Il filosofo di campagna/Appendice
Questo testo è completo. |
◄ | Atto III | Nota storica | ► |
APPENDICE.
Dalla ristampa del Filosofo di campagna fatta a Venezia nel 1756,
presso Modesto Fenzo1.
ATTO PRIMO
SCENA IX. 2
Eugenia. Se amor provasti mai,
Se sai che cosa è affetto,
Ben puoi vedermi in petto
A palpitare il cor.
E palpitar se il vedi,
Se credi a’ miei sospiri,
Perchè da’ suoi martiri
Non lo ritogli ancor? (parte
Rinaldo. Parto, Lesbina, anch’io; ma tu frattanto
Rassicura pietosa il mio tesoro;
Dille che vivo in pene, e che l’adoro.
Al mio bene tu le dirai,
Che nel laccio amor m’ha preso,
E ferito è questo cor.
Senti, senti: le dirai,
Che quegli occhi suoi furbetti,
Quelle guancie, quei labretti
M’hanno fatto innamorar.
Se mai l’amabile
Mia bella Eugenia
Alle mie lagrime,
Spietata e rigida
Si vuol mostrar;
Dille che smanio,
Dille ch’io peno:
Dille che l’anima
Sta per andar. (parte
ATTO SECONDO
SCENA VII.3
Perchè lasciarmi, ingrata?
Senti questi sospiri,
O cieli, oimè!
Anima mia, ben mio,
Placati e dimmi sì...
Ma tu non hai pietà. (parte
SCENA X.4
Sarei bene una stolta, una pazza,
Se allo sposo dicessi no.
Sì signore, per una ragazza
Miglior bene trovare non so.
Se mi dice lo sposo: son qui;
Presto, presto rispondo: gnor sì.
Non vi è pericolo.
Che questo articolo
M’abbia a confondere;
Voglio rispondere
Sempre così. (parte
SCENA XI.5
Infelice, abbandonata
Mi vedete, eterni Dei;
Nell’orror de’ mali miei
Son costretta a palpitar.
Pur se voi d’amica stella
Scintillar mi fate un raggio,
Io ripiglio il mio coraggio,
E comincio a respirar. (parte
ATTO TERZO
SCENA II.6
Che più7 bramar poss’io?
Più non chiamo ingiusto Amore;
Mi son dolci le sue pene,
S’è costante il caro bene
Nel serbarmi fedeltà. (entra in casa di Nardo