Il cavallarizzo/Libro 2/Capitolo 65
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Cap. 65. De diversi Notandi.
Prima deve mandar bene alla memoria il cavalliero tutto quello del quale fin al presente si è ragionato, & si ragionerà spero in Dio presto nel terzo libro. E d’ogni cosa deve saper parlare risolutamente, & se di più anco sarà meglio.
Secondariamente deve star bene, attillato, forte, & disinvolto, sempre à cavallo. Il che deve osservar sì nel cavalcar di passo, come di trotto, di galoppo, & in tutti gl’altri maneggi; stando talmente unito col cavallo che cavalca, che si possi dire, che’l cavallo sia quasi una cosa istessa col cavalliero; & un Centauro, per così dire. Et sopra tutto in tutte le sua lettioni fuga del tutto l’affettatione per minima che sia.
Terzo deve osservar gl’ordini nel cavalcare, & non maneggiar mai cavallo d’improviso che non sappia ben fare nel publico. Et maneggiandolo volger sempre la faccia, & fermarsi avanti alli più nobili, & honorati cavallieri.
Quarto averta che non manchi mai cosa alcuna ne à lui, ne al suo cavallo, che nel cavalcarlo se gli apartenghi.
Quinto raccordi sempre di lasciar il suo cavallo in bona lena, & volontà. E che ne i maneggi pubblici alla presentia di cavallieri, & prencipi non sta bene usare tante maestrie d’aiuti, quante sono lecite, & si deveno usare nel privato, & alla campagna nel dar lettioni. Ma sol quelli aiuti deve usare in presenza di tali, & moderatamente che più si convenghino, & sieno necessarij, & che à cavalliero s’appartenghino in luoghi simili.
Sesto & ultimo per hora, non mandi mai in oblio che poca cosa lo potrebbe dishonorare in presentia di prencipi, & cavallieri nel cavalcare, & nel parlar molto de’ cavalli e dell’arte istessa. Et però lasciasi pregar molto pria che da se stesso s’ingerischi mai ne à parlar di quest’arte, ne à maneggiar cavalli. Questi sono quelli pochi avertimenti ch’io per hora ho voluto dare al cavalliero, che di tal’arte vuol essere professore. Restano alcuni altri notandi per cavalli, da non essere disprezzati; li quali gioveranno molto à chi bene li manderà alla memoria; & sono gl’infrascritti.
I cavalli c’hanno gl’occhi varij non vedeno una medesima cosa sempre ad un modo medesimo. Perche per tal varietà d’occhi il veder manca, & però sono cattivi, & ombrosi, & da non essere estimati.
Il cavallo che porta naturalmente il capo più su una, che su un’altra mano non si leverà da tal difetto ne anco col freno, & disciplina.
Indici & nuntij dell’animo del cavallo solo le orecchie, & gl’occhi, & però e quelle, & questi deveno essere ben considerati, & conosciuti.
Al cavallo si fanno denti più bianchi nella vecchiezza, à gl’altri animali più negri.Arist.
Il cavallo sarà buono, & più tardamente divenirà vecchio quando havrà il muso bianco, & anco tutta la testa bianca. Absit.
Al cavallo castrato in gioventù non cascaranno i denti; sarà più atto al correre, & i nervi si manterranno più sani; sarà egli anchora più sano, & mansueto, & non se gli deve cavar sangue dalle vene matricarie. Percotere il cavallo nel procomio, che è tra l’una orecchia, & l’altra è cosa pericolosissima, & mortale. Onde ben disse il Poeta. Et qua setae haerent capiti, letalesquae vulnus praecipue fit equis.
Dicono che’l lavare con liscia nella quale habbino bollito assai le radiche del felice, e della salvia, il pel bianco del cavallo farà divenir negro. Et bianco se cavato via il pelo, & ben stropicciato l’istesso luogo sarà ben unto con grasso di talpa cotta, & consumata in una pignatta nuova senz’acqua, & senz’altro dentro, ma ben coperta. Il medesimo effetto fa il mele, così detto da latini, per essere animale avidissimo del mele, ma tasso volgarmente si chiama, ma devesi prima trattare il luogo dove sono cavati i peli di mel crudo. Over mescolare il mele con grasso di tasso.
Dicano che la cavalla partorisce maschio se tre dì inanzi al plenilunio sarà coperta dal cavallo & femina se tre dì dipoi la pienezza della luna, si come nell’altro libro mi ricordo havervi detto.
Il cavallo che havrà l’unghie di color vario, anco di forma, zopicherà spesso; & havrà i lombi deboli, & infermi.
Il cavallo che havrà poco spatio tra l’un’orecchia e l’altra. & nel medesimo spatio ben congiunta, & unita la pelle con l’osso, così alle spalle, & a’ ginocchi, sarà animoso, & atto à tolerare ogni fatica, & tanto più se havrà i testicoli piccoli e tondi ugualmente, con i calcagni ben aperti, & che quando se gli tira la coda la tien forte ritirata, & unita à se.
Il poledro che è alto di gambe sarà grande ancora di tutto il corpo.
I cavalli di gran budello sono piu brutti, & piu deboli de gl’altri.
Il cavallo che ha le orecchie panne, gl’occhi concavi, e lunga la schena è lento, rimesso, & fiacco.
Il cavallo che havrà i garetti ampij, & distesi, & andarà bovino, per lo più sarà presto e destro, agile & veloce.
Se la luna volta le corne verso levante, nell’istesso dì d’ogni infermità che occorre al cavallo se ne po’ sperar bene: ma se le volta ver ponente è da dubitarne molto, perche saranno mortali, come dicano, over pericolose.
