Istoria dell'Imperio dopo Marco (De Romanis)/Proemio
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PROEMIO.
La massima parte di coloro che si sono posti a scrivere per tramandare a’ posteri la memoria delle antiche istorie, nel far pompa di recondite dottrine, a fin di rendere il nome loro immortale, sogliono adoperare una maggior diligenza negli abbellimenti della narrazione, che nella scrupolosa ricerca della verità: dandosi a credere che il favoleggiare su quei remotissimi fatti non sia in alcun modo riprovabile, nè possa impedire che quella incantatrice soavità corrisponda con usura a’ loro sforzi d’ingegno. Alcuni altri, mossi da privati rancori, o da odio delia tirannide, ovvero profondendo iodi strabocchevoli a’ principi delle città ed agli stessi suoi cittadini, ingigantiscono oltre ogni credere cogli artifizj dell’eloquenza tali cose che da per loro sono umili e basse. Ma io pel contrario non mi sono messo a scrivere una istoria tratta da altri, o incognita, o bisognante di lestimonj; ma tale che suona ancor nella mente di quelli che la leggeranno. E avendo adoperata in istenderla quella fedeltà e accuratezza che ho potuto maggiore, mi do a sperare che i posteri trarran diletto dalla notizia di quelle cose, che molte e grandi in breve tempo seguirono. Imperocché chiunque porrà mente da’ tempi di Augusto
in qua, vale a dire quando il potere supremo fu rimesso all’arbitrio di un solo, certamente in quei ducento anni (che tanti se ne numerano fino al regno di Marco) non rinverrà tante diverse successioni d’imperio, e si varj casi ed eventi di guerre e civili e straniere, guerregreggiate contro tante nazioni, nè tante città e nostre e barbare espugnate: terremoti, pestilenze, vite di principi e tiranni sì nuove ed inaudite, che nessuno esempio simile, ovvero pochi se ne troveranno; avendo alcuni di loro signoreggiato lungamente, ed altri sì brevissimo tempo, che nel medesimo giorno e presero e perderono lo stato. Ed essendo stata Roma costretta nel volger di anni LX di piegare se stessa a maggior numero di principi, che in sì corto spazio le si convenissero, ne accadde che molle e varie cose, e degne di ammirazione nascessero. I principi di età matura, come quelli che intendenlissimi erano dell’amministrazione, con gran prudenza e se ed i suoi governavano; ma i gióvani, educati mollemente e abbandonali a proprj capricci, machinavano moltissime novità, ed essendo diversi di anni e di sfrenatezze, diversificavano egualmente nelle passioni e negli affetti. I quali avvenimenti abbiam noi preso a narrare, avendo cura di non trasgredire l’ordine ed i tempi de’ principati.