Il giornale intimo

Giulia Turco Turcati Lazzari

1895 Indice:Turco - Il giornale intimo.djvu Il giornale intimo Intestazione 2 agosto 2022 25% Da definire


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IL GIORNALE INTIMO


Chi conosce bene sè stesso, può presto imparare a conoscere anche, gli altri: sono raggi riflessi.

Lichtemberg.


Ha detto Lamartine:

“Donne un miroir à ta’‘vie, donne une heure à l’enregistrement de tes impressions, à l’examen silencieux de ta conscience. Il est bon de penser le jour avant de faire tel ou tel acte: j’aurai à‘en rougir ce soir devant moi-méme en l’écrivant. Il est doux aussi de fixer les larmes,qui nous échappent ou les larmes qui tombent de nos yeux pour les retrouver quelques années après et pour se dire: voilà donc de quoi j’ai ete heureux, voilà donc de quoi j’ai pleuré. Cela apprend l’instabilité des sentiments et des choses, cela fait apprécier les jouissances et les peines, non pas au prix du moment qui nous trompe, mais au prix de l’Eter: nité qui seule ne nous trompe pas.„

Queste belle parole del grande poeta francese m’hanno sempre colpito per il profondo insegnamento ch’esse ci porgono. La massima dell’antico sapiente: “Conosci te stesso, è certamente uno dei più utili consigli che si possano impartire all’uomo, poichè dallo studio delle proprie debolezze, di tanti piccoli e grandi errori, risulta. spesso una chiara conoscenza di - quelle forze morali che ad essi si oppongono e che costituiscono Besso un sano elemento di reazione.

Nondimeno lo:studio di sè stesso è fra tutti il più arduo: troppe illusioni fanno velo al discernimento, oscurando la verità delle cose.

È strano ad osservarsi come certe persone sono lontane dal riconoscere i loro più palesi difetti, come sono anzi spesso inclini a credersi fornite delle qualità contrarie. Ma, se l’ignoranza delle proprie imperfezioni è un fenomeno frequentissimo anche negli esseri più esperti ad investigare quelle degli altri, più disposti alla severità dei giudizi, accade però, non di rado, che i buoni anch’essi si trovino all’oscuro delle più preziose doti che li adornano, merito questo che, se accresce il profumo alla virtù, nuoce tuttavia, come la cecità. sui difetti, all’esercizio d’un culto istintivo nell’uomo civile, il quale esige una sicura conoscenza di tutti i nostri mezzi morali, voglio dire all’igiene dell’anima.

Un efficace aiuto all’indagine psicologica di noi stessi ce l’offre l’a bitudine utilissima di scrivere il giornale della propria vita, abitudine che fu comune a molte persone’ illustri e che ci valse, oltre pregevoli brani di storia, ricordi intimi di certe esistenze superiori le quali altrimenti ignorate, rifulgono nelle reliquie grafiche con tutto lo splendore dell’eccezione. [p. 921 modifica]

Poche letture sanno darci un diletto. così profondo come i libri che quest’usanza ci ha lasciati: veri documenti umani d’un valore incalcolabile nel vasto campo della psicologia.

Nessuna ricerca storica, nessuna induzione psicologica può’riprodurre così viva dinanzi allo, sguardo, così palpitante di verità, una: creatura umana scomparsa dalla terra, come il diario nel quale essa ha effuso i suoi più gravi pensieri, al quale ha affidato, senza reticenze vanitose, il mistero del proprio cuore e che è perciò più efficace e più veritiero di qualunque autobiografia.

Le migliori opere di questo genere ch’io conosca ci vengono dalla Francia.

Non voglio alludere all’interessante diario del pittore Eugène Delacroix, nè al mirabile Journal intime d’Amiel, nè ad altri simili lavori destinati forse originariamente alle stampe, che non corrispondono allo scopo da me espresso e che non sono adatti per signorine. Non parlerò nemmeno delle memorie della polacca Marie Bashkirtseff ch’ebbero l’onore di tante edizioni, che sono il riflesso sincero e luminoso d’una forte individualità artistica femminile, ma che non proporrei tuttavia ad esempio.

