Il figlio di Grazia/I
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II | ► |
I.
La casa era di legno, piccola e nera, ma massiccia come uno scarpone di montagna, e quando Bernardo, così grande e grosso, saliva la scaletta e scompariva nella porta, la gente diceva: «Attenti, che ora la casa cammina come il guscio di una lumaca.» Ma quando al finestrino compariva la testina di Grazietta colla sua gran cuffia che s’impigliava nei vetri aperti, la gente rideva dicendo: «Ecco un topolino preso nella trappola.»
Rideva spesso la gente della valle sul conto di Bernardo e di Grazietta, ma non per cattiveria: tutti volevano bene a quei due; ma chi avrebbe potuto tenersi, quando la domenica capitava su dal viottolo dei prati quell’omone — l’uomo più grande della valle — con quella donnina appesa al suo’ braccio, la quale non aveva che da tenersi ben attaccata e sollevar i piedini per passar i fossi all’asciutto?
Nei primi tempi anche lui, Bernardo, rideva, felice della sua bambolina dal bel visetto rosa, che sguisciava per la casa, proprio come un topolino, senza far rumore, e doveva montar ritta sulla seggiola per piegar la tovaglia, e aveva sempre bisogno dello sgabello per arrivare a pigliar le robe sulla credenza. Lei era tutta fiera di quell’omone che faceva tremar i vetri colla sua voce grossa e scricchiolare il pavimento co’ suoi passi pesanti; egli arrivava a staccar dal soffitto i salami senza neppur mettersi in punta di piedi!
Ma passarono gli anni e lei non rise più, e lui neppure.
Il Signore non mandava a Grazietta la benedizione di un bambino, ed ella diceva fra sè: «Sono troppo piccina, ho l’aria di una bambina anch’io e il Signore ha paura ch’io non sia buona a far la mamma»
E pregava, inginocchiata nella chiesa, e anche ogni volta che passava davanti alla cappelletta delle anime del Purgatorio, là sul ponte del torrente, diceva: «Miei poveri morti, intercedete Dio per me!»
Suo marito, quando scendeva dal monte dove aveva condotto le bestie a pascolare, cercava cogli occhi la sua casetta scura in mezzo al prato verde, e, trovatala, si metteva a cantare per la contentezza del rivederla. «C’è qualcuno più felice di me?» diceva poi ad alta voce nel gran silenzio della valle.
Nessuno gli rispondeva e anche lui non parlava più: andava innanzi con la faccia fatta a un tratto pensierosa, come se qualcuno gli avesse detto: — «Sì, c’è tanta gente più contenta di te. Nella vostra casa manca qualche cosa che somiglia un raggio di sole che rallegra dove entra e riscalda i cuori. Non avete un bambino, un figlio vostro, in cui tu possa rivederti com’eri da piccino, che tu possa educare perchè tresca migliore di te, per il quale tu debba lavorare, e che sia la tua gioia ora e diventi la tua consolazione più tardi».
Bernardo scoteva la testa come se volesse liberarsi da questo pensiero, ma prima di entrare in casa alzava la faccia al cielo e diceva con fervore: «Signore buono! mandami un figlio o una figlia, quel che vuoi! e poi non ho più nulla da desiderare!»
Venne l’inverno, e Bernardo pareva non ci pensasse più.
La mattina di Natale trovarono che la neve arrivava sin quasi al parapetto della loggia. La valle tutta sembrava sprofondata in un mucchio di bambagia: veniva su colma, soffice, candidissima, a coprire tutte le sporgenze, a colmare tutti i vuoti, e dava un senso di gran pace, come un bisogno di buttarsi dentro e di chiudere gli occhi, cullati dal tintinnare frettoloso e allegro delle tre campanelle della chiesa del villaggio.
Bernardo disse a sua moglie:
«Sta lì ancora un poco, perchè fa un freddo birbone; io vado giù a vedere se l’oca non è gelata nella casseruola.»
«Tu pensi soltanto all’oca» gli rispose Grazietta. «Io penso ch’è Natale e che non potremo uscire e andar in chiesa, con questa nevicata.»
«Tu mi credi un eretico» disse Bernardo col suo vocione «io colla bocca ho parlato dell’oca, ma col cuore ti giuro che ho pensato alle tre messe di Natale. Ora vado giù a far la calata, ma se occorre ti porto sulle mie spalle come tre anni fa: ti ricordi?
Grazia arrossì e non parlò, e Bernardo uscì colla pala e colla scopa.
Grazia seguitò ad arrossire sprofondata nel gran guanciale di piuma e cogli occhi fissi al soffitto, dal quale pendevano pezzi d’agnello salato e salami secchi. Ella però non guardava quella roba: il suo pensiero vedeva Bernardo camminare nella neve alta con sua moglie sulle spalle, e la gente di sul sagrato della chiesa che li guardava venire e rideva, dicendo: «è una bambolina, ah! ah!»
— Già, una bambolina: una bambolina di ventisei anni che non ha neppure un bambino! — Sospirò forte, poi sorrise pensando alla sua vecchia nonna, che due mesi prima, quand’ella era andata al di là del monte a trovarla, le aveva detto fissandola:
«Tu diventerai mamma, Grazietta: è la tua vecchia nonna che te lo vede negli occhi».
