

— L’avvocato Brook, rispose Gaetano.

Fu questo un momento orribile per quel povero giovine. Riconosciuto egli aveva la voce di Gaetano, al quale aveva rubato la moneta d’argento; s’immaginò che questi, udito di fuori la porta la menzogna che egli avea detto alla moglie, crudelmente volesse deriderlo prima di consegnarlo nelle mani della giustizia; s’immaginò eziandio che colui fosse seguito dalla gente di polizia venuta per arrestarlo... La sua vergogna e il suo turbamento furono estremi... imperocchè, più della carcere, ei temeva di essere disonorato innanzi agli occhi della moglie e de’ figli.

Nello scompiglio d’idee in cui lo gittava la sua crudele situazione, non seppe appigliarsi ad altro partito che involarsi allo sguardo della moglie, e se ne fuggi nella cucina.

Betty intanto aveva aperta la porta.

— Mistress, disse Gaetano, io sono l’avvocato Brook; sono venuto a portare questa somma di denaro a vostro marito per anticipazione de’ lavori che deve fare per mio conto.

Ciò dicendo, deponeva sovra una tavola la stessa borsa piena d’oro restituitagli da Errico.

Betty non capiva in sè dalla gioia.

— Errico, gridava la giovin moglie, Errico, vieni qua.

Ed entrava nella cucina. Ma subitamente un sordo rumore fu udito... Errico si era precipitato dalla finestra. [p. 151 modifica]

— Che io sia maledetto! sciamava tra sè Gaetano scendendo da quella casa dove avea portato involontariamente il lutto e la desolazione; che io sia maledetto! La prima volta che ho voluto abbandonarmi ad un sentimento generoso, ho distrutto l’uomo che io volea beneficare!

E in quella notte Gaetano giurò che sarebbe stato, in tutta la sua vita, sordo ad ogni accento di umanità che levato si fosse nell’anima sua.

La sua ricchezza aumentava ogni dì vieppiù.

Un giorno ei, pensò che convenivagli di restituire, in una somma equivalente, il tesoro che suo padre avea rubato; e questo pensiero gli venne, non mica per iscrupolosità di coscienza, ma bensì affinchè il sonno della morte fosse stato men duro all’autor de’ suoi giorni, ed anche perchè, in fondo della sua anima, sentiva una certa vergogna di essersi posto a pari di un Tommaso Basileo. Venuto in questo proponimento, fermò mandarlo ad effetto con ogni precauzione per non dare alcun sospetto di sè; ma, per far ciò, gli era necessario recarsi in Napoli e dimandare allo stesso Basileo il nome della vittima loro, ovvero la famiglia erede. Oltracciò, non discaro gli sarebbe stato di far ritorno ricco di fama e di dovizie là dove tratto avea scuri e miseri giorni.

Da qualche mese aveva conosciuto il conte Roberto Franconi, napoletano, che trovavasi a Londra per diporto, e allorchè questi, ad istanza del marchese Rionero suo strettissimo amico, gli ebbe proposto il viaggio di Napoli, accettò [p. 152 modifica]subitamente, non tanto per aderire alle premure del conte, quanto per mandare ad esecuzione il suo divisamento di restituzione.

Era in mente di Gaetano di costringer notar Basileo a far egli medesimo questa restituzione, e così involarsi ad ogni ricerca e ad ogni sospetto.

Egli giungeva in Napoli quattro anni dopo che partito era, e prendeva alloggio all’Albergo delle Crocelle. A dispetto della poca urbanità de’ suoi modi, non potè negarsi alle istanze del Conte Franconi, e unitamente si portarono a Sorrento.

Il resto è noto a’ lettori.