Il diavolo nella mia libreria/Fiat voluntas mea
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Fiat voluntas mea.
Sono ritornato col pensiero a quello spettacolo di lusso e di lascivia muliebre, che il mio amico mi descriveva con sì accesi colori, e che gli ha fatto girare il cervello.
Esso è generalmente denunciato come un fenomeno di corruzione borghese. Si denuncia anche la depravazione delle fanciulle borghesi che si prostituiscono per una toilette! Si manda un grido di allarme per l’avvenire della razza. Se ne incolpano le copertine dei libri, piuttosto invereconde. Non mancano i profeti che annunciano: Ninive sarà distrutta! E siccome bisogna creare, così si crea dai profeti il mito della virtù proletaria.
Queste cose sono vere, ma facendole girare un poco, possono essere anche non vere. Tutte le volte che per qualsivoglia cagione una società umana rompe i freni delle antiche leggi, e distrugge le sue gerarchie, e si ignora la legge del domani, appare questo fenomeno che noi chiamiamo di corruzione, e che forse altro non è se non un ritorno all’istinto.
Così il Boccaccio ci racconta che nella pestilenza in Firenze del 1348, essendo la reverenda autorità delle leggi, così divine come umane, quasi caduta e dissoluta, i cittadini erano divenuti lascivi, e vivevano come ogni giorno fosse l'ultimo loro giorno; e anzi che aiutare i futuri loro frutti della terra, di consumare quegli che si trovavano presenti, si sforzavano con ogni ingegno.
E ciò può spiegare lo scarso risultato che ha ottenuto la ripetuta predicazione dell’onorevole ministro, Presidente del Consiglio: «risparmiate e producete»
Aggiunge il Boccaccio che niuna, quantunque leggiadra o bella o gentil donna fosse, infermando, non curava d’avere a suoi servigi uomo, qual che egli si fosse, o giovane o altro, e a lui senza alcuna vergogna, ogni parte del corpo aprire; e non che le solute persone, ma ancora le racchiuse ne’ monasteri, si davano a diletti carnali.
E girando ancora le cose su la palma della mano, questo della donna che rompe i freni all’antico pudore, può sembrare un grande, un magnifico spettacolo. È un fenomeno rivoluzionario. È il sindacato femminile che domanda la sua libertà e la sua gioia. Ogni volta che la donna domanda la sua libertà, fa esibizione di ciò che le è specifico: le mammelle, ad esempio. Ecco il perchè della moda col petto ignudo.
Anche le popolane di Parigi che inalberavano su le picche una testa di aristocratico, marciavano urlando a petto nudo.
Si può anche pensare ad un altro perchè della moda col petto nudo; ed è che la donna rinuncia alla fatica della maternità.
Io non dico che le signorine nell’ostentare quanto più possono delle loro mammelle siano comprese da pensieri filosofici; ma involontariamente con quella loro esposizione fanno comprendere che esse intendono destinare il loro seno all’arida lussuria: non all’allattamento.
La donna che dà il latte, occulta nell'atto sacro le sue mammelle.
Il lusso, il piacere, la donna si possono considerare altresì come le spore della fermentazione. Esse incominciano gioiosamente ad agitarsi dopo un gran turbamento della vita.
«Il lusso, il piacere, le arti — osservava Napoleone nel 1795, dopo che il Reggimento del Terrore ebbe troncate tante teste — riprendono il loro impero in modo che fa stupore. Le donne dovunque. Les femmes partout».
Né d’altronde si vorrà credere che il sindacato delle donne aspiri alla pedagogia, o al Parlamento, o al Soviet, o al Tribunale.
Lo dice, ma non è vero. O almeno non è vero per le donne belle. Le brutte non sono donne. Aspira, come ogni sindacato, al fiat voluntas mea, come è scritto su la giarrettiera di quella signorina. Dove si trova più una bella fanciulla che scopi, che lavi, che pulisca amorosamente per casa? Scopano, lavano, puliscono se stesse.
Oppure, girando ancora le cose: nulla! Come nel mare. Le onde si rovesciano e spumano alla superficie: a pochi metri di profondità, tutto è tranquillo.