Il raggiratore/Nota storica

Nota storica

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Atto III
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NOTA STORICA

Eloquente anche questa volta il silenzio delle Memorie. Dove il Goldoni, nel racconto che de’ casi suoi fa ai Parigini, volentieri sorvola sulle imitazioni da autori francesi, riassumendo incompiutamente gli argomenti (Serva amorosa) o trascurando intere commedie, come questo Raggiratore. Dalla Premessa si potrebbe arguire che solo mosso da un’accusa di plagio l’autore convenisse d’aver tolto lo scioglimento al Glorieux del Destouches, nome costantemente taciuto nell’autobiografia (cfr. Nota alla Donna volubile). Lo confessa in una scena della Donna stravagante, dove più personaggi discutono i pregi della poco avventurata commedia.

Properzio. Che intreccio saporito, che fin maraviglioso!
Medoro. L’ha preso dal Destouche (sic), nel suo Vanaglorioso!
Properzio. Dunque per quei ch’io sento, così pessimo ed empio
Ch’egli è il Raggiratore, ha più d’un buon esempio.
Famoso è quel Francese che diede il scioglimento,
E al nostro autor si nega il suo compatimento?

Al Glorieux pare inspirato nelle sue linee maestre tutto il lavoro. Un nobile, di null’altro ricco e superbo che del suo stemma, è in procinto d’accasarsi — nella commedia francese — con la figliola d’un borghese danaroso, e nel Raggiratore, sta per concedere sua figlia a uno sposo creduto del suo grado, ma che si scopre essere invece un contadino. L’arrivo non desiderato del padre del fidanzato ritarda nel Glorieux e impedisce nel Raggiratore la conclusione del matrimonio. In quest’ultima scena l’imitazione della commedia francese si fa evidente. Per tutto il resto il Goldoni seppe spostare e capovolgere figure ed episodi così da far dimenticare interamente il modello. Chi nella villana improvvisata contessa vuol riconoscere Lisetta, sorella del Glorieux, che le tristi condizioni economiche obbligano a far da cameriera in casa borghese? Altri vaghi punti di contatto tra i due lavori trovansi scrupolosamente notati nella tesi del Merz (C. G. in seiner Stellung zum französichen Lustspiel, Leipzig, 1893, pp. 48-53), il quale riassumendo il suo esame conclude: " Il lavoro resta assolutamente al di sotto del modello francese ". Ma data la poca affinità tra le due commedie non si vede la necessità d’un raffronto.

Il Raggiratore è certo tra i prodotti men felici dell’ingegno goldoniano. Farraginosa anzitutto n’è la favola, nella quale si vollero comprese troppe cose che mal si fondono l’una nell’altra. Se il sedicente conte mira a un matrimonio cospicuo e con ricca dote, perchè introdurlo in casa di Don Eraclio, nobile spiantato, ridotto a vivere d’espedienti? Perchè, volendo la figliuola, corteggiare con pari impegno la madre, che la vanità offesa doveva pur rendere ostile alle nozze? E il conte Nestore si scorda davvero d’esser già ammogliato (Atto I, sc. VI, atto III, sc. V), o se ne scorda solo il Goldoni per distrazione non infrequente in chi si vedeva obbligato a scriver presto e molto? Poco unita l’azione, ritardata anche da certe scene peggio che inutili, quali le gare [p. 196 modifica] d’astuzia tra Jacopina e Arlecchino, prive d’ogni comicità. Di tutto il faticoso edifizio resta oggi in piedi solo l’episodio della contessa villana, felicemente concepito e svolto. Ma questo non bastò a salvare la commedia dai fulmini della critica. Gasparo Gozzi disse il Raggiratore del Goldoni «obbrobrio dell’arte e del nome suo» (cit. da A. Neri in Aneddoti ecc., p. 6). Giuseppe Ortolani lesse nel cod. Cicogna MDCCCLXXXII - 2395 del Museo Correr un poco lusinghiero sonetto sopra la Commedia intitolata il Raggiratore del celebre Sig. Dr. Carlo Goldoni in Lingua Veneziana, scritto da un preteso suo ammiratore. La prima quartina:

