Il buon cuore - Anno XIV, n. 46 - 13 novembre 1915/Religione

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Educazione ed Istruzione Beneficenza

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DOMENICA PRIMA D’AVVENTO

Il giudizio universale.

Il Vangelo ha delle pagine miti, il Vangelo ha delle pagine terribili: Nazaret, Betlemme, il soave discorso della montagna, ii pozzo di Giacobbe, la casetta di Betania... il Vangelo è un idillio; all’incontro la strage degli Innocenti, l’esilio, Giovanni decapitato, le invettive contro i Farisei, il flagello usato nel Tempio, il Getsemani, il Calvario... il Vangelo è una tragedia. Queste pagine, così opposte, e che pure si armonizzano, sono al di fuori l’espressione di due attributi che costituiscono l’essenza di Dio, la bontà e la giustizia: ora è in esercizio l’una or l’altra, or ambedue, e tutte insieme formano il gran disegno del Governo di Dio nel mondo. La pagina d’oggi è terribile: si ricordano a un tempo due rovine, la rovina del Tempio, la rovina del mondo, col giudizio universale. Condur l’uomo al pen [p. 315 modifica]timento, alla virtù, ora collo spavento del castigo, ora colla promessa del premio, è l’opera di Dio. Oggi è lo spavento del castigo pei cattivi; non senza in fondo una striscia luminosa, che schiude e fa vedere il cielo: la bontà appare.

Sono due rovine immagine l’una e preparamento dell’altra. Gli Apostoli, avvicinandosi con Cristo a Gerusalemme, mostrano al Maestro, e lo invitano ad ammirare la gran mole del Tempio. Cristo sosta: guarda; si fa pensoso: china la fronte; una lagrima gli cade dagli occhi.... Ah, Gerusalemme, GerusaVedete questo lemme quante volte ho cercato Tempio? Sarà distrutto, e di esso non resterà che pietra sopra pietra: non passerà questa generazione, e quanto io dico sarà compiuto. Ma poi, trasvolando col pensiero i secoli, nella distaizione del Tempio, vede un’altra distruzione, la distruzione del mondo, -col conseguente giudizio universale: la rovina del Tempio è il castigo degli Ebrei, la rovina del mondo col giudizio universale, è il castigo degli uomini cattivi, castigo temperato, completato col premio dei buoni. E’ stabilito un giorno nel quale tutti gli uomini devono essere giudicati, cattivi e buoni, gli uni di fronte agli altri, tutti al cospetto di Cristo: San Paolo, dinrmnzi all’Areopago di Atene, esponendo i principi fondamentali della dottrina di Cristo, ricorda come uno d»i più importanti il giudizio universale. La parola dell’apostolo era l’eco della parola di Cristo. Perchè il giudizio universale? Gli uomini, ad uno;:d uno abbandonando la terra, varcando la soglia dell’eternità, non subiscono già il giudizio particolare dinanzi a Cristo, e non è già da quel punto stabilita la loro sorte immutabile, definitiva, Paradiso, preceduto talvolta temporaneamente dal Purgatorio pei buoni, e Inferno pei cattivi? Perchè questa ripresa di giudizio universale? Il giudizio universale è voluto, per l’affermazione di due attributi della divinità, la potenza, la giustzia.

La potenza. La vita presente, il mondo, è il trionfo dell’uomo; molte volte peggio, il trionfo del demonio. Oggi, ha detto una volta Cristo, oggi è il trionfo dell’iniquità: potestas tenebrarum. La legge di Dio domina il mondo, ma il suo adempimento è lasciato dla libera volontà degli uomini. L’uomo può, l’uomo deve adempire la legge di Dio, ma non forzatamente. Come l’adempie l’uomo? Molte volte col non adempirla. L’uomo si sottrae al comando di Dio; l’uomo si ribella a Dio, mette Dio da una parte, come se Dio non esistesse. Non è quello che avviene presso molti di noi? Si vive, ma a Dio non si pensa; si vive carne Dio non avesse • mai parlato, come Dio non;ivesse comandato nulla, non avesse minacciato i suoi castighi; ciascuno vive secondo i suoi capricci; si ride ili Dio E’ spaventoso questo contegno; è la quintessenza

della ingratitudine e della stoltezza. E Dio tace; Dio si lascia come sopprimere dall’uomo... Ah, deve pur venire il momento in cui la potenza offesa e disconosciuta di Dio, è obbligata a mostrarsi, avere il suo scoppio, avere la sua rivincita..51l’si Ift’allonnolenteran17 tanato da Cristo..., e tutt4 111 dovr4Coiriparire dinnanzi a Cristo... b-13— aietemujelgiudiaia-universale.

