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direzione il moto diventa febbrile, vertiginoso, si fanno preparativi d’ogni sorta, inviti, partecipazioni, gli appartamenti degli sposi devono essere presto allestiti, il corredo pronto; la vita non è più un sogno, ma una fantasmagoria, un vortice che trascina, non si contano più i giorni, ma le ore, il tempo vola e viene anche la gran giornata. Mi vedo trasportata in chiesa, al Municipio, vedo intorno a me una quantità di persone, vi sono delle facce amiche e di quelle sconosciute, vedo sguardi curiosi, la zia mi susurra delle raccomandazioni che non ricordo, abbraccio piangendo Margherita. I nostri mariti devono usare un po’ di violenza per separarci e staccarci l’una dall’altra, poi mi sveglio come da un sogno e mi trovo per la prima volta sola con mio marito in un cupè della ferrovia e si viaggia lontano lontano verso l’ignoto, fidenti nell’avvenire.