La Chimera/Tristezza d'una Notte di Primavera
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TRISTEZZA
D’UNA NOTTE DI PRIMAVERA.
I.
La Terra madre, a ’l novo Sol commossa
ne l’uno grembo, alti prodigi or pensa.
Terribile ed oscura è la sua possa.
Ma ne la notte pia tutte le forme
compongono una forma unica immensa.
Composta in pace, la gran Madre dorme.
Contemplano in silenzio le divine
stelle quel sonno. Ella respira il mondo.
Io l’odo ne la notte, senza fine,
sollevar forte il suo petto profondo.
II.
Poi che su 'l colle già la luna è spenta,
piovono li astri, lacrime immortali,
ne la notte profonda, umida, intenta.
Lacrime di dolor silenziose,
piovon li astri per l’etere. Da quali
ocelli? Oh compianto de le oscure cosci
Oh divina pietà su ’1 nostro umano
cuore! Oh pietà su noi, de’ cieli vasti!
Nè pur tu, forse, o nostro amor lontano,
mai con tanta dolcezza lacrimasti.
III.
In me misero fan tumulto forte
gli interni sogni; e con dolor novello
dell’un vago desìo l’altro risorge.
Muta è la bocca, quasi che la Morte
posto v’abbia il suo gelido suggello;
nè speranza più mai l’anima scorge.
In van da ’l ciel la mite Alba rimira!
La carne è stanca e l’anima già spira.
IV.
Ove tendono li astri in lento coro?
Tendono per la via de l’ombre a ’1 Giorno.
Anima, ti congiugni a’ raggi loro!
La via de l’ombre sale ad auree porte;
fiumi d’oblìo fluiscono d’in torno;
sta su le soglie fulgida la Morte.
Sta su le soglie, pronta ella ad aprire.
Anima, segui li astri in lor cammino!
Dolce ti sia con loro impallidire:
segno che il novel Giorno è omai vicino.