Citerò piuttosto il giornale della Regina Vittoria il quale, se non può vantare un. grande valore letterario; rimane pur. sempre un bel monuniento dellamor conjugale, e tanto più edificante perchè venuto da ‘ quelle alte sfere sociali ove, in massima, i severi affetti della famiglia sono una dolcezza proibita; il Journal de Marie Edmée, quello d’Eugénie de Guérin; un vero modello, e il Manuscrit de ma Mère pubblicato dal Lamartine, del quale egli scriveva: — “C’était l’histoire domestique de la journée, les annales de l’heure, le souvenir fugitif des heures et des im- pressions, saisi au vol et arrété dans sa course avant que la nuit l’eut fait envoler; les dates heureuses ou tristes, les évenements intérieurs, les épanchements d’inquiétude, les élans è Dieu; toutesles notes sensibles d’une nature qui vit, qui aime, qui jouit, qui souffre, qui. bénit qui in- voque, qui adore, une ame écrite enfin!.„

Felice colui che possiede un tale ricordo della. madre perduta, che può rivivere tutto il passato in questa dolce comunione di rimembranze colla sua anima!

Il libro che raggiunse più efficacemente lo scopo d’insegnare mediante il documento umano è senza dubbio: “Le Récit d’une Soeur„ della signora Augustus Craven nata de la Ferronays, alla quale i giornali bellissimi e le lettere di alcuni parenti, tutti o quasi tutti rapiti alla sua svi- scerata tenerezza da una morte prematura, permisero. di ricostruire la commovente storia intima d’una famiglia. È triste questo libro, triste assai, ma è vero, d’una straziante e salubre verità; quando siamo giunti alle ultime pagine di esso, pur avendo sofferto colle amabili creature che ne sono le protagoniste, sentiamo che dai loro dolori e dalle virtù colle quali li sopportarono, da quell’intensità di nobili affetti sopravviventi nella pietà, ci è derivato un po’ più di coraggio a soffrire e a [p. 922 modifica] lottare colla sventura, un po’ più di forza a rassegnarci, un senso consolante di fede nella grandezza della dignità umana in faccia alle grandi battaglie della vita. Io credo che questa pubblicazione, ancorchè di data vecchia ormai, sopravviverà a lungo fra le capricciose vicende della letteratura per coloro su cui il sentimento esercita un fascino predominante.

L’abitudine di scrivere un giornale è molto più sana ed utile di quanto possa parere a prima vista; non è come tanti ritengono, un vanitoso culto di tutte le impressioni, un perditempo biasimevole, un inutile appagamento dell’immaginazione fantasiosa, una sottrazione di confidenza a chi ha diritto di conoscere le pieghe più segrete del cuore.

Noi tutti abbiamo bisogno di discendere qualche momento nella profondità della nostra coscienza, di raccoglierci nella solitudine del nostro pensiero, dinanzi ai problemi della vita e dinanzi a Dio. Per taluni basta la meditazione, altri sentono invece la necessità di coordinare le idee e di dar loro una forma, trovando nel pensiero scritto un reale appagamento, un senso di conforto e di pace all’irrequietezza della mente. Ed ecco il piccolo volume amico ci sta davanti, la pagina bianca c’invita all’effusione di tanti sentimenti diversi, di tante diverse aspirazioni, c’invita a studiare l’anima nostra coll’ici schiarimento della parola, a scoprire l’errore, a trovare il rimedio, a stabilire Pequilibrio; la pagina bianca accoglie le confidenti rivelazioni e tace e non giudica: siamo noi che ci giudichiamo con essa.

Moltissimi giovani tengono un diario, specie durante certe fasi particolari della loro vita, dilettandosi d’enumerare tutti i loro fasti o vice- versa gli affanni più o meno reali, le pretese ingiustizie dei maestri, le severità dei genitori, le tirannie dei fratelli, i disinganni sugli amici, i complimenti ricevuti in società, descrivendo anche spesso i loro sogni rosei ma fallaci intorno a persone non sempre degne. Un giornale scritto a questo modo non ha alcun valore, è sovente una forma perniciosa, se non puerile, di romanticismo, uno sfogo di passioncelle e di vanità, una valvola malsana di sicurezza per le bizze tempestose dei temperamenti difficili che vi sfogano i malumori delle incontentabilità e delle intolleranze istintive.

Ma: se invece, tenendoci sempre fermi al’retto proposito della conoscenza di noi stessi e quindi ad un alto scopo morale, noi concediamo alcuni minuti all’esame del nostro animo, nel suo rapporto cogli eventi della giornata, nella fuggevole influenza dell’ora che passa, e ne raccogliamo con poche sintetiche parole il risultato, dalla somma di queste analisi quotidiane, possiamo fare delle deduzioni molto utili, possiamo sciogliere parecchi enigmi assai difficili dell’essere nostro, possiamo [p. 923 modifica] discernere più chiaramente mercè i liberissimi abbandoni dello spirito, qual’è nel vasto campo del bene l’ideale che più ci sorride.

È certo che l’utilità del giornale cresce in proporzione della sua sincerità; quanto più fedelmente ci riesce di ritrarre le nostre battaglie, tanto più profondamente penetriamo nei nostri errori e nella cagione di essi, trovandoci ‘in grado di determinare se v’abbia progresso o regresso nella vita interna.

