Il volgo di Roma/Prefazione

Prefazione

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Poichè la carità del natio loco
Mi strinse, raunai le fronde sparte.
Dante, Inf., XIV, 1.


FF
in dallo scorcio del secolo xviii s’incominciarono a raccoglier canzoni e leggende romane; ma non con quegli intendimenti con cui oggidì si procede negli studi del Folk-lore:1 eran saggi di curiosità letteraria, che viaggiatori stranieri offrivano come una caratteristica di questo popolo di Roma, che tanto interesse desta negli studiosi d’oltremonte e d’oltremare, e che è tanto poco curato da noi. Infatti dal 1786 al 1860 non sono che dotti stranieri, che si occupano e fanno delle nostre tradizioni oggetto dei loro studî.

Il Göthe, il Fernow, il Grimm, lo Story, il Kopisch e tanti altri raccolgono inesattamente [p. 4 modifica]quel che noi Romani avremmo con maggior precisione potuto esporre.

Quando poi il progresso degli studî demopsicologici si svolse anche nella nostra Italia, e per ogni provincia sorsero raccoglitori di canti e novelle popolari, speravasi che qualcuno pubblicasse una raccolta di tradizioni romane. Ma non fu così: brevi saggi, e di sapor più toscano che romanesco, furono tutto ciò che potè produrre questo movimento di studî nuovi. Tentai allora la pubblicazione di un saggio di canti romaneschi, illustrati colle relative lor melodie, e riprodotti fedelmente, com’erano usciti dalla bocca del popolo2. La mia prova modesta non dispiacque; ed or, memore del favore con cui venne accolta,3 e aiutato da un’eletta schiera di scrittori romani, sciolgo con questa pubblicazione la promessa di una raccolta completa di tradizioni popolari romane.

Pertanto il concetto di quest’opera è alquanto diverso da quello, su cui fondavansi le passate pubblicazioni. Allora tutto riducevasi ad una semplice esposizione di testi e a qualche accenno incompleto a varianti italiane e straniere; ma ora verrà di preferenza pubblicato ciò che possa essere argomento di studio, sia per rinvenire le fonti storiche di una canzone narrativa, sia per [p. 5 modifica]risalire alle origini mitiche di una novella, sia per conoscere donde ci vennero quei canti lirici, che il popol nostro ha spesso sulle labbra, ma che non formano il vero patrimonio delle sue tradizioni, come vedremo nel progresso di questi studi.

È tuttavia da osservarsi che le nostre ricerche si estenderanno anche a quanto si riferisce al dialetto, alla musica, ai costumi e alle arti del popolo; infine, a tutto ciò che possa rivelare nelle sue manifestazioni il volgo di Roma; questo volgo che ora, per la demolizione dei suoi quartieri e per la crescente civiltà, va scomparendo. Certamente, di qui a un mezzo secolo non saran più possibili quelle ricerche, che oggi ci è dato tentare con qualche profitto. La generazione nuova avrà in questi volumi il ricordo vivente di un popolo che non è più.

Ed ora due parole intorno al modo con cui sarà condotta la presente raccolta. Generalmente i raccoglitori di tradizioni popolari usano divider queste in sezioni ed in classi, e per i collezionisti un tal sistema è eccellente; ma v’è da osservare un grave difetto: che cioè raccolte siffatte non potranno mai esser complete, sempre potendo sorgere, da nuove ricerche, nuovi ed interessanti materiali. Così è che vi ha spesso bisogno di aggiunte, di appendici, di nuove edizioni. Ma noi toglieremo questo inconveniente facendo della nostra raccolta una miscellanea, [p. 6 modifica]

la quale avrà al suo termine un indice analitico, diviso per materie e disposto per ordine alfabetico.

Questo è quanto sottoponiamo alla giusta e leale critica dei dotti, come contributo alla storia del folklorismo italiano.

Roma, novembre 1889.




Note

  1. Vorrei usare un vocabolo italiano; ma ormai questa voce straniera è penetrata nell’uso del linguaggio scientifico.
  2. Cfr. Rivista di letteratura popolare (1877), p. 13, 87, 167, 189.
  3. Cfr. il lusinghiero articolo pubblicato nell’Archivio della Società romana di storia patria, v. I, p. 503.