Istoria delle guerre vandaliche/Libro secondo/Capo XXIII

Capo XXIII

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Procopio di Cesarea - La guerra vandalica (VI secolo)
Traduzione dal greco di Giuseppe Rossi (1833)
Capo XXIII
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CAPO XXIII.

Imerio fatto prigione dai Maurusii e costretto a secondarli nel tradire la città d’Adrumeto. — La quale torna quindi ai Romani per la scaltrezza del sacerdote Paolo. — Deplorabile stato dell’Africa.


I. In processo di tempo Antala mise novamente in piedi un esercito di Maurusii, e vennegli a compagno Stoza con poche vandaliche truppe. Il perchè Giovanni di Sisinnio, assaissimo pregato dagli Africani, si parte ad incontrarli con agguerrita soldatesca, e con la speranza che unirebbeglisi eziandio il trace Imerio, prefetto delle truppe della Bizacene, sendo a costui già pervenuto [p. 479 modifica]l’ordine di porsi in cammino con quanti guerrieri e duci aveanvi colà, e di battere la via di Menefessa1, terra della prefata regione, ove farebbesi lor generale raunanza. Se non che Giovanni udito poscia il Maurusio costì a campo, subito ne dà avviso ad Imerio indicandogli altra meta, volendo non alla spicciolata, ma che tutti ad una procedessero a combatterlo. Ora per mala sorte il portator del foglio sgarrò la via, ed Imerio di nulla consapevole cadde nelle mani de’ suoi avversarj. Il giovinetto Severiano, figlio dell’emeseno Asiatico e comandante un drappello di cavalieri, fu l’unico in quel frangente che alla testa di soli cinquanta armati azzuffossi co’ barbari ed oppose loro qualche resistenza, ma vinto in fine da forze incomparabilmente maggiori campò entro mal sicuro castello su d’un vicino poggio; se non che pur quivi molestato da’ nemici fu nella triste necessità di venire a patti. I Maurusii non uccisero uom dei prigionieri, ed incarcerato il solo Imerio consegnarono a Stoza gli altri, riportandone promessa di fedeltà e di guerreggiare del loro meglio contro i Romani. Minacciarono quindi il prigione della vita se non si fosse di buona fede prestato a certo inganno, o stratagemma, tendente a renderli padroni della marittima città di Adrumeto. Ottenutone il consentimento dirigonsi ver la città e non molto prima di aggiugnerla spedisconvelo con parecchi dei loro incatenati e col precetto di annunziare alle scolte delle porte una segnalata vittoria de’ Romani, com’e’ meglio vedrebbero [p. 480 modifica]non guari dopo, essendo per arrivare Giovanni con grande caterva di mancipii. Gli Adrumetini gabbati (non volendosi mover dubbio sulle parole d’un capitano) corrono a spalancar loro la porta, i quali valicatone il limitare e sguainate d’improvviso le occulte spade tennero aperto l’ingresso a tutto l’esercito, che seguivali ben da vicino. I Maurusii al primo entrare in città diederle il guasto, e poscia affidatane la guardia a poca truppa se ne andarono con Dio. A tale sorpresa quanti de’ Romani poterono campare, cimento non malagevole coi barbari, tennero la via di Cartagine, avendovi Imerio e Severiano di questo numero; molti altresì presero volontariamente a seguire le parti di Stoza.

II. Trascorsi pochi giorni tal sacerdote avente nome Paolo e direttore di non so che spedale, manifestò ai più ragguardevoli cittadini la brama sua di venire in Cartagine, sperando ritornarne ben presto con un esercito, laonde pregavali che stessero apparecchiati ad aprirgli nel farsi indietro le porte. Commendata la proposta egli si calò dalle mura, e per la via del mare su d’una barchetta giunse a Cartagine, dove approdato informò Sergio di quelle vicende, e chiesegli ad un tempo soldatesca per liberare Adrumeto. Invano però supplicatone il duce, non volendo questi scemare il cartaginese presidio, limitossi da ultimo a chiedergli una scorta di ben pochi guerrieri, ed ottenutine forse ottanta, divisò con essi rendere la pariglia ai barbari. Prezzolate adunque molte barche ed altro sottil navilio riempielo di gente marinesca e del contado, abbigliata tutta alla militar foggia, e con essa inoltratosi ad Adrumeto, mandò [p. 481 modifica]prima di afferrarvi annunziando a quelli ottimati la venuta di Germano imperial nipote con poderosissima armata di mare, il perchè stessero eglino sull’intesa di schiudergli nella notte alcuna delle porte. Riuscì lo stratagemma, e Paolo entratovi uccisene tutta la guarnigione, e vi riordinò il governo di Giustiniano. Divolgatosi quindi sino a Cartagine l’arrivo di quel duce, i barbari sopraffatti da gravissimo spavento retrocedettero con precipitosa fuga all’estremità dell’Africa; ma risaputo l’inganno pentironsi di aver condonato la vita agli Adrumetini, venendone sì mal corrisposti.

IV. Accesi pertanto di sdegno fecero enorme scempio degli Africani senza riguardo a sesso ed età. Questa fu l’epoca in cui tutta la regione addivenne deserta, e priva della maggior parte de’ suoi abitatori; conciossiachè molti di essi cercarono asilo nelle vicine città, nella Sicilia, e nelle isole adiacenti, e gli ottimati ritiraronsi quasi nell’intiero lor numero in Bizanzio con Paolo il riconquistatore di Adrumeto. I Maurusii da quinci in poi, non avendovi chi resistesse loro, si diedero a predare da imo a sommo il paese, fiancheggiati mai sempre da Stoza addivenuto potentissimo col mezzo dei Romani corsi volontariamente ed in gran copia sotto le sue bandiere, e di quelli che fatti prigionieri aveangli in appresso giurato fedeltà. Il solo Giovanni era temutissimo dai barbari, ma non voleva impacciarsi di nulla mercè de’ suoi rancori contro a Sergio.

Note

  1. Posta dall’Ortelio tra’ luoghi di sconosciuta posizione.