Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 1.djvu/144


— 144 —

ze, lingua ed anche il falso nome di Oliviero Blackman, che egli avea ritenuto, tutto gli era addiventato proprio così che poco trasparia di essere egli forestiero. Quell’indole fiera, concentrata, riflessiva, che distingue gl’Inglesi, quella lor maniera di vivere scevra di pregiudizi di ogni sorta, quella stoica franchezza e concisione di esprimersi; quel saggio e costante impiego tel tempo; quell’amor trascendentale pel paese; quella scrupolosità proverbiale nell’adempimento della parola data; e finalmente quel loro idioma semplice, filosofico, smozzicato, che restringe e abbrevia i pensieri, dando loro esattezza e profondità, tutto ciò Gaetano aveasi appropriato talmente che alle volte vi mettea l’esagerazione di un quacquero.

Gli è vero che nessun amico avea egli rinvenuto nella vecchia Albione, ma almeno nessun impostore ipocrita gli avea stretto la mano, protestandosegli amico per potergli carpire pranzi o danaro. — Solo, sempre solo ei vivea nella sua modesta abitazione in un tranquillo quartiere di Londra; e ciò da vagli l’agio di abbandonarsi alle sue profonde meditazioni sulla scienza.

Ad imitazione di Lord Byron, egli aveva fatto porre sulla sua porta d’ingresso la famosa iscrizione: Fuori, o ladri del tempo... E tanta importanza metteva a ben usare delle ore, che sulla cassa del suo orologio d’oro erano impresse queste due parole latine: Pereunt et imputantur, vale a dire: Le ore passano e ti ver-