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III.


In me misero fan tumulto forte
gli interni sogni; e con dolor novello
dell’un vago desìo l’altro risorge.

Muta è la bocca, quasi che la Morte
posto v’abbia il suo gelido suggello;
nè speranza più mai l’anima scorge.

In van da ’l ciel la mite Alba rimira!
La carne è stanca e l’anima già spira.