Il cavallarizzo/Libro 2/Capitolo 28
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Cap. 28. De' morsi in generale.
Tra le molte cose difficili, & principali, che si ritrovano nell’arte del cavalcare, di tutte è difficilissima, & eccellentissima quella del frenar il cavallo. Percioche in questa si conosce, & consiste l’utile, & il danno, il sapere & l’ignoranza del tristo, & del buono cavallarizzo. Il quale fa di mestieri molto ben sappia la natura, la bocca, la testa, il collo, la schena, & le gambe del cavallo. Oltra la forza, & virtù de’ Morsi, se vuole ben imbrigliarlo; & come si deve. Ma perche i morsi, over freni sono quasi senza numero, & noi havendone à parlar’hora, secondo che richiede l’ordine, non vorrei farne un volume particolare, & grande, & confondere i lettori, andarò ristringendoli ad un numero più breve, & scelto, che sarà possibile, & necessario; accioche meglio ciascun possi mandarli alla memoria, & adoperarli: & anco accioche molti ignoranti non solo nel saper imbrigliare, ma star à cavallo ancora, i quali come nasuti vogliono anch’essi giudicare, siano conosciuti per quelli che sono. Hor prima dico, che gl’inventori de’ freni furono i Lapiti veletronij popolo di Tessaglia, sì come vi dissi, che vuol Vergilio. Nondimeno è da credere, che ne fossero inventori così alla grossa, senza haverne tante considerationi, come hoggidì havemo all’età, à gli animi, alle bocche, alle schene, & alle gambe, & piedi de’ cavalli. Et benche tuttavia si veda, & per gli scrittori antichi degni di fede, & per le pitture illustre, & statue anch’esse antichissime, i cavalli frenati diversamente, pur non si po’ per questo comprendere ne congietturare, che frenassero con quella ragione veramente ingiusta, che hoggidì si frena: & che da tempo è andata sempre fin’hora megliorando. Della qual ragione certamente l’Italia nostra, senza dubbio alcuno ottiene il principato; & non solo dell’imbrigliare i cavalli con tutte quelle ragioni, che si richiedono, & che in parte da noi saranno accennati; ma del fare i morsi ancora con più bel garbo, & misura, che si possi desiderare; i quali per venire à quello, che noi vogliamo dire, sono in due differenze, in freni chiusi, & aperti. Briglie chiuse & serrate, si domandano quelle, le quali s’aggroppano nel mezo dell’imboccatura, overo hanno detta imboccatura tutta d’un pezzo, come hanno quelli, che s’addimandano canoli, dalla canna pur così detti perche sono tondi ugualmente d’imboccatura, & vacui dentro. Et briglie aperte sono poi quelle, che fanno montate nel mezo senza aggropparsi: siano poi svenate, chiaponi interi, ò spezzati, ducheschi, piè di gatti, ò altri. De i freni serrati, il primo, & dolcissimo di tutti è il semplice canone. Il quale si può variare in molte guise, come sarebbe à dire, in canon comune; svenato, à chiapone, à piè di gatto, con profili, & senza, & tutto d’un pezzo, il quale hora s’adimanda canolo, come havemo detto. Gli effetti del canon semplice sono molti; ferma la testa, aggiusta la bocca, dà appoggio al cavallo, & al cavalliero sicurtà di poterlo castigare di man di briglia, più che con altro morso. E di qui viene, che a’ poledri è il primo à porsi, & similmente si mette con ragione à cavalli di gentil bocca, disdegnosi, & che boccheggiano, & che sono di picciol testa, & à quelli, che hanno la bocca rotta & guasta per diffetto d’altre briglie, & di chi cavalca. Vero è, che quando il cavallo havesse, over facesse sott’esso la lingua grossa, & negra, & nondimeno le gengive & barre fossero tenere, e l’altre parti della bocca buone, allhora sarete sforzato farlo aperto; cio è svenato a chiapone, over ad altro modo pur aperto, accioche la lingua grossa habbi la libertà honesta. Il secondo morso è la scaccia: la qual tiene il secondo luogo in dolcezza, & fa quasi i medesimi effetti, che fa il canone. Ben è vero ch’ella è un poco più gagliarda; & tanto più ingagliardisce quanto più ingagliardite voi le sue maniere, & i chiaponi, & l’altre parti in essa. Il terzo è il campanello, il quale è anco più gagliardo della scaccia; & si riduce in serrato in più modi, cio è dritto, & alla riversa, liscio, & intagliato, integro e spezzato. Così anco in aperto di più sorti. Questo disarma i labri del cavallo, & s’egli è alla riversa, sia intero over spezzato, tagliato ò non intagliato, empie il palato di sotto del cavallo, & fa più, & meno l’effetto suo, secondo che più, & meno sarà forte, & ardito, & dona anco alcuna libertà alla lingua, ancor che non sia aperto; & tanto più farà questi effetti quanto più sarà rilevato. Ma notate, che i campanelli che sono troppo taglienti, tra il coverchio, e’l campanello, sogliono per lo piu disdegnare la bocca del cavallo offendendo molto le barre con quel taglio aguzzo. E così i campanelli, pur che siano dritti, & semplici, come i canoni, & le scacce (anc’essi, & esse) pur semplici hanno forza di rilevar di testa il cavallo, se non saranno però accompagnati da guardie gagliarde. Il quarto luogo tengono le filze de’ paternostri, le quali siano intagliate, ò liscie, aperte, ò chiuse, danno nondimeno piacer grande al cavallo. Queste filze à cavallo c’habbi la bocca insipida, & che sia trascurato, giovano molto, perche fanno che stia attento al freno, & sopra di se risvegliato. Perche non sentendosi cosa ferma in bocca, va masticando, & toccando con la lingua sempre quelle tante ballottine, che gli giuocano in bocca: & però sta risentito pigliandosene piacer grande. E queste filze fanno i sopradetti effetti, & con maggior virtù ancora delle briglie soprannominata: essendo però tra esse nel mezzo delle bande un paternostro ò ballotta schizzata piu rilevata, & piu grossa di tutte l’altre. Il quinto luogo è del mellone liscio, over delle ballotte liscie, dalle quali over da quale si cavano le olive, le palle schizzate, & le rotelle. Et queste sono ancora di maggior forza de gl’altri suddetti, & tanto piu se saranno intagliati, & aperti, serveno à disarmare i labri, à tormentar le barre quando siano dure grosse, e larghe: & empieno anco il palato di sotto; quando però battino in dentro, & habbino i falli dalle bande di fuora. Ci sono anco le rotelle, che molto piu fanno le sue forze: le quali se saranno liscie con i falli di fuora, non saranno così gagliarde come l’intagliate, & quelle, che hanno i quadretti; che non so perche se le dicano ferraresi, stroppe, & agruppidi, conciosia, che Ferrara non è stat’essa inventrice di tai freni: ne sol’essa gl’usa, ma s’usano gran tempo fa per ogni luogo. I peri, & i peretti, fiaschi, & fiaschetti, così anco le stroppe semplici, e doppie, da una, e da due prese, à me non paiono d’importanza, parendomi, che senz’esse si possi fare. Però li lascio: & à chi piaceno l’usino à modo loro. Questo è quanto io brevemente ho raccolto, & voluto dire in generale de i morsi, riducendoli à questo numero. Veniamo hora al particolare, & vediamo con che ragione s’habbino ad imbrigliare i cavalli, & quali siano le lor parti.