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tare colla sventura, un po’ più di forza a rassegnarci, un senso consolante di fede nella grandezza della dignità umana in faccia alle grandi battaglie della vita. Io credo che questa pubblicazione, ancorchè di data vecchia ormai, sopravviverà a lungo fra le capricciose vicende della letteratura per coloro su cui il sentimento esercita un fascino predominante.

L’abitudine di scrivere un giornale è molto più sana ed utile di quanto possa parere a prima vista; non è come tanti ritengono, un vanitoso culto di tutte le impressioni, un perditempo biasimevole, un inutile appagamento dell’immaginazione fantasiosa, una sottrazione di confidenza a chi ha diritto di conoscere le pieghe più segrete del cuore.

Noi tutti abbiamo bisogno di discendere qualche momento nella profondità della nostra coscienza, di raccoglierci nella solitudine del nostro pensiero, dinanzi ai problemi della vita e dinanzi a Dio. Per taluni basta la meditazione, altri sentono invece la necessità di coordinare le idee e di dar loro una forma, trovando nel pensiero scritto un reale appagamento, un senso di conforto e di pace all’irrequietezza della mente. Ed ecco il piccolo volume amico ci sta davanti, la pagina bianca c’invita all’effusione di tanti sentimenti diversi, di tante diverse aspirazioni, c’invita a studiare l’anima nostra coll’ici schiarimento della parola, a scoprire l’errore, a trovare il rimedio, a stabilire Pequilibrio; la pagina bianca accoglie le confidenti rivelazioni e tace e non giudica: siamo noi che ci giudichiamo con essa.

Moltissimi giovani tengono un diario, specie durante certe fasi particolari della loro vita, dilettandosi d’enumerare tutti i loro fasti o vice- versa gli affanni più o meno reali, le pretese ingiustizie dei maestri, le severità dei genitori, le tirannie dei fratelli, i disinganni sugli amici, i complimenti ricevuti in società, descrivendo anche spesso i loro sogni rosei ma fallaci intorno a persone non sempre degne. Un giornale scritto a questo modo non ha alcun valore, è sovente una forma perniciosa, se non puerile, di romanticismo, uno sfogo di passioncelle e di vanità, una valvola malsana di sicurezza per le bizze tempestose dei temperamenti difficili che vi sfogano i malumori delle incontentabilità e delle intolleranze istintive.

Ma: se invece, tenendoci sempre fermi al’retto proposito della conoscenza di noi stessi e quindi ad un alto scopo morale, noi concediamo alcuni minuti all’esame del nostro animo, nel suo rapporto cogli eventi della giornata, nella fuggevole influenza dell’ora che passa, e ne raccogliamo con poche sintetiche parole il risultato, dalla somma di queste analisi quotidiane, possiamo fare delle deduzioni molto utili, possiamo sciogliere parecchi enigmi assai difficili dell’essere nostro, possiamo di-