          Dottor, l’è fatta e l’ave fatta vu
               in numero plural. in caso e in genere,
               come el gato scondela tra le cenere
               accio ch’el mondo no la veda più....

lascia indovinare il tenore del componimento, il pessimo profumo del quale ne addita con assai probabilità l’autore nel nobilomo Giorgio Baffo. Tra i rari critici dei nostri giorni che s’occuparono del Raggiratore (per troppi le commedie dimenticate dalle Memorie non esistono) il Rabany vi scorse alcunchè di buono: «Cette pièce... ne manque pas de piquant en quelques-unes de ses perties... Les scènes ou figure Carlotta sont les meilleures de la pièce» (op. cit., p. 362). Lo Schmidbauer lo ritenne piuttosto studio d’ambiente che di carattere, come il titolo quasi promette (op. cit., p. 65). L’autore stesso, dopo aver strenuamente difeso questo suo lavoro nella premessa, volle trarne anche un po’ di morale m queste terzine dedicate a Chiara Vendramin che prendeva il velo.

          El secolo de beni è troppo amaro.
               Troppo la terra de viziosi è piena,
               E el mio Raggirator lo mostra chiaro.
          Sta tal comedia rappresenta in scena
               L’esempio delle teste soprafine,
               Che al precipizio tanta zente mena.
          E compatindo le anime meschine,
               Trova motivo de consolazion
               Chi scampa da ste razze malandrine.
          Dopo de l’ubidienza e l’orazion,
               Lezer la poderave una scenetta,
               Se chi comanda ghe dà permision.

(Componimenti diversi, vol. II, p. 156)

Nè i primi malumori del pubblico nè la critica severa tolsero alla commedia di restare in repertorio fin oltre la meta del secolo XIX. La fiammella che la tenne in vita fu il personaggio della villana contessa, parte di sicuro effetto all’abilità delle servette d’un tempo. Dopo il buon successo di Mantova, Milano e Roma (vedi Premessa) registriamo una recita nel 1765 a Reggio d’Emilia (Modena a C. S., 1907, p. 348), un’altra in data 9 giugno [p. 197 modifica]1778 al Teatro del Cocomero di Firenze, che finì con questa ottava dedicata da Jacopo Corsini al discendente degli Eraclidi:

               Oh sangue degli Eraclidi tradito
               Per via di quel raggirator Pasquale!
               Ercole, Ercole, tu morditi il dito
               E fai vendetta al grave insulto eguale.
               Cosa farne d’un sangue un dì pulito.
               Or guasto per consenso e andato a male,
               Se non che darlo al friggitor Morino
               Che ne faccia pe’ cani un roventino?

(Ottave cantate nel Teatro di Via del Cocomero dal comico signor J. C.) Da una recita del 1809 al Collegio Nazionale di Modena (Gandini, Cronistoria dei Teatri di Modena, 1873, vol. II, p. 226) i nostri incompletissimi appunti passano alla ripresa della Compagnia Reale Sarda l’anno 1828 col titolo La contessa villana, mutamento di nome ben caratteristico per la fortuna del lavoro. Sebbene attribuita espressamente al Goldoni nelle carte della Reale Sarda, del Goldoni non la ritiene il Costetti perchè una «mascheratura di titolo» non rispondeva alle consuetudini di quell’illustre istituzione. (La Comp. R. S. ecc., Milano, 1893, p. 71). Ma un’esame del copione (Collezione Rasi, Firenze) prova ch’era proprio una riduzione del Raggiratore, spostata la parte del protagonista da fratello a sorella, e mantenuti i personaggi e le scene atte a far risaltare la rustica eroina. V’ha persino il verboso sottotitolo Eraclio degli Eraclidi, discendente da trentasette città che non sappiamo se figurasse sui manifesti della Reale. Una riduzione simile o identica doveva essere in uso presso altre compagnie ancora. È pure in due atti e ha gli stessi personaggi Il Raggiratore ovvero la Villana finta contessa eseguita il 15 novembre 1856 al Nobile Teatro di Zara, per la serata di Clotilde Sacchi Paladini, famosa servetta (Sabalich, Cronistoria aneddotica del Nobile Teatro di Zara, [in corso di pubblicazione], p. 227 e Collezione di manifesti goldoniani di E. Maddalena). Sempre per la fortuna della commedia va notato che durante il napoleonico Regno d’Italia il Raggiratore fu proibito dalla Censura (Paglicci Brozzi, La politica di C. G., Scena illustrata 1888, n. 23 ed Elenco delle rappresentazioni drammatiche pei teatri del Regno d’Italia. Venezia, Biblioteca Marciana, Mise. 2752).

