Il diavolo nella mia libreria/Ulisse e Circe
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Ulisse e Circe.
Ma ecco finalmente un libro, di cui l'antiquario di Milano mi darà qualcosa di più di quattro soldi.
È un'antica Odissea.
Oh, libro che hai profumo di giovinezza e di mare, come sei anche tu qui?
Ulisse è pure un gran personaggio, ancorché sia greco e da qualche tempo si sia parlato troppo di Ulissidi. E fra le molte attitudini in cui Ulisse mi appare, quella più persistente è quando il re scettrato Ulisse, nel parlamento dei greci, alza lo scettro e lo fa ricadere più e più volte su le spalle del deforme Tersite finché la invettiva di costui contro i re si muta in doloroso pianto.
Eppure Tersite non ha torto quando inveisce contro i re e li chiama divoratori di doni! E con tutto questo Ulisse mi piace!
E Ulisse, l’eroe, mi richiamò in mente anche Circe e la greggia dei porci mansueti: e ricordai lo stupore che, un giorno, mi colse quando, in fondo alle paludi pontine, mi fu indicato un monte, e mi fu detto: «Quello che voi vedete laggiù, è il promontorio Circeo».
Quel monte aveva forma di varie cùspidi, e pareva, nella lontananza, una corona regale, azzurra, impressa nel più tenue azzurro del cielo.
Colà, dunque, approdò l’eroe; e questa terra ne conserva la memoria per questa sua desolazione. Là, dunque, sorgevano sul mare i palazzi della divina Circe, la figlia del Sole!
Divina idiota! Il cieco Omero l’ha veduta; e dice che essa ha il crine ricciuto, e canta notte e dì. Ha i calzari d’oro, il cìnto d’oro, la veste bianca, e canta notte e dì. Quando fa qualche cosa, spreme con le bianche mani le erbe magiche per il beverone.
Gli uomini che navigano il mare, accorrono al suo canto. Circe dà da bere il beverone e trasforma gli uomini in animali diversi, porci, orsi, leoni; ma mansueti! perchè pascolano attorno a lei. E così furono trasformati molti eroi.
Ma non così Circe trasformò Ulisse. Egli le si avventa con la spada. Ella trema e domanda mercè; e per un anno lui se la gode, e lei lo mantiene. Quale mito!
«E voi siete andato sino al monte Circeo a vedere se trovavate ancora Circe, che vi mutasse in porcello».
Riconobbi la voce di Satana.
⁂
«Non arrossite: non è peccato».
E invece per tutti questi libri di teologia è peccato, mortale peccatum! Uti non licet, non è lecito usare se non quanto è concesso per la propagazione della specie.
Ma senza Circe, senza Nausicae, senza Calipso che sarebbe mai l'Odissea? Non sarebbe. Poi ripensai ancora ad Ulisse quando, navigando pel mare, vide biancheggiare fra le stillanti chiome il volto delle Sirene, e i grandi corpi per le onde azzurre: e allora Ulisse comandò che lo legassero all'albero della nave, perchè capiva che al canto delle Sirene non avrebbe potuto resistere. E udivo il canto delle Sirene per le parole del gran poeta cristiano:
Io son, cantava, io son dolce sirena
Che i marinari in mezzo il mar dismago.
Oh, vecchio Omero, oh, padre Dante, senza il canto delle Sirene voi non avreste potuto cantare il vostro poema immortale.
E anche questi immani libri di teologia, dove spasima la rinuncia, non sarebbero stati scritti! Riguardai la testa di Cristo per domandare conforto.
Lagrimava; e anch’io lagrimai.