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APPENDICE.

Dalla ristampa del Filosofo di campagna fatta a Venezia nel 1756,
presso Modesto Fenzo1.

ATTO PRIMO

SCENA IX. 2

.     .     .     .     .     .     .     .     .     .     

Eugenia.   Se amor provasti mai,
  Se sai che cosa è affetto,
  Ben puoi vedermi in petto
  A palpitare il cor.
  E palpitar se il vedi,
  Se credi a’ miei sospiri,
  Perchè da’ suoi martiri
  Non lo ritogli ancor? (parte
Rinaldo. Parto, Lesbina, anch’io; ma tu frattanto
Rassicura pietosa il mio tesoro;
Dille che vivo in pene, e che l’adoro.
  Al mio bene tu le dirai,
  Che nel laccio amor m’ha preso,
  E ferito è questo cor.
  Senti, senti: le dirai,
  Che quegli occhi suoi furbetti,
  Quelle guancie, quei labretti
  M’hanno fatto innamorar.
  Se mai l’amabile
  Mia bella Eugenia
  Alle mie lagrime,

  1. Questa ristampa fu seguita nelle edizioni Guibert e Orgeas di Torino (1777) e Zatta di Venezia (1795).
  2. Vedi pag. 162.