La Faoniade/Parte prima/Inno quinto. A Venere, e ad Amore
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Inno quinto.
A VENERE, E AD AMORE.
Grazie, pietosa Venere
Grazie, possente Amore;
Si rese alfin più docile
Del mio Faone il core.
Voi gl’inspiraste all’animo
Nuovo d’amor desío.
Non è più il Lesbio giovane
Ribelle all’ardor mio.
Se de’ miei canti flebili
Grato a lui giunse il suono,
Se a lui divenni amabile,
Tutto fu vostro dono.
A voi festivi cantici,
Inni offro a voi devoti:
Non isdegnate accogliere
D’un grato core i voti.
Scendi, alma Idea, propízia
De’ miei contenti a parte:
E sul materno esempio,
Scendi o figliuol di Marte.
Non sian le amiche grazie
Dalle mie gioje escluse; 1
L’alme con lor s’accoppino
Belle-crinite muse.
Or ch’io sulFonte/commento: Pagina:Verri - Le avventure di Saffo e la Faoniade, Parigi, Molini, 1790.djvu/15 plettro Eólio
Sciolgo novelli accenti,
Venite, o suore armoniche,
Udite i miei concenti.
De’ miei sospiri e gemiti,
Già spettatrice antica
Sorgea la sposa d’Erebo,
La mia pietosa amica;
Oh! qual si allegra attonita
Del nuovo ordito laccio,
Or che languendo vedemi
Al caro Lesbio in braccio
E acciò non turbi un invido
Sonno le gioje nuove,
I suoi letei papaveri
Sen va spargendo altrove.
Quante provai delizie
Nel nuovo amabil foco!
N’arser gli Dei d’invidia,
Se invidia in cielo ha loco.
La casta Cinzia accendesi,
Vedendo i nostri affetti:
E grida al Sol, che celere
Il suo ritorno affretti.
Impaziente ed avida;
D’ugual diletto anch’essa
Volge il suo corso, e in Caria
Al suo pastor si appressa.
Col mio Faon. . . . 2
. . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . .
Seco tre volte videmi
Il Sol dall’onde fuora:
Tre volte nell’ascondersi
Seco lasciommi ancora.
Tra cari amplessi teneri,
Oh quante volte, oh quante!
Con lui giurai di vivere,
Di lui morire amante.
Ah giusto Amore! il vindice
Tuo strale in me discenda,
Pria, che spergiura e perfida,
Tue care leggi offenda.
Apportator di tenebre
Prima vedrassi il Sole;
Pria domerà l’Empireo
L’empia Titana prole;
I fiori e l’erbe nascere,
Vedransi pria sul gelo,
E curvi aratri fendere
Le azzurre vie del cielo;
Sarà di fiamme gravido
Pria d’Anfitrite il seno,
Che in me tuo grato incendio,
Amor, mai venga meno.
Tu ne proteggi ed anima,
Eccelso Dio de’ cuori;
E in noi conserva stabili
I tuoi possenti ardori.
Provar contento a un anima,
Nemico te, non lice:
Chi te non ha propizio,
Esser non può felice.
Sia Giove a me pur rigido,
Apollo e gli altri Dei;
Tu ’l Giove mio, tu Apolline,
Il Nume mio tu sei.
Viva per sempre Venere,
Gridi contento il core;
E la divota cetera
Viva, risponda, Amore.
Fine della prima parte.