Invocazione dell'Ameto

Giovanni Boccaccio

XIV secolo Indice:Le Rime di Cino da Pistoia.djvu Letteratura Invocazione dell'Ameto Intestazione 14 giugno 2020 100% Da definire

Questo testo fa parte della raccolta Rime scelte di poeti del secolo XIV/Giovanni Boccacci


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INVOCAZIONE DELL’AMETO


     Quella vertù che già l’ardito Orfeo
Mosse a cercar le case di Plutone,
3Allor che forse lieta gli rendeo
     La cercata Euridice a condizione
E dal suon vinto dell’arguto legno
6E dalla nota della sua canzone,

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     Per forza tira il mio debile ingegno
A cantar le tue lode, o Citerea,
9Insieme con le forze del tuo regno.
     Dunque, per l’alto cielo ove se’ dea,
Per quella luce che più ti fa bella
12Ch’altra a cui Febo del suo lume déa,
     Per lo tuo Marte, o grazïosa stella,
Per lo pietoso Enea, e per colui
15     Che figliuol fu di Mirra sua sorella
Cui già più amasti nel mondo ch’altrui,
Per la potenzia del tuo santo foco
18Nel quale acceso sono e sempre fui;
     Se ti sia dato lungo e lieto loco
Di dietro al sol nell’umile animale
21Che Europa ingannò con falso gioco;
     Metti nel petto mio la voce tale
Qual sente il gran poter della tua forza;
24Sì che ’l mio dire al sentir sia eguale,
     E più a dentro alquanto che la scorza
Possa mostrar della tua deitate,
27A che l’ingegno mio s’aguzza e sforza.
     E te Cupido per le tue dorate
Saette prego, e per quella vittoria
30Che d’Apollo prendesti, e per l’amate
     Ninfe (se alcuna mai di tanta gloria
Vantar potessi, ched ella piacesse
33Agli occhi tuoi, o nella tua memoria
     Siccome amata cosa loco avesse),
Che tu perdoni, alquanto allevïando
36Le fiamme nuove dal tuo arco messe
     Nel cor, che sempre notte e dì chiamando
Va il tuo nome per mercè sentire
39Di ciò che lui con disio tenne amando;
     Sì che io possa più libero dire,
Non vinto da dolor nè da paura,
42Quel che con gli occhi presi e con l’udire.
     E tu, più ch’altra, bella creatura,
Onesta vaga lieta e grazïosa,
45Donna gentil, angelica figura;

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     A cui suggetta l’anima amorosa
Di me dimora in pena sì contenta
48Che poco più ne vive altra gioiosa;
     Leva la voce tua et il ciel tenta
Co’ preghi tuoi, che meritano effetto,
51Se ver nel tuo bel viso s’argomenta;
     E prega sì che possa il tuo suggetto
Della tua gran bellezza a pien parlare
54Ciò che ne sente nel ferito petto.
     Chi sarà quello iddio ch’a te negare
O voglia o possa quel che chiederai?
57Nullo, ch’io creda; ch’a ciaschedun pare
     Te degna del lor luogo: ove se mai
Sarai (che vi sarai), nel divin seno
60Me che più t’amo ancor riceverai.
     Ecco, ch’io vaglio poco, e molto meno
Sanza di te i’ spero di valere:
63Dunque l’aiuto grazïoso e pieno
     Di te in me discenda, il cui potere
Più ch’a te piaccia avanti non si stende:
66A ciò ch’io possa parlando piacere.
     Vedi la mente mia come s’accende
Quello attendendo; e d’alcun altro iddio
69Quasi non cura; e solo il tuo attende,
     Per dire intero ciò che ha nel desìo:
Adunque il tuo a lei più ch’altro caro,
72Madonna, presta grazïoso e pio.
     Io mostrerò essere stato avaro
Negli altri aspetti Giove di bellezza,
75A rispetto di quella che formaro
     Le sorelle fatal nella chiarezza
Che spande il viso tuo e di coloro
78Che in compagnia della sovrana altezza
     Di te conobbi in grazïoso coro,
Nel dolce tempo che cantan gli uccelli,
81Istanti all’ombra d’un virente alloro;
     E ’l bel parlare, e gli atti lieti e isnelli,
E l’operata già somma salute
84Da voi ne’ campi amorosi. Ed in quelli,

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     Com’io posso, comincio, tua virtute
Superinfusa aspettando che vegna;
87Tal che per te le mie cose vedute
     In questo stile che appresso disegna
La mano acquistin lode, e il tuo valore
90Fino a le stelle, siccome di degna
     Donna, si stenda con eterno onore.


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