Ione (Euripide)/Primo stasimo
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Primo episodio | Secondo episodio | ► |
coro
Strofe
Te che non mai d’Ilizia
hai sofferti gli spasimi,1
invoco, Atena mia,
te che il Titan Promèteo
di Giove raccogliea dal sommo cèrebro,
vittorïosa Iddia.
Vieni, dagli aurei talami
d’Olimpo, scendi a questa casa Pizia
sopra terrestre via,
ove, nel centro della terra, al tripode
presso, e alle sue carole,
l’ara Febèa partecipa
fatidiche parole.
Anche tu vieni, o figlia
di Lato: entrambe indomite,
suore entrambe d’Apollo.
E supplicate, o Vergini,
che l’antica progenie
d’Erettèo, con espliciti
responsi, anche tardivo, abbia un rampollo.
Antistrofe
Ché pei mortali, origine
è questa sicurissima
d’alta felicità,
quando brilla nei talami
paterni, e frutti dà nuovi, di floridi
figli la pubertà,
che dai padri ricevano,
e ad altri figli possano trasmettere
l’avita eredità.
Sostegno è questo negli eventi infausti,
è gaudio nei felici,
è, con l’armi, alla patria
schermo contro i nemici.
Per me, di figli un’ottima
stirpe, piú che dovizia
bramo, e che stanza regia;
ed aborrisco vita senza pargoli,
e chi l’approva biasimo.
Io, con sostanza modica,
vorrei la sorte aver di prole egregia.
Epodo
O voi, di Pane sedi,
e tu, presso alle cupe
Macrèe caverne, rupe,
dove, a intrecciar carole
battono i piedi
le tre figliuole
d’Aglàuro, su le piane
floride, innanzi al tempio
di Palla, al suon dell’arie
cui la zampogna
intona varie,
quando tu, Pane,
zufoli nel tuo speco i carmi agresti,
dove ad Apollo una fanciulla misera
diede un rampollo, e lo gittò, vergogna
di talami funesti,
agli aligeri preda, ed alle fiere
sanguinoso banchetto.
Mai nelle storie udii, mai ne’ confàbuli
presso ai nostri telai
che chi nacque da un Nume e da un efimero
fortuna avesse mai.