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LIBRO SECONDO 479

dine di porsi in cammino con quanti guerrieri e duci aveanvi colà, e di battere la via di Menefessa1, terra della prefata regione, ove farebbesi lor generale raunanza. Se non che Giovanni udito poscia il Maurusio costì a campo, subito ne dà avviso ad Imerio indicandogli altra meta, volendo non alla spicciolata, ma che tutti ad una procedessero a combatterlo. Ora per mala sorte il portator del foglio sgarrò la via, ed Imerio di nulla consapevole cadde nelle mani de’ suoi avversarj. Il giovinetto Severiano, figlio dell’emeseno Asiatico e comandante un drappello di cavalieri, fu l’unico in quel frangente che alla testa di soli cinquanta armati azzuffossi co’ barbari ed oppose loro qualche resistenza, ma vinto in fine da forze incomparabilmente maggiori campò entro mal sicuro castello su d’un vicino poggio; se non che pur quivi molestato da’ nemici fu nella triste necessità di venire a patti. I Maurusii non uccisero uom dei prigionieri, ed incarcerato il solo Imerio consegnarono a Stoza gli altri, riportandone promessa di fedeltà e di guerreggiare del loro meglio contro i Romani. Minacciarono quindi il prigione della vita se non si fosse di buona fede prestato a certo inganno, o stratagemma, tendente a renderli padroni della marittima città di Adrumeto. Ottenutone il consentimento dirigonsi ver la città e non molto prima di aggiugnerla spedisconvelo con parecchi dei loro incatenati e col precetto di annunziare alle scolte delle porte una segnalata vittoria de’ Romani, com’e’ meglio vedrebbero

  1. Posta dall’Ortelio tra’ luoghi di sconosciuta posizione.