Pagina:Francesco Sabatini - Il volgo di Roma - 1890.pdf/10

4 F. Sabatini

quel che noi Romani avremmo con maggior precisione potuto esporre.

Quando poi il progresso degli studî demopsicologici si svolse anche nella nostra Italia, e per ogni provincia sorsero raccoglitori di canti e novelle popolari, speravasi che qualcuno pubblicasse una raccolta di tradizioni romane. Ma non fu così: brevi saggi, e di sapor più toscano che romanesco, furono tutto ciò che potè produrre questo movimento di studî nuovi. Tentai allora la pubblicazione di un saggio di canti romaneschi, illustrati colle relative lor melodie, e riprodotti fedelmente, com’erano usciti dalla bocca del popolo1. La mia prova modesta non dispiacque; ed or, memore del favore con cui venne accolta,2 e aiutato da un’eletta schiera di scrittori romani, sciolgo con questa pubblicazione la promessa di una raccolta completa di tradizioni popolari romane.

Pertanto il concetto di quest’opera è alquanto diverso da quello, su cui fondavansi le passate pubblicazioni. Allora tutto riducevasi ad una semplice esposizione di testi e a qualche accenno incompleto a varianti italiane e straniere; ma ora verrà di preferenza pubblicato ciò che possa essere argomento di studio, sia per rinvenire le fonti storiche di una canzone narrativa, sia per

  1. Cfr. Rivista di letteratura popolare (1877), p. 13, 87, 167, 189.
  2. Cfr. il lusinghiero articolo pubblicato nell’Archivio della Società romana di storia patria, v. I, p. 503.