La giustizia. La giustizia a questo mondo riceve continue umiliazioni, continui schiaffi. I cattivi trionfano, i buoni sono oppressi. Chi spreca nell’agiatezza, chi geme della miseria. Chi opprime colla violenza, chi piange vittima senza poter reagire. Chi ruba e si fa ricco, chi lavora e resta povero. Chi offende sfacciatamente la privato e la pubblica moralità, e riceve omaggio, è corteggiato. Chi deride tutte le verità religiose, e passeggia colla fronte alta, colla nomea di spirito forte, indipendente, mentre chi crede è tacciato di ignorante, di mente corta. di oscurantista.... E questi contrasti non si svolgono in modo indipendente, lontano; si svolgono sulla Medesima scena. I cattivi non si accontentano di essere cattivi, opprimono i buoni; i:superbi non si accontentano di essere depravati; ostentano la loro depravazione, scandalizzano, allargano la loro depravazione; gli increduli non si accontentano di non andare in Chiesa, di non credere; deridono i credenti, impediscono che compiano le loro opere di religione e di pietà; tutta insieme la schiera dei cattivi non si accontenta di procedere orgogliosa, petulante nella sua via; no; questa schiera si contrappone alla schiera dei buoni, e trionfante grida: son io che comando, sem io che ho ragione, son io che ho ben compreso il vivere del mondo; sono io che godo.... E il buono, il credente, è umiliato, è oppresso, è vinto. E’ ciò giusto? No. Deve ben venire, il giorno in cui le parti si dovranno scambiare. Deve pure venire il giorno in cui i superbi siano umiliati, i violenti siano repressi, gli increduli siano confutati, i dissoluti siano svergognati. Deve pure venire il giorno nel quale i deboli siano rispettati e ’,compensati, i credenti siano giustificati, i puri trionfino nella loro virtù.... I cattivi si sono alzati e oppressero i buoni; è giusto che i buoni si alzino, e si vedano gloriosi al di sopra cattivi. Gesù Cristo a questo mondo fu negato, oppresso, deriso, perseguitato, schiacciato; è ben giústo che venga il giorno nel quale si presenti giudice, superiore a tutti, affermi la sua potenza, faccia trionfare la sua giustizia. Due classi di persone devono essere in quel giorno prese particolarmente di mira, i violenti e gli impostori: i violenti che abusando della pazienza di Dio, prendendo occasione da questa pazienza quasi per negarlo, spadroneggiarono quasi essi fossero i padroni del mondo: giù la testa, ora! Gli impostori, quelli che gabbarono il mondo colla finta pietà, colla finta onestà, colla finta amicizia: che andavano in chiesa, solo per ingannare l’occhio dei Superili-.:1 I

01 "), t. 5,

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ia-NPAA

[p. 316 modifica]per procacciarsi più facilmente appoggi -e clientele; che godevano fama di onesti, e rubavano.le sostanze dei pupilli e delle vedove, e ponevano le mani nelle casse pubbliche. Che chiudono il denaro -di tutti; che appariscono persone costumate, mariti rispettosi della virtù --altrui, modi •Incensurabili, ’fedeli, e furono i corturtori della iirrnocerita;furono, non una, ma più volte, adultere... che i ostentavano.’amicizia in volto, detrattori, nemici, dietro le spalle. Ah, sì, tutto quello che fu fatto nel segreto, deve apparire, inesorabilmente apparire. Non ci saranno nè. pretesti- nè scuse. Non resterà nascosto proprio nulla? Nulla! Q-tiale-con•fuei«ae! c-+ ’Quale compiacenza, all’incontro, quale trionfierpei - buoni.! Quanti calunniati -•alzeranno sorridenti la loro fronte,’ quante persone reputate da poco, spre- gevoli, appariranno con una mostra sfolgorante di 91- 35’ 1- virtù; quanti credenti, non e parole, ma colla pace serey-del volto, diranno: e avevamo raiAme gione poi •di - credere come abbiamo- cre di fare r tbm( •abbiamo • fatto! Frdtelli! •vi -sia sempre dinanzi al pensiero questo -giorno. (»p* giorno dr ve.pur i venire, è inevitabilen; il giorno della giustizia: Se fate male, non lusingatevi-di sfuggire i castighi. Se fate bene, non temete la giustificazione. del vostros’bene, il premio eterno --è sicuro. Ife... venite.- -sono-le due ultime parole che Cristo pronuncierà sulla-tee’ra: una è parola -di- maledizione, l’altira è• dii’benedlzione: Ite in ignem eternum, è la parola diimaledizione che Cristo dità• ai malvagi.... • Vettite,-bertedicti. è la parola che dirà- ai, buoni. Pensiamoci •bene: il sentire luna • o. l’altra di queite.parole,• è in’nostro-potere, dipende da noi.., L. V. 4te.:•1514.`* *•

