A cui suggetta l’anima amorosa
Di me dimora in pena sì contenta 48Che poco più ne vive altra gioiosa;
Leva la voce tua et il ciel tenta
Co’ preghi tuoi, che meritano effetto, 51Se ver nel tuo bel viso s’argomenta;
E prega sì che possa il tuo suggetto
Della tua gran bellezza a pien parlare 54Ciò che ne sente nel ferito petto.
Chi sarà quello iddio ch’a te negare
O voglia o possa quel che chiederai? 57Nullo, ch’io creda; ch’a ciaschedun pare
Te degna del lor luogo: ove se mai
Sarai (che vi sarai), nel divin seno 60Me che più t’amo ancor riceverai.
Ecco, ch’io vaglio poco, e molto meno
Sanza di te i’ spero di valere: 63Dunque l’aiuto grazïoso e pieno
Di te in me discenda, il cui potere
Più ch’a te piaccia avanti non si stende: 66A ciò ch’io possa parlando piacere.
Vedi la mente mia come s’accende
Quello attendendo; e d’alcun altro iddio 69Quasi non cura; e solo il tuo attende,
Per dire intero ciò che ha nel desìo:
Adunque il tuo a lei più ch’altro caro, 72Madonna, presta grazïoso e pio.
Io mostrerò essere stato avaro
Negli altri aspetti Giove di bellezza, 75A rispetto di quella che formaro
Le sorelle fatal nella chiarezza
Che spande il viso tuo e di coloro 78Che in compagnia della sovrana altezza
Di te conobbi in grazïoso coro,
Nel dolce tempo che cantan gli uccelli, 81Istanti all’ombra d’un virente alloro;
E ’l bel parlare, e gli atti lieti e isnelli,
E l’operata già somma salute 84Da voi ne’ campi amorosi. Ed in quelli,