Il riso (Achille Mir)
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IL RISO.
il riso franco e gaio rinfresca il cervello, attiva le funzioni, dilata la milza, al ventre ed alle reni dà gioia, l’occhio scintilla pieno di fuoco, vi sentite la testa libera, il corpo e l’anima sono in festa. Dunque, ridete a scoppi tanto che potrete, che giammai ve ne pentirete. La gaiezza ha la sua scala, ci dice Coquelin cadel, la cui opera sul riso ha ispirata la mia musa. Non v’è regola generale, la scala ha mille gradini, si ride in mille maniere. Alcuni ridono da una sola guancia, sembra che abbiano l’altra malata. Altri ridono dalla punta del naso, increspando tutta la faccia, si direbbe un muso da scimmia. Non sapete ridere? Ebbene, non ridete. Alcuni diventano scarlatti, e si torcono come un ramo di giunco gridando: Ah! mio Dio! la milza! e saltano come arlecchini. Costui ride a perdifiato, al punto da averne il singhiozzo, i fianchi gli fanno male, egli li stringe piangendo come una Ataddalena.
Achille Mir.
(1822-1902).
LOU RIRE.
Lou rire frane e gai refresco la cerbèlo,
Abibo las founcius, dilato la ratèlo,
Al bentre, as rens douno de joc;
L’èl beluguejo pie de foc,
Sentissèts degaja la tèsto,
Lou cos e l’amo soun en tèsto.
Dounques, a peto-pél, risèts tant que puuirets,
Que jamai bou ’n repentirets.
La gaietat és un’escalo,
Nous dits lou Catèt Coquelin,
Dount l’obro sus lou rire a mes ma Muso en triti,
l’a pas de règio generalo:
L’escalo a milanto escalous.
Se rits de milanto faissous.
Fosso risoun que d’uno gauto;
Semblo qu’ ajoun l’autro malauto.
D’autris risoun dal cap dal nas
En s’escarrafiguent la mino.
Diriots un mourre de mounino:
Sabèts pas rire? riguets pas.
D’ùnis debenoun escarlato,
Se toursissoun coumo de bims
En cridant: Ai! moun Dius! la rato!
E sautoun coumo d’arlequins.
Aquèste ritz à perdre aleno,
A n ’ atrapa lou courcouchou,
Plouro coumo ’no Mataleno,
S’espremits lous tlancs de doulou.
(IS." D.“di Carcassonne) fLou Rite))
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