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E acciò non turbi un invido
Sonno le gioje nuove,
I suoi letei papaveri
Sen va spargendo altrove.
Quante provai delizie
Nel nuovo amabil foco!
N’arser gli Dei d’invidia,
Se invidia in cielo ha loco.
La casta Cinzia accendesi,
Vedendo i nostri affetti:
E grida al Sol, che celere
Il suo ritorno affretti.
Impaziente ed avida;
D’ugual diletto anch’essa
Volge il suo corso, e in Caria
Al suo pastor si appressa.
Col mio Faon. . . . 2
. . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . .
Seco tre volte videmi
Il Sol dall’onde fuora:
Tre volte nell’ascondersi
Seco lasciommi ancora.