Il cavallarizzo/Libro 2/Capitolo 64


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Cap 64. Del modo d'insegnare al cavallo il corvettare, & il maneggiar da per se alla terra.


Ancor che questo paia impossibile è però vero; & io ho visto ginetti maneggiar in questo modo da se stessi, senz’huomo à cavallo. Il modo adunque sarà questo, che di poi che’l cavallo saprà ben accomodarsi ne i maneggi terragnoli essendo di gran spirito, di buon animo, e quieto, lo devete usare usare in una strada stretta, murata dalle bande à corvettare minutissimamente sa fermo à fermo senza aiuto veruno; eccetto che all’incontro vostro, & di dietro le spalle deveno stare dui huomini intendenti dell’arte, li quali deveno attendere à non lasciarlo partir di luogo, minacciandoli con la bachetta in mano, & battendolo nelle gambe dinanzi bisognando; & facendo quella voce, che al corvettare si usa; & l’huomo che vi sta dietro deve havere una canna schiappata in mano, lunga quattro palmi piu di quella, ch’io vi dissi di sopra, quando ragionai delle corvette, con la quale nel corvettarlo deve andar percotendo pian piano, & spesso, ma à tempo, sulla croppa: di poi delle quali corvette così fatte, farete che dett’huomo si ritiri in dietro un mezzo repelone, & voi passeggiato che havrete inanzi, & indietro senza alcuno aiuto darli, ma facendo, che quelli che stanno à i capi del vostro passeggio al pigliar della volta lor l’aitano di voce, e di bachetta, over canne spaccate lunghe quanto s’è detto, lo aviarete voi al galoppo; il quale andare rinforzando di repelone in repelone fin al fine, rinforzando anch’essi gli aiuti suddetti sempre; li quali saranno dati in questo modo, che voltando voi à man dritta. Il cavallo l’huom che vi stà davanti lo batti sulla spalla sinistra, accompagnando sempre la battittura con la voce, che si conviene al [p. 108v modifica]girare; & subito girato ch’è il cavallo gli dia con la bachetta sulla groppa sgridandogli in questo modo, vià, vià, vià, inanzi, inanzi; & il medesimo faccia quell’huomo, che all’altro capo del repelone, percotendolo però nel girare à man manca sulla spalla dritta. Et subito finito, che ha questo maneggio, & anco il corvettare fate che gl’istessi huomini, deposte le bachette over canne, subito gli diano dell’herba fresca, ò qualch’altra cosa, che li diletti à magnare, e che li facciano carezze assai, con pur assai parole lusinghevoli, & voi dismontato in quel instante ve n’andrete via lasciandolo in man loro con le redine sul collo, & col botton d’esse abbastiato al suo devere. Et in questo lo continuarete tanto ogni mattina per tempo, & ogni sera che vi paia che sa se stesso facci ogni cosa bene, & presto, senza un minimo aiuto vostro. Dipoi dismontando pure lo lasciarete li nel mezzo de i due muri, e de i dui huomini suddetti, col le due redine abbottonate sul collo: e lasciarete che lor faccino quel medesimo, che facevano nel farlo corvettare, & corvettando subito se gli facci carezze con herba fresca in mano da l’huom che li sta innanzi, e quello di dietro si ritiri al suo luogo al capo del repelone, & subito dipoi deve l’huom, che li sta inanzi con quella voce, che si fa alle volte basse, battendolo con misura à tempo nella spalla contraria alla volta, & poi subito voltato, nella croppa aiutarlo à fare il solito maneggio. Et fatto che haverà da quattro ò sei repelloni in questo modo tantosto li deveno fare le carezze solite, che così continuandosi due volte il giorno son certo che venerà il cavallo à maneggiarsi bene da se stesso, senz’huomo à cavallo, ma però non forse senza li dui à piedi suddetti. Ho conosciuto un gentilhuom dell’arte che fece un gentil ginetto che maneggiava così, & corvettava senz’huom à cavallo. Ne dev’esser di maraviglia à crederlo se si crede à quello, che dei cavalli sibarriti, & cardiani, & dei ronzini tedeschi havemo di sopra detto nel primo libro. Et potend’essere vero questo in quelli, come fu in vero, perche anco non crederemo, che così hoggi non se ne possano ammaestrar degli altri? & ancor meglio? E’ morta l’arte forse? O pur non fiorisce piu che mai? O non ci son cavalli à questo fare convenevoli?