In risaia/VIII
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VIII.
Il giovedì, mezz’ora circa prima del desinare, la Nanna udì il rumore d’un carro sulla strada maestra che fiancheggiava la risaia. Piantò la zappa in terra, se ne pose il manico sotto il braccio come una gruccia, e si voltò a guardare.
Le parve di riconoscere il carro ed il cavallo di Gaudenzio; ma non vide nè davanti, nè di dietro, nè ai lati, la figura meravigliosa del carrettiere. Ad un tratto si udirono due o tre colpi di frusta strepitosissimi, ed in certa maniera modulati. Erano colpi di mano maestra. Non poteva essere che la mano di Gaudenzio.
La Nanna sussultò tutta quanta, e rimase col collo teso, e la bocca aperta in un sorriso di beata ammirazione, che le rischiarava tutto il volto. Quel Gaudenzio aveva tutte le attrattive!
La Nanna non potè frenare il suo entusiasmo. Si volse alla vicina e le susurrò con accento giulivo:
— Oh, Teresa! È Gaudenzio!
— Dov’è? domandò l’altra.
— Laggiù sulla strada. Non vedi quel carro? È il suo. Lui dev’essere steso sopra la legna....
In quella si ripetè il piccolo concerto di frusta, e la Nanna, ridendo di gioia, riprese:
— Che demonio! Anche per maneggiar la frusta, non c’è che lui!
E mentre rideva e rideva, una voce tremenda gridò:
— Ooh! Nanna! Ooooh!
— Oooooh! rispose la Nanna con quanto fiato aveva in corpo facendosi un portavoce colle mani intorno alla bocca. Siete voi Gaudenziooo!?
— Siii! Vado ad aspettarvi sull’aiaaaaa!
Quel resto di mezz’ora fu lungo a passare. Se fosse stata a lavorare sul suo, la Nanna avrebbe buttata là la zappa, e via!
Ma lavorava per altri, e dovette tirar innanzi fino all’ora del desinare. Finalmente, se Dio vuole, suonò il mezzodì, e tutti i lavoranti si raccolsero sull’aia.
La Nanna ci andò cogli altri, affettando di camminar lenta, come se non avesse punta premura.
Il bel Gaudenzio si fece innanzi dimenando i fianchi, e le disse:
— Come va, Nanna? Ed intanto girava gli occhi sulle zappatrici, ed ammiccava alle più prosperose ed ardite.
— Bene, e voi Gaudenzio? E la mia mamma, e il mio babbo?
Stavano bene tutti e due. La mamma aveva mandato un pane fresco pei figlioli, del formaggio ed un salame, colla raccomandazione caldissima di non mangiarlo nei giorni di magro.
Pietro venne a raggiungere la sorella, ed a prendere la sua parte di doni e di nuove.
Intanto si distribuì la minestra ai giornalieri. Le donne sedettero tutte da un lato, chi in terra, chi sulla trave addossata al muro. Gaudenzio si messe d’accordo colla massaia, pagò pochi soldi, ed ebbe anche lui una scodella di minestra.
Ah! allora bisognava vederlo! Si pose a mangiare in piedi davanti alle donne, appoggiato sulla gamba destra, col piede sinistro innanzi, ed il busto respinto indietro come se stesse per partire a passo di valzer. Teneva alzate le dita della mano sinistra in cerchio a foggia di coppa, e sulla punta delle cinque dita reggeva il fondo della scodella. Pareva un giocoliere in atto di slanciarla nello spazio, per afferrarne poi il centro sulla punta d’una bacchetta, e farla roteare.
La Nanna era al colmo dell’entusiasmo. Guardava lui, poi si voltava a destra ed a sinistra a guardare le giornaliere per godere della loro meraviglia. Ed i suoi occhi, animati e curiosi come due punti interrogativi, parevano dire:
“Eh? Che giovane questo! Ebbene, sono io che lo conosco; e, se è qui, c’è venuto per me.”
E, come per affermare questa superiorità sulle altre, gli gridò:
— Buon appetito, Gaudenzio.
— Buon appetito alla compagnia, rispose Gaudenzio, a cui la vanità non permetteva di fare o dire una cosa che non richiamasse su lui l’attenzione di tutti.
Quella sera Gaudenzio non potè rimanere a ballare sull’aia, perchè gli premeva di condurre un carico di legna a Borgovercelli, ma promise di ripassare al ritorno, e di fermarsi la sera della domenica.
Per tutto il resto della giornata, benchè partito, il carrettiere tenne un gran posto tra quella gente. Le fanciulle non osavano far commenti, ma ci pensavano, sia per confrontarlo col loro damo, sia per augurarsene uno a quel modo. E le donne, meno vergognose, che non si consideravano parte interessata, ne parlavano con ammirazione.
— Quello lì non ha paura di nessuno, diceva una, pare un puledro.
— Con che garbo teneva la scodella! osservò una giovane sposa. Pareva il bambino Gesù che regge il mondo.
A cena i giovinetti, che erano tutti dell’età di Pietro o giù di lì, si provarono a mangiare atteggiati come il carrettiere, ed a reggere la scodella come lui. Vi fu una grande rottura di scodelle, e le donne dissero:
— Cattivo segno! Quando si rompono le scodelle, disgrazie o liti.