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Atto V
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vii

IL RAGAZZO

Di questa commedia del Dolce furono fatte, per quanto io sappia, sei edizioni; tutte a Venezia, e tutte nel sec. xvi. Le prime due uscirono nello stesso anno 1541: l’una dall’officina tipografica di Curzio Navo; l’altra da quella di Alessandro Bindoni e Maffeo Pasini1. Poi ristampò la commedia «Francesco detto lo Imperador», nel 1559; poi di nuovo la impresse, nel 1560, insieme con altre quattro commedie dello stesso autore, Gabriel Giolito de’ Ferrari; e 2finalmente la diedero in luce gli «heredi di Bortolamio Rubin» nel 1586 e Giovan Battista Bonfadino nel 1594. Io riproduco il testo secondo la raccolta giolitina del 1560, che ha il seguente titolo: Comedie di M. Lodovico Dolce. Cioè, II Ragazzo. Il Capitano. | // Marito. La Fabritia. Il Ruffiano. Con privilegio. In Vinegia appresso Gabriel Giolito de’ Ferrari. MDLX. È chiaro, infatti, che essa ci rappresenta la forma definitiva della commedia: avendo il Dolce medesimo curato la stampa del volume, come dimostra la sua lettera di dedica «al magnifico S. Prospero Podacataro» in data «Di Venetia a X. di Marzo, MDLX».3 [p. 462 modifica]

Credo inutile render conto di alcuni pochi emendamenti che mi sono stati suggeriti dalle stampe Bindoni e Pasini del 1541 e Francesco Imperatore del 1559. Ma si ne indico alcuni altri che, non soccorrendomi le antiche edizioni (tutte concordi con quella giolitina), ho introdotto nel testo per congettura mia propria. A. ii, se. 5: «Avengane che vuole, non si può mettere mano alle grandi imprese senza gran rischio» (ediz.: «... non si può mettere alle grandi...»). — A. ni, se. 7: «Se volete che io vada ad aprire a Flamminio, non converrá partirmi da lei?» (ediz.: «... ad aprire Flamminio...»). — A. in, se. 11: «Per ciò voi disporrete di me quanto vi sará in grado, che la servitú mia non è per finirsi se non per morte» (ediz.: «Perciò voi esporrete di quanto vi sará in grado...»). Il mio emendamento è legittimato, mi sembra, dalla lezione, pur essa erronea, della stampa Bindoni: «Perciò voi esporrete di me quanto vi sará...». — A. in, se. 14: «A ogni modo, non ci si può vivere» (ediz.: «Ogni modo...»). — A. iv, se. 1: «Tu non parli ora dei giulii e delle altre monete ch’egli ti diede avanti che ti partissi» (ediz.: «... avanti che ti partisti»). — A. iv, se. 3: «Tale devea esser la cena ordinata da voi, che ’l fuoco v’abbruci, disleali, furfanti e mancatori di fede!» (ediz.: «... che ’l fuoco v’abbrucia...»).

Un ultimo avvertimento, rispetto al numero delle scene dei primi tre atti: per il quale v’è disaccordo fra la presente edizione e quella del Giolito, a causa di un errore e di varie dimenticanze in cui cadde la tipografia veneziana e che qui conveniva correggere e riparare. L’errore consiste nell’aver designato la se. 4 dell’a. 1 come «Scena terza» e, conseguentemente, le due successive come «quarta» e «quinta» mentre sono, in realtá, la quinta e la sesta. Le dimenticanze, che produssero poi altrettanti errori di numerazione, si riferiscono alle scene 2 e 4 dell’a. n e alle scene 3, 6 e 7 dell’a. ni, innanzi alle quali si omise la parola «Scena...» col relativo numero d’ordine e ci si limitò ad indicare il nome degli interlocutori: «Ciacco solo cantando»; «Ciacco solo»; «Spagnuolo solo»; «M. Cesare, Ciacco»; «M. Cesare, Catherina, Ciacco». E cosí accadde che, nell’atto secondo, fosse designata [p. 463 modifica]come «Scena seconda» quella che è invece la terza e come «Scena terza» quella che è invece la quinta; che, nell’atto terzo, le scene 4 e 8 apparissero rispettivamente come «terza» e «quinta»; che, insomma, venisse ad esser turbata e disordinata la numerazione progressiva di tutte le scene. Gli ultimi due atti concordano. Solo, innanzi alla se. 5 delPa. v, ho aggiunto al nome dei due personaggi «Ciacco, Caterina» quello di «Giacchetto» mancante nell’edizione Giolito.

  1. La stampa del Navo, ricordata da vari bibliografi (Fontanini-Zeno, Biblioteca, 1, 401; Allacci, Drammaturgia, 656; Graesse, Trèsor, 11, 417), non credo possa mettersi in dubbio; ma io non l’ho vista.
  2. Errò certamente il Heym, Biblioteca, 11, 167-8, registrando una reimpressione giolitina del 1561. Ne tace, infatti, S. Bongi, Annali di Gabriel Giolito de’ Ferrari, Roma, 1890-95; che pur descrive (li, 94), con la sua consueta diligenza, la stampa del 1560.
  3. Dopo questa lettera, a e. 3, incomincia ex abrupto il ’Prologo ’del Ragazzo; che non ha, dunque, una sua speciale intitolazione. Le altre quattro commedie, invece, sono precedute da un loro proprio frontespizio ove, insieme col titolo, è ripetuta anche la nota tipografica del frontespizio generale della raccolta «In Vinegia » ecc.