Io pure il sento, ahi lasso! io pure il miro
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XI
Si duole, e si contenta de’ suoi tormenti.
Io pure il sento, ahi lasso! io pure il miro,
Ma chi mel crederà?
Begli occhi, un vostro sguardo, un vostro giro
Non giammai con pietà?
5Mai sempre ingiurïosi,
Mai sempre minacciosi,
Atroce esempio di crudel beltà?
Amore, idolo rio de’ ciechi amanti,
È questa la mercè?
10Un tuono di sospiri, un mar di pianti
Conviensi a tanta fè?
Certo che giù nel seno
Di rabbia il cor vien meno,
Se io non armo la lingua incontro a te.
15Ah che non Citerea ti strinse al petto,
Ah che non ti nutri!
Anzi in val d’Acheronte orrida Aletto
Empia ti partorì;
E dell’armi possenti,
20Per nostri rei tormenti,
E per onta di te, pur ti guernì.
Che fai della faretra, e che dell’arco,
Che tutto il Ciel domò?
Attendi, o traditore, un’alma al varco,
25Che mai non t’oltraggiò;
Poi contra un viso acerbo,
Poi contra un cor superbo
L’ingiustissima man scoccar nol può.
Or se chi più ti spregia in terra è lieto,
30Qual regnator sei tu?
Sciocco Fanciul, fra’ regni un tal decreto
Udito mai non fu.
Oh neghittoso nume,
Cangia oramai costume,
35Non sofferir cotanta infamia più.
Oscura tu del guardo i rai divini,
Onde superbo va;
E di quell’oro impoverisci i crini,m
Che paragon non ha;
40E dell’avorio schietto
Fa crespe in sul bel petto,
Così dall’alto orgoglio al fin cadrà.
O se le fresche rose in sul bel viso
Fiorir non vede più;
45E se da’ lampi si scompagna il riso,
Che tanto han di virtù,
Oh quanti udrem sospiri,
Quanti vedrem martíri,
E quai fiumi dal ciglio andarsen giù!
50Ma lasso, chi dico io? Feroce sdegno
Non ha ragione in sè.
Ella è pregio del Cielo, e per sostegno
Al Mondo ei pur la diè.
Duri in lui fortunata,
55Duri in lui celebrata,
E miei cordogli, Amor, si stian con me.