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:: | Fiat voluntas mea | 63 |
Queste cose sono vere, ma facendole girare un poco, possono essere anche non vere. Tutte le volte che per qualsivoglia cagione una società umana rompe i freni delle antiche leggi, e distrugge le sue gerarchie, e si ignora la legge del domani, appare questo fenomeno che noi chiamiamo di corruzione, e che forse altro non è se non un ritorno all’istinto.
Così il Boccaccio ci racconta che nella pestilenza in Firenze del 1348, essendo la reverenda autorità delle leggi, così divine come umane, quasi caduta e dissoluta, i cittadini erano divenuti lascivi, e vivevano come ogni giorno fosse l'ultimo loro giorno; e anzi che aiutare i futuri loro frutti della terra, di consumare quegli che si trovavano presenti, si sforzavano con ogni ingegno.
E ciò può spiegare lo scarso risultato che ha ottenuto la ripetuta predicazione dell’onorevole ministro, Presidente del Consiglio: «risparmiate e producete»
Aggiunge il Boccaccio che niuna, quantunque leggiadra o bella o gentil donna fosse, infermando, non curava d’avere a