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APPENDICE.
Dalla ristampa del Filosofo di campagna fatta a Venezia nel 1756,
presso Modesto Fenzo1.
ATTO PRIMO
SCENA IX. 2
. . . . . . . . . .
Eugenia. Se amor provasti mai,
Se sai che cosa è affetto,
Ben puoi vedermi in petto
A palpitare il cor.
E palpitar se il vedi,
Se credi a’ miei sospiri,
Perchè da’ suoi martiri
Non lo ritogli ancor? (parte
Rinaldo. Parto, Lesbina, anch’io; ma tu frattanto
Rassicura pietosa il mio tesoro;
Dille che vivo in pene, e che l’adoro.
Al mio bene tu le dirai,
Che nel laccio amor m’ha preso,
E ferito è questo cor.
Senti, senti: le dirai,
Che quegli occhi suoi furbetti,
Quelle guancie, quei labretti
M’hanno fatto innamorar.
Se mai l’amabile
Mia bella Eugenia
Alle mie lagrime,