Se’l cavallo s’infermerà nel principio del voltar della luna sarà più pericolosa l’infermità, che nel scemare. Perche col crescere, & l’augumento della luna, per lo piu, crescano le infermità, & nel scemare mancano ancor esse.
Se darete medicina al cavallo infermatosi nel principio del far della luna, lo farete star dui dì senza mangiare, & nel tramontar del Sole gli porgerete il cibo, se lo mangia naturalmente guarirà, se non ne mangia piu che quattro ò cinque bocconi per volta. in queste due tramontate di Sole, morirà. E dal dì che prese la medicina fin alla sua morte non passaranno nove giorni, & al plenilunio al più sarà morto, ma non morendo per caso, & la luna cominciasse à scemare è da sperarne bene. Et se dal primo dì del suo male nel far della luna, fin alli diecisette pur dell’infermità sua. Il cavallo non migliorasse sappiate, che è per morirsene all’altro fare della luna; alla piu lunga.
Quando volete comprar cavallo ò cavalla, e dubitate d’alcun male, aspettate fin alla volta della luna, un dì inanzi di detta volta, & un dì dipoi, & massime essendo la luna di Settembre, e d’Ottobre, & fate che si guardi bene il cavallo per quelli tre dì, & tre notti, perche se haverà à patire in quell’anno (dicano costori) farà tal segno, stallarà quasi com’acqua chiara; per la qual cosa non è da perderci denari per comprarlo. Ma tal segno il cavallo che mangia herba non tiene. Et se nel finir dell’urinare, ne i dì suddetti, urinasse come sangue, vogliano che all’entrar di Settembre mora: over non campi per tutto l’anno.
Si potrebbeno dire, & raccogliere di molt’altri notandi, ma mi par tempo hormai di chiudere il libro con questi pochi.
S'io però secondo il mio consueto vi epilogo in brevità tutto quello che in questo secondo havemo detto. Dissemo adunque del modo di cavalcar il poledro della farraina. Della larghezza delle ruote, e che il roteggiae era uso antichissimo. Dissemo del caragolo, over lumaca, & gli effetti suoi. Dell’esse serrato e lungo, e dell’utile che fa. Del serpeggiare, & l’utilità sua, & come si deve seguitare ordinariamente il poledro nelle sue lettioni, quando se gli devea far intendere l’aiuto della bachetta, & quello de’ calcagni e di voce. Del ritirar indietro il cavallo, & che di poi due mesi deve correre & galoppare il poledro in bardella. Dissemo come si devea cavalcare il poledro con la sella, e di questa diedemo alcuni avertimenti. Dissemo anco che il cavalcatore si devea servire molto del caragolo da qui innanti, & come havrebbe fatto ad insegnar le volte raddoppiate terra terra al cavallo. Dissemo delle pesate, & corvette, del danno & dell’utile che recavano. Soggiunsemo del modo di finir di fare il cavallo terragnolo, e del maneggio di contra tempo à mezzo, & à tutto tempo. delle capriole. Del galoppo gagliardo, e de i salti da fermo à fermo. Dissemo di tutti gli aiuti che si posseano dare al cavallo, & parlassemo de i morsi in generale, & in particolare. De’ barbocci, delle garze & colli de’ cavalli. Et come, quando di dovea levar il canone al poledro over cavallo, & mettergli altro morso. Venemo di poi à dimostrare come si devea aiutare spetialmente alle rote & al parare il cavallo, & dissemo le ragioni per che le staffe deveano essere uguali, & come si devea aiutare il cavallo ad ogni sorte di maneggio à i repeloni. Et come alle pesate, corvette, & raddoppiate. Come à salti con calci, & senza. Dissemo di quello che si deve osservare nella carriera, & in ogni sorte di maneggio. Et come si deveno correre i cavalli dipoi che sono fatti con huomo armato sopra & romperci lancie almeno una volta al mese. Et soggiunsemo come si deveno avezzare, & agitare cavalli che si vogliono per la guerra. Et come quelli da duelli. Et come quelli da pompe, feste, & giuochi. Et dissemo del modo da tener barbari & altri cavalli, per correr palij. Appresso diedemo castighi per cavalli raminghi, restivi, che s’inalborano & sono calcitrosi. Soggiunsemo dell’uso della camarra molto utile, e chi ne fu inventore, & dissemo del cavallo, che va col muso in fuora, & di quello che torce la bocca sotto il freno, & che ha credenza, & è più duro di collo da una banda che dall’altra, & diedemo i suoi rimedij. Rimediaimo anco al caval superbo, & disdegnoso di bocca, che scrolla il capo & lo abbassi di volta in volta, così anco à quello che se ne va di bocca per cattiva creanza; medesimamente al caval poltrone, vile & infingardo, & che non riesce come si deve alla carriera; & quello che non piega le braccia, ne le muta, & incavalca come si richiede nelle lettioni. Dissemo del modo d’insegnar al cavallo la ciampetta, & che cosa fusse. Insegnassemo di poi il modo di far ingenocchiare, & abbassare il cavallo fin col muso in terra, e da terra prendere una bachetta, & insegnassemo anco à fare che altri non l’havrebbe potuto cavalcare eccetto il cavallarizzo, over padrone. Dissemo del maneggio à corvette, à volte ingannate serpeggiando, & con una volta & mezza; aggiunsemo del maneggiar il cavallo senza aiuto di redine, & senza barbazzale, & del modo d’insegnar al cavallo à corvettare da per se, e maneggiar à i repeloni terra a terra. Finalmente havemo dati al cavalliero alcuni notandi. Et con questo chiuderemo il libro.
IL FINE DEL SECONDO LIBRO.