L'Economico/Capitolo VIII

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Senofonte - L'Economico (IV secolo a.C.)
Traduzione di Girolamo Fiorenzi (1825)
Capitolo VIII
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CAPITOLO VIII.


E ti accorgesti tu, o Iscomaco, diss’io, che per tali ragionamenti si fosse ella resa più sollecita delle faccende domestiche? Sicuramente, rispose Iscomaco, e ben mi avvidi un giorno che assai le dolse, e tutta arrossì, perchè richiedendole io alcuna cosa di quelle già recate in casa, non potè darmela: e vedendola di ciò molto rammaricarsi le dissi: non ti sgomentare, o donna, se non puoi ora darmi quello che ti domando. Egli è ben vero, che questo chiaramente si è povertà l’aver bisogno di alcuna cosa che avere non si possa, ed è più rincrescevole questa mancanza quando ricercandosi ciò che fa d’uopo, non si può rinvenire, di quello che sia non ricercarlo alla prima, sapendosi già di non averlo. Ma di questo, nel vero, non ne hai tu la colpa, ma io; perchè non ti ho assegnato i luoghi disposti a potervi ordinatamente collocare ciascuna cosa in guisa che tu saper ti possa, e dove convenga riporla, e d’onde prenderla. E verameme, o donna, niente v’ha che così valga a dare a tutto tanto di facilità, e di [p. 45 modifica]bellezza, quanto l‘ordine: perciocchè tu vedi un coro ch’è composto di molte persone: e quando in esso ciascuno faccia a sua posta quello che gli aggrada, ti sembra un discorde tumulto, e spiacevole pure a riguardare, ma quando poi tutti e muovansi, e cantino ordinatamente, questi medesimi degnissimi ti sembrano di essere uditi e veduti. Così pure un esercito, o donna, le dissi, disordinato essendo diviene una tumultuosissima confusione assai opportuna ai nimici per farne preda; e tale che gli amici nel riguardarlo, nè alcun vanto possono darsene, nè alcuna utilità aspettarne, misti scorgendovisi i giumenti, i fanti di grave armatura, i saccardi, gli armati alla leggera, e la cavalleria, ed i carri. E come potrebbero avanzarsi in cotal modo confusi, sendo gli uni agli altri d’impedimento, chi cammina a chi corre, chi corre a chi sta fermo, il carro alla cavalleria, le bestie da aoma al carro, e i saccomanni a quelli che sono gravemente armati. E quando venisse il bisogno di dover combattere trovandosi tra di loro così mescolati, come potrebbero mai farlo? Poichè coloro che di necessità dovrebbero tosto ritrarsi indietro quelli soli basterebbero a calpestare tutti gli armati. Ma d’altra parte un esercito con buona disposizione ordinato agli amici bellissimo sembra a riguardare, e ai nimici terribilissimo: poichè quale degli amici non vedrebbe con diletto un gran numero di milizie [p. 46 modifica]muoversi in bell’ordine, e non ammirerebbe la cavalleria, che in ordinanza si spinge innanzi? Dei nimici poi quali non si empirebbero di spavento vedendo distintamente schierarsi e le milizie di grave armatura, e la cavalleria, e gli armati alla leggiera, e gli arcieri, e i frombolieri, e tutti questi uniti seguire ordinatamente i loro capi. Ancora mirabil cosa è il vedere come quelli che camminano con regolato ordine benchè sieno essi molte diecine di migliaia, pure come se ciascuno fosse solo tutti a grande agio si vanno avanzando, perciocchè nel luogo che riman vuoto tosto sottentrano quelli, che sono appresso. E simigliantemente per quale altra cagione una trireme piena di uomini, e spaventa i nimici, e reca diletto agli amici nel riguardarla, per quale altra cagione solca velocemente le onde, e per quale altra cagione i rematori non si fanno noia fra di loro, se non perchè in ordine sono disposti a sedere, con ordine si danno i1 segno, e con ordine si appoggiano ai remi, e 1i sospingono nell’acqua, e ne li ritraggono fuori. Il disordine poi mi sembra cosa da potersi aasomigliare alla mattezza di uno agricoltore il quale ponesse confusamente e l’orzo, e il grano, e ogni qualità di legumi, e quindi abbisognando, o di polenta, o di pane, o di alcuna sorte di legumi per farne minestra, gli sia d’uopo di sceverarli, anzi che averli tenuti separati per servirsene quando gli [p. 47 modifica]fossero occorsi. Affinchè adunque anche tu, o donna, non abbi a darti un simigliante disagio, ed agevole ti si faccia il provvedere di saper benissimo disporre di quanto hai, prendendone assai facilmente quello che ti abbisogna per darlo a chi ne dovrà far uso, e per accomodare anche me di quello che ti richiedessi, sceglieremo quel luogo che ci parrà più dicevole a ciascuna cosa che noi possediamo, e quivi riponendola, insegneremo alla dispensiera di doverla di là prendere, e di nuovo poi colà riporla: per tal modo ben ci sapremo quello che si conserva salvo e quello che no, perchè il luogo medesimo ci domanderà quello che manca, e la vista ci farà conoscere quello che ha bisogno di doversi risarcire, e i1 sapere dove ciascuna cosa sia collocata, ce la pone per così dire, nelle mani senza avere a durar fatica per