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Ecco un altro bel quadretto.

Ilda e Margherita accompagnate dalla zia Paolina corrono per la città onde preparare il loro nido. Deve esser bello, elegante, attraente, tanto che i loro mariti non possano trovarne di migliori e siano invogliati a trattenervisi il maggior tempo possibile; le due fanciulle innamorate si formano delle illusioni sul potere dei mobilie delle cose per trattenere a casa i mariti.

Ognuna ha un gusto speciale per cui non si fanno concorrenza; Ilda vuol ammobigliare il suo appartamento in modo classico, ogni stanza deve aver l’impronta d’un’epoca; a [p. 95 modifica] questo scopo fa degli studii archeologici e consulta dei libroni sull’arte dell’ammobigliamento.

Margherita si dà invece al genere fantastico, vuoi collocare dei mobili e degli oggetti orientali portati da Ruggeri a ricordo dei suoi viaggi. Intanto le botteghe sono saccheggiate di ciò che v’è di più bello e la zia ci s’interessa, si diverte e consiglia le fanciulle coll’esperienza della sua età. Poi vengono le pre-occupazioni per il corredo, tutto deve esser bello, fine, distinto: la biancheria, una nube di batista e di trina; i vestiti, un’armonia di stoffe e di colori. Tutte le volte che le fanciulle si mirano nello specchio con un nuovo abbigliamento che la sarta aggiusta con arte sapiente intorno alla loro persona, si trovano più seducenti e più belle; pensano alla sorpresa dei loro fidanzati e studiano nuove raffinatezze, nuove eleganze per rendersi sempre più belle e interessanti. Tutta la giornata è una febbre di [p. 96 modifica] comperare cose nuove e belle, poi la sera si riuniscono ad ammirare e discutere le compere fatte; i due fidanzati sono d’una galanteria perfetta, approvano tutto quello che fanno le loto sposine, non pensano che a contentarle e a renderle felici, poi portano ogni tanto doni preziosi, i diamanti s’ammucchiano negli scrigni, i fiori nei vasi di porcellana e i ninnoli sui tavolini. Se le fanciulle s’arrischiano ad esprimere un desiderio, poche ore dopo vien soddisfatto come per incanto. Esse sono felici perchè sentono d’essere amate e d’aver una persona che s’occupa costantemente di loro, vivono come in sogno e vedono avanzarsi troppo rapidamente il giorno in cui l’incanto potrebbe esser rotto, ma non ci pensano e sperano che la loro felicità durerà per tutta la vita.

Poi la zia è impaziente, vuol andare a passar l’inverno a Roma in mezzo ai suoi uomini politici, perciò affretta le nozze; sotto la sua [p. 97 modifica] direzione il moto diventa febbrile, vertiginoso, si fanno preparativi d’ogni sorta, inviti, partecipazioni, gli appartamenti degli sposi devono essere presto allestiti, il corredo pronto; la vita non è più un sogno, ma una fantasmagoria, un vortice che trascina, non si contano più i giorni, ma le ore, il tempo vola e viene anche la gran giornata. Mi vedo trasportata in chiesa, al Municipio, vedo intorno a me una quantità di persone, vi sono delle facce amiche e di quelle sconosciute, vedo sguardi curiosi, la zia mi susurra delle raccomandazioni che non ricordo, abbraccio piangendo Margherita. I nostri mariti devono usare un po’ di violenza per separarci e staccarci l’una dall’altra, poi mi sveglio come da un sogno e mi trovo per la prima volta sola con mio marito in un cupè della ferrovia e si viaggia lontano lontano verso l’ignoto, fidenti nell’avvenire.