Il cipresso di San Bartolomeo

occitano

Germain Coulazou 1911 1911 Emanuele Portal Indice:Antologia provenzale, Hoepli, 1911.djvu poesie Il cipresso di San Bartolomeo Intestazione 30 maggio 2024 75% Da definire

Questo testo fa parte della raccolta Antologia provenzale


[p. 430 modifica]

IL CIPRESSO DI SAN BARTOLOMEO.

Il cipresso di San Bartolomeo è un grande albero come non se ne vedono uguali. E grande, vigoroso, è un colosso, e sono fiero di dirlo mio.

Bisogna vedere come si dondola, quando soffia il gran Maestrale. Faccia freddo, caldo o sereno, non si piega, non se ne cura.

A tradimento il tuono ha spesso cercato di sorprenderlo. Il gigante ride della sua bassezza e il tuono fugge irato. [p. 431 modifica]

Quando l'uragano brontola da padrone, l'albero tiene testa come se fosse rigido. Tutto fugge nei campi, ma esso resta immobile.

Cercate in tutta la pineta, o a Fontfroide o ai Mandrons, non v'è uno che abbia la gamba sì vigorosa, se non quello dei Quatre-Seigneurs.

Quando il sole ai nostri occhi non è ancora spuntato, si sente sulla sua più elevata cima il cucolo cantare all'alba.

Ha il corpo simile ad una casa; vi ricovera ogni bestia pennuta. Ogni razza vi si governa a suo gradimento. Tutto vive in esso, canta e vi è amato. [p. 432 modifica]

Bisogna vederli alla prima alba, quando si preparano a partire. Ogni tribù si salva lontano e va a divertirsi nei prati.

Poi, quando viene la sera, ogni madre chiama i suoi. Essi vengono a raggiungere il loro nido, cantando gradevoli canzoni.

Ed io, felibre, li ascolto, finchè non cantano più. E mi addormento presso l’albero, contento, quando sono tutti ritornati.

[p. 430 modifica]

G. Coulazou


LOU CIPRÈS DE SENT BERTOUMIEU.


Lou Ciprès de Sent Bertoumieu
     Es un aubràs que n’i’a pas fossa:
     Es grand, garrut; es un colossa
     È soui fier de lou dire mieu.

Fau veire couma se balança,
     Quand boufa lou gros magistrau.
     Que fague frech, caud ou bonança,
     Se vira pas, i’es ben egau.

Lou tron souvent embé traitessa
     De lou sousprene a ensajat:
     Lou gigant ris de sa bassessa,
     E lou tron fugis enrajat.

[p. 431 modifica]


Quand l'ouragan roundina en mestre,
     L'aubre ten cop, es acoutat.
     Tout fout lou camp dins lou campestre,
     Mais el demora aqui plantat.

Cercàs dins touta la pineda,
     Siegue à Font-frecha ou as Mandrous,
     N'i'a pas qu'ajoun camba tant reda,
     Setat lou das Quatre-Segnous.

Quand lou sourel, à nostra vista,
     A pas encara paregut,
     S'ausis, sus la cima requista,
     A l'auba cantà lou coucut.

A soun cors couma una caserna:
     L'abriga tout bestiau plumat.
     Chaca mena se ie gouverna;
     Tout vieu, tout canta e i'es aimat!

[p. 432 modifica]


Vous lous cau veire à la prima auba
     Quand s’apreparoun per partì:
     Chaca oustalada au lion se sauva
     Dins lou prats vai se divertì.

Pioi, quand arriva la vesprada,
     Chaca maire sona lous sieus;
     Venoun rejougne sa cambrada
     En diguent de cants agradieus.

E ieu, felibre, lous ausisse
     D’aqui tant que cantoun pas pus.
     Au ped de l’aubre m’endourmisse,
     Countent quand toutes soun renduts.


(S.º D.º di Montpellier).                         (Lou Felibrige latin).