Il pensiero che balena alla mente non si ritrova sempre il giorno appresso, la parola seritta si vede e rimane; quella parola che oggi forse non scriveremo più ci dimostra quanto è volubile il nostro spirito, come il momento ci vince e soggioga col suo impero.

Le impressioni di collera, di gioia, di disgusto, di compiacenza sorto già sfumate, o tramutate: l’ira è diventata compassione o pentimento, la gioia indifferenza, il disgusto tolleranza, la compiacenza freddezza. Ogni giorno possiamo rilevare l’incessante fluttuazione delle nostre idee, la mutabilità tutta umana di esse, la loro quasi inconsapevole evoluzione nella vita febbrile del cervello, nella lotta quotidiana dei moti contraddicenti dell’animo.

Lo studio dell’instabilità giovanile ci aiuta molto a contenere ciò che v’ha di soverchiamente sensibile o suscettibile nel nostro temperamento, ci aiuta a dominare certe tendenze, a renderci più miti, più sereni nel giudizio sugli altri, c’insegna. molto a conquidere la fermezza del carattere e a penetrare in tutti quegl’infiniti particolari che costituiscono una personalità, in poche parole ci fornisce i mezzi di fare una specie di cura intellettuale.

E. quando lo scopo è ottenuto, quando, mercè il valido appoggio della volontà abbiamo raggiunto quell’equilibrio interno ch’è la prima base al benessere dello spirito, come deve riescir dolce di ritrovare noi stessi nel nostro libro, nell’amico delle ore solitarie, in quelle pagine che portano l’impronta schietta della nostra vita con tutte le sue fasi liete e tristi, d’incontrarci da un anno all’altro, sia migliorati da qualche malsana debolezza, sia ugualmente costanti nei nostri buoni propositi.

Oltre questo, il giornale può avere uno scopo letterario o artistico Il ricordare, viaggiando, con qualche nota più o mene breve, tutte le cose che si sono ammirate, vale molto a rinforzare la memoria, spesso ad acuire l’ammirazione; la consuetudine di descrivere le impressioni della natura, costringendoci a più minute analisi di essa, ci rivela bellezza e armonie dianzi ignote di colori, di forme, di suoni; il commentare i libri letti, le commedie a cui si ha assistito, facendone un piccolo sunto e una critica privata, c’insegna a esaminare, a riflettere, a concludere, e anche questa continua analisi del nostro pensiero in faccia alle cose belle, in [p. 924 modifica] faccia agli eventi, siano pure anche estranei alla vita. nostra, ci costringe a discendere in noi stessi a provocare in certo modo la voce dell’individualità latente che sta sola, nel suo silenzio dinnanzi alla Divinità.

To ebbi più volte l’occasione di leggere brani di giornali inediti e sempre lo feci con piacere, con un interesse profondo e un po’ doloroso come se andassi a toccare colla mano un cuore umano e lo sentissi tremare, sotto la palma, nel suo palpito veloce.

Una volta, in uno stabilimento balneario, una fanciulla, parlando meco di questi diari, m’offerse di leggere il suo e mi consegnò uni grosso quaderno le cui ultime pagine erano chiuse da un nastro rosso. “Leggerà fin qui!,, mi disse “non le permetto di oltrepassare il nastro., Io lessi attentamente, avidamente per più ore. L’anima candida della scrivente mi si dischiudeva tutta dinanzi colla grazia mistica dell’adolescenza.

Tutto era semplice in quel manoscritto, e nulla era puerile. Nobili affetti, visioni serene della giovinezza, una sottile ricerca del proprio essere, accuse a sè stessa, rimpianti e proponimenti e Vittorie, come. disse Lamartine una vera anima scritta, che rivelava nelle sue innocenti confessioni la latente grandezza delle virtù femminili.

Una grave sventura, ahimè, troncò sul fiore quella fragile esistenza di donna che forse era nata ad illustre destino, ma coloro che l’amarono avranno fatto certamente tesoro delle belle pagine in cui ella sopravviveva.

Scrivete, scrivete, care fanciulle, e affidate alla madre vostra sola, alla migliore e più sicura confidente, la chiave del libro.

Nulla dies sine linea. È anche questo un precetto antico.

Studiate attentamente il vostro cuore onde possiate comprendere più tardi quello degli altri. Per la donna, lo studio del cuore umano è una «delle prime basi nell’ardua scienza della vita. <div class="a_destra " style="text-align: right; margin-right:1em!Jacopo Turco.;  ;" > {{{1}}}