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Nei primi tempi anche lui, Bernardo, rideva, felice della sua bambolina dal bel visetto rosa, che sguisciava per la casa, proprio come un topolino, senza far rumore, e doveva montar ritta sulla seggiola per piegar la tovaglia, e aveva sempre bisogno dello sgabello per arrivare a pigliar le robe sulla credenza. Lei era tutta fiera di quell’omone che faceva tremar i vetri colla sua voce grossa e scricchiolare il pavimento co’ suoi passi pesanti; egli arrivava a staccar dal soffitto i salami senza neppur mettersi in punta di piedi!

Ma passarono gli anni e lei non rise più, e lui neppure.

Il Signore non mandava a Grazietta la benedizione di un bambino, ed ella diceva fra sè: «Sono troppo piccina, ho l’aria di una bambina anch’io e il Signore ha paura ch’io non sia buona a far la mamma»

E pregava, inginocchiata nella chiesa, e anche ogni volta che passava davanti alla cappelletta delle anime del Purgatorio, là sul ponte del torrente, diceva: «Miei poveri morti, intercedete Dio per me!»

Suo marito, quando scendeva dal monte dove aveva condotto le bestie a pascolare, cercava cogli occhi la sua casetta scura in mezzo al prato verde, e, trovatala, si metteva a cantare per la contentezza del rivederla. «C’è qualcuno più felice di me?» diceva poi ad alta voce nel gran silenzio della valle.

Nessuno gli rispondeva e anche lui non parlava più: andava innanzi con la faccia fatta a un tratto pensierosa, come se qualcuno gli avesse detto: — «Sì, c’è tanta gente più contenta di te. Nella vostra casa manca qualche cosa che somiglia un raggio di sole che rallegra dove entra e riscalda i cuori. Non avete