Oh, fosse vero, fosse vero! Lei, Grazietta, tornata a casa, non aveva avuto il coraggio di dire al suo Bernardo ciò che la nonna aveva profetato; perchè farglielo sperare? Ormai poteva mettere il cuore in pace: da tanti anni aspettavano e pregavano e Dio non li aveva mai esauditi. Oh, ma se fosse vero!... se la nonna avesse indovinato! Gesù, Gesù bambino, mandami un segno oggi, nel dì del tuo Natale, e ti prometto che io, il mio Bernardo e il nostro figlio, saremo sempre buoni e ti loderemo in eterno.
E guardò fuori della piccola finestra.
Nel cielo d’Italia non passano le bianche cicogne che portano i bimbi e le benedizioni nelle case del Nord: da noi sono le rondini, le brune rondini dall’ali acute, che tornano nella primavera a far i nidi sotto le nostre grondaie e a portarci l’augurio di pace e di prosperità.
Ma nel cielo sereno e freddo di quella mattina di Natale, Grazia non vide passare le rondini; esse sono andate lontano, lontano, a cercar il caldo e le rose al di là del mare.
Eccolo, invece, l’abitatore del freddo cielo delle Alpi, delle rupi scoscese su cui non si ferma la neve! Gli occhi acuti di Grazia lo vedono lassù, in alto, in alto.... Tutto tace intorno, smorzato da quella gran nevicata, e le pare d’essere sola al mondo, lei nella sua casetta e quell’aquila lassù, e prova uno sbigottimento.
«Che cosa mi porti? che cosa mi porti, o aquila, dal cielo?» mormora.
In quella Bernardo rientra tutto rosso, col giubbone spruzzato di neve.
Egli si stupì che sua moglie non fosse ancora alzata.
«Non ti senti bene, Grazia?» disse.
Ma lei rispose:
«No, sto bene» e scese dal letto, ma dovette aggrapparsi ai materassi perchè si sentì a un tratto mancar le forze.
Bernardo si voltò, e nel momento che chiedeva: «che hai?» Grazietta diventò ancora più pallida, barcollò e battè le ginocchia sul pavimento di legno.
Bernardo stese le braccia con un grido, ma lei sollevò il viso bianco e lo guardò cogli occhi raggianti di una luce strana.
«Lasciami, lasciami in ginocchio, marito mio,» disse con una voce rotta e il sorriso sulle labbra smorte. «Inginocchiati anche tu: ringraziamo il Cristo bambino, e promettiamo d’essere sempre buoni cristiani, di amare Dio sopra ogni cosa e il prossimo come noi stessi.»
Bernardo s’inginocchiò, ringraziò, promise, quand’ebbe riposta sul letto la sua piccola moglie, le disse:
«Io ho fatto ciò che hai voluto, ma non so ancora perchè.»
E lei rispose:
«Va alla chiesa: io mi sento un po’ debole e non posso venire. Quando tornerai te lo dirò.»
Bernardo andò, e tornò presto con un forte odor d’incenso appiccicato alla grossa giacca di lana e con la curiosità dipinta sulla sua larga faccia di bonaccione.
«Lontano da te io non so pregare» disse. «Don Pietro ci raccontò il Vangelo di S. Luca, quel pezzo, sai quando i pastori si dicono l’un l’altro: andiamo a Betlemme, andiamo a vedere che cosa è successo, che cosa il Signore ha fatto conoscere. L io pensavo intanto, senza volerlo: faccia presto, Don I tetro, che io possa tornar a casa e sapere che cosa è successo alla mia bambolina, che cosa il Signore le ha fatto conoscere ...»
Grazia si rizzò sui gomiti, cogli occhi illuminati, e disse seria: . .
«Dimmi, dimmi cosa hanno fatto poi i pastori!»
«I pastori?.... lo sai bene, Grazia, partirono subito per Betlemme e trovarono Maria in una stalla e il bambino Gesù coricato nella mangiatoia.»
«E poi?» .
«E poi» seguitò Bernardo, grattandosi la nuca e sollevando le sopracciglia con un’aria imbarazzata «poi.... non so più: tu lo saprai meglio di me, tu che conosci tutti i Vangeli.»
«Sì» rispose Grazia col visetto serio e accentuando le parole come se leggesse. «E i pastori se ne tornarono glorificando Dio di tutte le cose che avevano sentite e vedute, proprio come era stato loro predetto.»
«Già» disse Bernardo «ma io non capisco, non so perchè tu vuoi ch’io lo ripeta, bambolina mia.»
Ma ella, con una voce che non pareva più la sua, che aveva qualchecosa di solenne, gli disse:
«Non chiamarmi più bambolina! Il Signore mi mandò un segno che ci manderà un figlio.»
«Un figlio!»
Le pareti di legno risonarono alla voce tonante di Bernardo; egli rise, rise come un fanciullo che non ne sa il perchè e stese le braccia per stringersi sul petto la sua bambolina, ma rimase così, a guardarla estatico, cogli occhi lucidi e le labbra aperte.... Essa non era più una bambolina, era una donna, una donna benedetta dal Signore!...
Cessò a un tratto di ridere e si lasciò cadere ginocchioni vicino al letto, singhiozzando di felicità.