ricercala. Bellissima oltre modo, o Socrate, e mirabilissima mi parve quella disposizione di stromenti, e robe di ogni qualità, che osservai una volta recandomi a vcdere una grossa nave fenicia, mentre in un piccolissimo spazio vi scorgeva allogata una grandissima quantità di varie cose. Imperciocchè, seguì egli a dire, a1 governo, e alla condotta di una nave occorrono molti stromenti di legno e molti legami, e perchè possa solcare 1e acque conviene che vi sieno molte di quelle cose che hanno a stare in essa sospese in alto. Di poi con molte macchine si munisce [p. 48 modifica]contro i pirati, e molte armi pure arreca da fornirne i naviganti: ancora tutte quelle masserizie che adoperano gli uomini nelle loro case quivi stanno apparecchiate per le diverse qualità di persone che dentro vi si trovano: abbonda poi sopra tutto di merci di ogni sorta che il nocchiero trasporta per farne traffico. E queste cose, che io ti dico, tutte stavano riposte in uno spazio non molto maggiore di quello, che si misurerebbe per collocarvi dieci letti, e conobbi come ogni cosa si stava quivi così ragionevolmente disposta che l’una non era d’impedimento all‘altra, e che qualunque si avesse voluto prendere non bisognava ricercarla, e niuna ve n’era, che difficile fosse a sciogliersi, o che per altro modo desse motivo di trattenimento a chi dovesse di quella in fretta servirsi. Trovai poi che il ministro del nocchiero, il quale si chiama pedoto standosi disoccupato andava esaminando per minuto tutto quello, di cui si fa uso nella nave, e meravigliando io di così fatta ricerca lo interrogai che cosa si facesse, ed egli mi rispose: considero, disse, o straniero, per ogni caso che possa sopravvenire come si stiano 1e cose che sono nella nave, e se alcuna ve n’abbia, la quale o sia fuori del suo luogo, o sia collocata in modo che si renda malagevole il prenderla: perciocchè, disse, quando i1 mare è in tempesta Dio non ci consente nè di ricercare quello che bisogna, nè di eomministrare ad altri [p. 49 modifica]quello che non si può avere tosto alle mani: poiché Dio minaccia, e punisce i neghittosi, e se pure non fa del tutto perire quelli che sono senza colpa ben dee bastare; e se rende salvi quelli, i quali con ogni cura procacciano di aiutarsi, molto pure, disse, si hanno a ringraziare gli Dei. Ora io avendo veduta una così meravigliosa disposizioue, presi a dire alla mia donna, che troppo sarebbe riprovabile la nostra dappocaggine se coloro nelle navi, che pur sono picciole, ritrovano a tutto luogo opportuno, e conservano l’ordine anche mentre sono gagliardamente agitati dalla tempesta, e in mezzo a1 più grande spavento sanno pure rinvenire quello che fa bisogno: e noi d’altra parte avendoci nelle nostre abitazioni grandi spazda disporvi qualunque cosa, e standosi esse ferme nel suolo, se non troveremo convenevole, e comodo luogo a tutto quello che abbiamo, come non sarà la nostra una grande stoltezza? Di poi quanto non sembra egli bello quando sieno stati ordinatamente disposti il vedere i vari generi di calzari, e 1e diverse qualità di vesti, e in quale condizione siasi ogni cosa, e similmente le tappezzerie, il vasellame, e tutto ciò che si adopera per le mense: e nemmeno è da beffarsi, come alcuno forse farebbe, ma non già un uomo saggio, di quello che suole dirsi che anche le pentole collocate in bell‘ordine fanno pure di se una piacevole mostra: e qualunque altra cosa per virtù [p. 50 modifica]della buona disposizione più bella ti apparisce quando sia posta in convenevole ordinanza; perciocchè ciascun genere di masserizie ti sembra un coro, ed anche quel luogo che rimane vuoto nel mezzo di esse ti par bello veggendosi tutte 1e cose ad un’eguale distanza: siccome un coro circolare non solo si è desso bello a riguardarsi, ma lo spazio che racchiude, standosi puro e netto, ti pare ancor quello una cosa vaga, e ti diletta nel riguardarla. Se io poi dica il vero, o donna, possiamo, le dissi, farne sperienza senza veruna spesa, e senza durar molta falica. Nemmeno ciò dee sgomentarci, o donna, le dissi, come che sia difficile i1 rinvenire chi abbia ad imparare tanti diversi luoghi, e tenerli a memoria per riporvi ciascuna cosa, perocchè sappiamo noi bene che la città ha dieci mila volte più cose, che non abbiam noi, e tuttavia qualunque di esse comanderai ad alcuno de‘tuoi servi, che te la comperi nel foro, senza difficoltà alcuna te la recherà, poichè sa bene dove debba egli andare per trovarla, e questo non per altra cagione interviene se non perchè ogni cosa si trova nel luogo assegnatole. Ma ricercando di qualche persona, ed essendo alle volte da quella medesima ricercato, non di rado inutilmente l’uno, e l’altro si affatica, e ciò pure non per altra cagione interviene se non perchè non vi ha un luogo stabilito dove ciascuno possa trovarsi. A questo modo, come mi pare [p. 51 modifica]di sovvenirmi, le ragionai intorno alla necessità di doversi tenere ordinate tulle le noetre masserizie.