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nota 463

come «Scena seconda» quella che è invece la terza e come «Scena terza» quella che è invece la quinta; che, nell’atto terzo, le scene 4 e 8 apparissero rispettivamente come «terza» e «quinta»; che, insomma, venisse ad esser turbata e disordinata la numerazione progressiva di tutte le scene. Gli ultimi due atti concordano. Solo, innanzi alla se. 5 delPa. v, ho aggiunto al nome dei due personaggi «Ciacco, Caterina» quello di «Giacchetto» mancante nell’edizione Giolito.

viii

I BERNARDI

Secondo il Mazzuchelli, questa commedia di Francesco D’Ambra sarebbe stata pubblicata due volte dai Giunti di Firenze: nel 1563 e nel 1564. Ma 1della supposta prima edizione del 1563 tacciono affatto tutti gli altri bibliografia2; e, alcuni anni fa, negò recisamente l’esistenza Emilio De Benedetti3: sicché è da credere che il Mazzuchelli sia stato tratto in errore dalla lettera di dedica di Frosino Lapini a Claudio Saracini che è premessa alla stampa del 1564 e che ha la data «Di Fiorenza alli xx. di Gen. mdlxiii». 4 Comunque, i Bernardi uscirono in luce, dopo la morte dell’autore, per le cure del suo amico Lapini che giá, poco innanzi, aveva pubblicato l’altra sua commedia intitolata II furto. E, d’allora in poi, non ebbero che due successive ristampe: la prima, a Firenze, nel 1750, «copiata fedelmente», com’è detto sul frontespizio,

  1. Scrittori d’Italia, voi. i, parte 2, p. 602.
  2. Ved. Allacci, Drammaturgia, 144 e 851; Quadrio, Storia, voi in, parte 2, p. 71; Fontanini - Zeno, Biblioteca, 1, 426; Haym, Biblioteca, 11, 162; Brunet, Manuel, 1, 226; Graesse, Trésor, 1, 98; L. Razzolini e! A. Bacchi della Lega, Bibliografia dei testi di lingua a stampa citati dagli accademici della Crusca, Bologna, Romagnoli, 1878, pp. 20 e 346; Salvioli, Bibliografia, 1, 524-25.
  3. La vita e le opere di Francesco D’Ambra, Firenze, Ufficio della «Rassegna nazionale», 1899, p. 28.
  4. Egli pensò, probabilmente, che, se questa lettera è del 1563, dovè, dunque, accompagnarsi ad un’edizione dello stesso anno: dalla quale sarebbe poi stata riprodotta nell’edizione successiva del 1564. Ma il Lapini avrá seguito lo stile fiorentino; € lo stampatore (sempre secondo lo stile fiorentino) avrá apposto al libro, come anche oggi accade frequentemente, la data del nuovo anno che stava per cominciare: sicché, in sostanza, le due date 1563 e 1564 finiscono coli’ identificarsi.