La Passione di Gesù Cristo (Metastasio)/Parte seconda

Parte seconda

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Parte prima La Passione di Gesù Cristo (Metastasio)

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PARTE SECONDA.


Pietro, Giuseppe, Maddalena, e Giovanni.


Piet.
E
D insepolto ancora,

È l’estinto Signor?
Gius.                                             Per opra mia
Già lo racchiude un fortunato marmo.
Piet.A lui dunque si vada,
S’adori almen la preziosa spoglia.
Madd.Fermati. Il sol già cade. Il nuovo giorno
Destinato è al riposo: a noi conviene
Cessar da ogn’opra.
Gio:                                        E forse
Inutile sarebbe il nostro Zelo.
Piet.Perchè?
Gio:               Già di Custodi
Cinto il marmo sarà. Temon gli Ebrei,
Che il sepolto Maestro
Da noi s’involi, e la di lui promessa
Di risorger s’avveri. Empi! saranno
Veraci i detti suoi, per vostro danno.
Ritornerà fra voi,
Non fra le palme accolto,
Non mansueto in volto
Al plauso popolar:
Ma di flagelli armato,
Come il vedeste poi
Del Tempio profanato
L’oltraggio vendicar.                               Ritornerà, ec.

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Gius.Qual terribil vendetta
Sovrasta a te, Gerusalemme infida!
Il Divino presagio
Fallir non può. Già di veder mi sembra
Le tue mura distrutte, a terra sparsi
Gli archi, le torri: incenerito il Tempio,
Dispersi i Sacerdoti, in lacci avvolte
Le Vergini, le Spose: il sangue, il pianto
Inondar le tue strade: il ferro, il foco
Assorbire in un giorno
De’ secoli il sudor: farà la tema
Gli amici abbandonar: farà l’orrore
Bramar la morte, e l’ostinata fame,
Persuadendo inusitati eccessi,
Farà cibo alle Madri i figli stessi.
All’idea de’ tuoi perigli,
All’orror de’ mali immensi
Io mi agghiaccio, e tu non pensi
Le tue colpe a detestar.
Ma te stessa alla ruina,
Forsennata, incalzi, e premi,
E quel fulmine non temi,
Che vedesti lampeggiar.                          All’idea, ec.
Piet.Le minacce non teme
Il Popolo infedel, perchè di Dio
L’unigenita prole
Non conosce in Gesù. Stupido! eppure
In Betania l’intese
Dalla gelida tomba
Lazzaro richiamar. Vide a un suo cenno
Sulle Mense di Cana
Il cangiato liquor. Con picciol’esca
Vide saziar la numerosa fame
Delle Turbe digiune. Ah, di lui parli
Di Tiberiade il Mare
Stabile a i passi suoi. Parli di lui,
Chi libera agli accenti
Sciolse per lui la lingua
Non usa a favellar: chi aprì le ciglia
Inesperte alla luce. E se non basta
La serie de’ portenti

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A convincervi ancora, anime stolte;
È la mancanza in voi, che in faccia al lume
Fra l’ombre delirate,
E per non dirvi cieche, empie vi fate.
Se la pupilla inferma,
Non può fissarsi al sole,
Colpa del sol non è.
Colpa è di chi non vede,
Ma crede
in ogni oggetto
Quell’ombra, quel difetto,
Che non conosce in se.                               Se, ec.
Madd.Pur dovrebbe in tal giorno
Ogn’incredulo cor farsi fedele.
Gio:Quanto d’arcano, e di presago avvolse
Di più secoli il corso, oggi si svela.
Non senz’alto mistero
Il sacro vel, che il Santuario ascose,
Si squarciò, si divise
Al morir di Gesù. Questo è la luce,
Che al popolo smarrito
Le notti rischiarò. Questo è la verga,
Che in fonti di salute
Apre i macigni. Il Sacerdote è questo
Fra la vita, e la morte
Pietoso mediator: l’arca, la tromba,
Che Gerico distrugge: il figurato
Verace Giosuè, ch’oltre il Giordano
Di tanti affanni alla promessa terra
Padre in un punto, e Duce
La combattuta umanità conduce.
Dovunque il guardo giro,
Immenso Dio ti vedo,
Nell’opre tue ti ammiro,
Ti riconosco in me.
La terra, il mar, le sfere
Parlan del tuo potere,
Tu sei per tutto, e noi
Tutti viviamo in te.                               Dovunque, ec.
Madd.Giovanni, anch’io lo so, per tutto è Dio,
Ma intanto a i nostri sguardi

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Più visibil non è. Dove è quel volto
Consolator de’ nostri affanni? Il labbro,
Che in fiumi di sapienza
Per noi s’aprì? La generosa mano
Prodiga di portenti? Il ciglio avvezzo
A destarci nel seno
Fiamme di carità? Tutto perdemmo
Miseri al suo morire. Ei n’ha lasciati
Dispersi, abbandonati,
In mezzo a gente infida,
Soli, senza consiglio, e senza guida.
A i passi erranti
Dubbio è il sentiero;
Non han le stelle
Per noi splendor.
Siam naviganti
Senza nocchiero,
E siamo agnelle
Senza Pastor.                                         A i passi, ec.
Piet.Non senza guida, o Maddalena, e soli
N’abbandona Gesù; nella sua vita
Mille, e mille ci lascia
Esempj ad imitar: nella sua morte
Ci lascia mille, e mille
Simboli di virtù: le sacre Tempie
Coronate di spine, i rei pensieri
Insegnano a fugar. Dalle sue mani
Crudelmente trafitte
L’avare voglie ad abborrir s’impara.
È la bevanda amara
Rimprovero al piacer. Norma è la Croce
Di tolleranza infra i disastri umani.
Che da lui non s’apprende? In ogni accento,
In ogn’atto ammaestra. In lui diviene
L’incredulo, fedele;
L’invido, generoso; ardito, il vile;
Cauto, l’audace, ed il superbo, umíle.
Or di sua Scuola il frutto
Vuol rimirar in noi. Da noi s’asconde
Per vederne la prova. E se vacilla
La nostra speme, e la virtù smarrita,

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Tornerà, non temete, a darne aíta.
Se a librarsi in mezzo all’onde
Incomincia il fanciulletto,
Colla man gli regge il petto
Il canuto nuotator.
Poi si scosta, e attento il mira;
Ma se tema in lui comprende,
Lo sostiene, e lo riprende
Del suo facile timor.                                    Se, ec.
Madd.Ah, dal felice marmo
Presto risorga.
Gio:                              Ei sorgerà. Saranno
Questi oggetti d’affanno
Oggetti di contento.
Gius.                                        Al suo sepolcro
Verranno un dì, verranno
Supplici i Duci, e peregrini i Regj.
Piet.Sarà l’eccelso Legno
A i fedeli difesa,
All’Inferno terror, trionfo al Cielo.
Madd.Da quest’arbore ogni alma
Raccoglierà salute.
Gius.                                        In questo segno
Vinceranno i Monarchi.
Gio:                                                  Appresso a questo
Trionfante Vessillo
All’acquisto del Ciel volger i passi
La ricomprata umanità vedrassi.
Coro.Santa speme tu sei
Ministra all’Alme nostre
Del Divino favor. L’amore accendi,
La Fede accresci, ogni timor disciogli.
Tu provida germogli
Fra le lagrime nostre; e tu c’insegni
Ne’ dubbi passi dell’umana vita,
A confidar nella celeste aíta.


IL FINE.