Il Raggiratore venne tradotto in tedesco:

Der Leutansetzer oder die stolze Armulh; ein Lustspiel in drey Aufzügen, dem Italienischen des Herrn Goldoni nachgeahmel con Friedrich Wilhelm Weiskern und auf dem Kaiserlich Königlich - privilegirten Deutschen Theater zu Wien ausgeführet im Brachmonate 1760. 1765 [Vol. XI della Neue Sammlung von Schauspielen, ecc. Vienna, 1767] e in portoghese:

O conde Nestor ou a Condessa Cariota.... Lisboa, 1782, ed. Domingo Gonsalves.

Il Leutansetzer, come fu già osservato (v. nota all’Impostore, vol XI, p. 200), fu ritenuto dal Mathar (C G. auf dem deutschen Theater des XVIII Jahrhundert. Montjoie, 1810, pp. 3-7, qual rifacimento dell’Impostore, ripetendo [p. 198 modifica]198 l’errore del Goedeke (Grundriss, V, 301) e del Weltner (Fremdenblatt, Vienna, 5 febbraio 1893,) già corretto dal Suiger-Gebing (Zeitschrift f. vergl. Literaturgeschkbte. Weimar, 1897, p. 494). Errore scusabile nei due bibliografi fuorviati dalla sinonimia dei titoli, ma inconcepibile in chi come il Mathar lesse la commedia e vi cercò indarno rapporti d’affinità col preteso modello.

Le due anacreontiche per Angela Maria Renier, citate in parte nella Premessa, si leggono intere nel primo tomo dei Componimenti diversi (Venezia, Pasquali, 1764, pp. 98-109). Su Aurisbe [Cornelia Barbaro Gritti, 1719-1808] cfr. Della vita e dell’arte di C. G., Saggio storico di G. Ortolani, Venezia, 1907, cap. XV, la Nota al Cavalier giocondo e quanto se ne dirà nella Nota alla Pupilla, dedicata dal Goldoni alla poetessa.

Oltre che la premessa e la lettera del Gozzi, citata, giovano a fissare la prima recita della presente commedia i Notatorj del Gradenigo, dove in data 19 Gennaio 1756 si legge: «Nel Teatro a S. Luca andò in Scena una Comedia significante il Regiratore (sic) del Dottor Goldoni».

E. M.


Il Raggiratore uscì la prima volta a Venezia, nel principio del 1758, nel t. III (1757) dell'ed. Pitteri: fu ristampato a Bologna (Corciolani 1757 e S. Tomaso '99). poi a Venezia nuovamente (Savioli 11, 72; Zatta cl. 2a, IV, '90; Garbo XIV, '98), a Torino (Guibert e Orgeas III, '75), a Livorno (Masi XV, '90), a Lucca (Bonsignori XXV, '91) e forse altrove nel Settecento. Nell'intestazione della commedia, ed. Pitteri, si legge che la prima recita ebbe luogo nel carn. 1755, ma si tratta di errore, o deve intendersi more veneto. - La presente ristampa seguì con più fedeltà il testo del Pitteri, corretto dall'Autore. Valgono le solite avvertenze.