L'arte popolare in Romania/Conclusione

Conclusione

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Capitolo VII Bibliografia
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CONCLUSIONE.

Attraverso l’Europa neolitica ed eneolitica si è avuta tutta un’arte primitiva, dovuta a nazioni di alta potenza creatrice, di ricchissima immaginazione, ma severamente disciplinate, e inclini alle formule semplici e nette. Quest’arte s’incontra soprattutto nei Carpazi, nei Balcani e nel Rodope, nel Pindo e nelle pianure che si estendono ai loro piedi, su tutto il territorio che dal lato del mare occidentale apparteneva agli Illiri ed era in tutte le altre parti dominio della grande nazione dei Traci. Ma elementi di arte geometrica si trovano pure presso i Baschi arcaici dei Pirenei — e lo si è visto dalle prove che ne furono date al congresso storico di Bruxelles — ed anche, a quanto mi si assicura, nella Bretagna celtica.

L’origine della vita e della civiltà ellenica si attribuisce agli Eraclidi — i sapienti del tempo nostro dicono etnograficamente ai Dori — venuti dal Nord. Ora, è impossibile immaginare in quel settentrione balcanico, danubiano, una popolazione anteriore ai Traco-Illiri, che sono aborigeni e non cedettero il posto a un altro gruppo di nazioni; ne segue quindi che — nonostante gli argomenti tratti da ipotesi non verificate — , fu questa massa traco-illirica che mandò le sue avanguardie nella Grecia, abitata da «proto-Elleni» i quali erano sotto l'influenza dell’arte figurata, materialmente figurata, dell’Asia, dell’Egitto e di Creta. Si ebbe dunque dapprima una fase astratta dell’arte greca, quale appare nei vasi di Dipylon che si direbbero fabbricati in epoca [p. 89 modifica] moderna sul Danubio, e poi una disciplina dell'ellenismo, nel campo artistico non meno che negli altri, per effetto di quello spirito settentrionale, severo, freddo e un poco secco.

Le masse del popolo ancestrale, pur mischiandosi con Latini e Slavi, e arrivando a parlare lingue esotiche, conservarono questa eredità, che nella sua ieratica semplicità ha un alto valore.

Ma le influenze di altre civiltà, urbane, molto progredite nella tecnica, innovatrici nella ispirazione, oltrepassarono la tradizione antica e la trasformarono, se pur non giunsero a sostituirla. E quindi, come centri di irradiamento di un’altra ispirazione, proveniente dalla Grecia e da Roma, sua continuatrice, nonché dai Germani loro imitatori, si ebbero l’emporium, il mercato, il bazar turco nei Balcani, la piazza del mercato germanico in Transilvania.

Ora, sul territorio carpatico-danubiano dei Romeni, che forma i principati di Valacchia e di Moldavia, non si ebbe nè amministrazione bizantina e occupazione turca, nè colonizzazione sassone. L’antico fondo si conservò dunque fin verso il 1800 nei villaggi, senza cambiamento alcuno, mentre solo le valli isolate della Transilvania poterono serbarne il deposito integrale.

I lavori su quest’arte a tempo nostro sono partiti dalla Romania, ignorando i Balcani; dall’Ungheria, confondendo per partito preso ciò che è romeno con quanto è sziculo e magiaro; dalla Bucovina e dalla Bessarabia, attribuendo ai Ruteni, come creatori, quello che hanno evidentemente preso dai loro vicini Romeni; infine da Vienna, sulla base delle informazioni balcaniche, disdegnando o trascurando la forma romena, che non è solo la più ricca, ma la sola autentica.

Questa forma stessa tende a corrompersi, non tanto perchè gli usi antichi vengano lasciati ai più poveri e più umili, quanto per uno snobismo che vuol fame l’ornamento delle classi superiori. Quanto appartiene all’ornamentazione del [p. 90 modifica] vestiario è stato trasportato sui mobili, e se n’è fatto persino il fondo della pittura sacra, in Transilvania; i vari tipi di vestiario sono stati mescolati per farne uno solo, carico di tutti gli attributi, di tutte le varianti; si son fabbricati dei mobili con modelli presi alle rocche e ai cucchiai; la semplice ceramica del passato si è trasformata in un labirinto di meandri e di spirali su un fondo di colori violenti. Raccogliendo oggi dei materiali, questi prodotti spurii son quelli che più attirano l’attenzione, ed è possibilissimo che sopravvivano ai modelli puri d’un tempo.

Prendere come base i soli oggetti di incontestabile autenticità, spiegarli nel loro uso e nel loro nome, trovare i caratteri veri e comuni della loro decorazione, confrontare le forme romene fra loro e vederne il rapporto con le forme balcaniche, serbe, bulgare, albanesi, ed anche greche, ricorrere all’etnografia per trovarne l’origine comune, contribuendo così a mettere in luce la grande civiltà artistica di una numerosa e antica nazione misconosciuta — tale è stato lo scopo che ci siamo prefisso in questo lavoro.

Note