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derna sul Danubio, e poi una disciplina dell'ellenismo, nel campo artistico non meno che negli altri, per effetto di quello spirito settentrionale, severo, freddo e un poco secco.
Le masse del popolo ancestrale, pur mischiandosi con Latini e Slavi, e arrivando a parlare lingue esotiche, conservarono questa eredità, che nella sua ieratica semplicità ha un alto valore.
Ma le influenze di altre civiltà, urbane, molto progredite nella tecnica, innovatrici nella ispirazione, oltrepassarono la tradizione antica e la trasformarono, se pur non giunsero a sostituirla. E quindi, come centri di irradiamento di un’altra ispirazione, proveniente dalla Grecia e da Roma, sua continuatrice, nonché dai Germani loro imitatori, si ebbero l’emporium, il mercato, il bazar turco nei Balcani, la piazza del mercato germanico in Transilvania.
Ora, sul territorio carpatico-danubiano dei Romeni, che forma i principati di Valacchia e di Moldavia, non si ebbe nè amministrazione bizantina e occupazione turca, nè colonizzazione sassone. L’antico fondo si conservò dunque fin verso il 1800 nei villaggi, senza cambiamento alcuno, mentre solo le valli isolate della Transilvania poterono serbarne il deposito integrale.
I lavori su quest’arte a tempo nostro sono partiti dalla Romania, ignorando i Balcani; dall’Ungheria, confondendo per partito preso ciò che è romeno con quanto è sziculo e magiaro; dalla Bucovina e dalla Bessarabia, attribuendo ai Ruteni, come creatori, quello che hanno evidentemente preso dai loro vicini Romeni; infine da Vienna, sulla base delle informazioni balcaniche, disdegnando o trascurando la forma romena, che non è solo la più ricca, ma la sola autentica.
Questa forma stessa tende a corrompersi, non tanto perchè gli usi antichi vengano lasciati ai più poveri e più umili, quanto per uno snobismo che vuol fame l’ornamento delle classi superiori. Quanto appartiene all’ornamentazione del