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2t; Mitésta el g’ha Oli gran cioclItuttiudóraa. De Si4tta el g’ha dati baffi’oetKde gatt. La péll de tinta:19.alela de itthiaa. n’encc gris; lusent e trist, propilde matt. El brasc sinister piccol,i malconsciaa, Él par ch’el rosegaa d’on ratt. Superb el portament, ben corazzaa. vorariss -che tutt s’avess d’abbatt. 1, E1 g*ild la g’1u

della distritzion. god a ’l’ed ferii, mor4 awcanton. 1- sta `trista passiOn ’the L’ha traniandada fina a do Nazion De manera che g’hemm pienna reson. Deiciamalla,.. follia icolletti va! FE D ER ICO

Russi

DISCORSO D’, ’APERTURA dell’anno scolastico 1915-16

nell’Istituto dei,Cieefii di ’Milano Ho accettato volontieriTinvito di rivolgervi anche quest’anno alcune parole al principio dell’anno scolastico. E’ una consuetudine oramai• seguita da quasi quarant’anni. E’ q:ierie che al principio dell’anno suoni una i parola che additi-il dovere da compiere, sproni ’ad adempirlo, ne manifesti la bellezza e i lantaggi. E quest’anno •ancor di più. Questo è un anno ecce’zionale. E’ l’anno della gran iguerra nazionale;i speriamoTultima, la guerra the doni alla patria, col valore ’dei suoi figli, i- naturali confini, •condizione indispensabile della sua difesa, della sua, forza e della grandezza futura: un gran fermento-.è in -tutto il paese: tutti sentono che si’ gioca una grande partita: è una pagina storica che si sta scrivendo: tutti provano l’entusiasmo di portare il contingente delle-proprie forze ad una causa, che è la causa -di tutti. Chi può-giocar la partita col braccio,- vola sul campo delle battaglie a dar la propria vita, chi, rimane a casa si centuplica nel preparare quanto è necessario pel corredo e’ l’assistenza dei soldati, specialmente pensando ali freddo che li •attende in mezzo alle nevi delle alte Montagne: è una -gara universale nel preparare giùbboncini, calze di" lana, guanti, passa-montagne. Anche voi vi- sentite rapiti da questo fervore di lavoro pel bene della patria; anche voi, nella misura limitata della vostra condizione, volete portare il contributo dell’opera vostra: --so che gli allie- vi,- grandi e: piccoli, della comunità maschile impiegano più ore al - giorno nel preparare gli scalda rancio; so che le ragazze sono tutte intente nel preparare calze, guanti, capucci di lana, e- ciò con un,.gusto, uno slancio, che a vederlo fa piacere:- godete nel fare, ma, se fosse possibile, vorreste fare ancora ’di più.... Ebbene; io vengo a ’dirvi che questo di più voi. lo potete fare: è di natura diversa di quello che fate adesso, ma ciò che siete chiamati a fare non è di minor valore intrinseco; esso porta un reale vantaggio, rappresenta un esercizio di forza.morale, degno del, maggior encomio e del più grande merito. La guerra ha portato gravi conseguenze; esse colpiscono tutto e tutti, in proporzioni straordinarie, direi,spaventose: c’è il rincaro. dei generi. -alimentari, •il rincaro delle stoffe, il rincaro dei mezzi di riscaldamento. Queste conseguenze, in proporzioni maggiori o minori, si sono. fatte sentire anche nell’Istituto. E’ cresciuto enormemente il costo della carne il costo degli erbaggi. E il carbone? L’anno scorso rosiava 6 franchi al quintale; quest’anno 12 anche di più. L’Onorevole Consiglio, preoccupato da.queste condizioni, per non portare un pericoloso squilibrio [p. 317 modifica]nel bilancio, ha dovuto, pensare a fare delle economie; è per questo riflesso che quest’anno,’enne accorciato il tempo della villeggiatura a Binago: il vitto costava più in campagna che in città. E’ per questo che venne ridotta in comunità, per alcune classi di allievi, la razione del vino; è per questo che due volte la settimana, il piatto di carne fu sostituito colle ova. Non pensiate che il Consiglio abbia una minore attenzione dei bisogni e dei desideri della comunità; il Consiglio ha dei tratti di squisita gentilezza: sapendo che vi piace il canto degli uccelli, pensò di ottenere • dal Municipio una grande gabbia, nella quale, raccolti in specie variate, molti uccellini ra’fegrino la comunità col loro canto; e il piazzale, davanti all’Istituto, ora brullo, col generoso concorso dei fioristi, si- possa rivestire di fiorite aiuole. E’ la necessità, la dura necessità, che impone diversi sacrifici di carattere, speriamo, transitorio. Ma nel momento di sostenerli, ’bisogna prepararsi fortemente al sacrificio. L’accensione dei caloriferi sarà forse ritardata; il grado di calore sarà forse, in alcune circostanze, diminuito, e in qualche locale, dove, è meno necessario, sospeso. - Che fare? Pensate che questi sacrifici hanno in causa la guerra che redime la patria, pensate ai maggiori, agli spaventosi sacrifici che per la stessa causa soffrono i nostri soldati al fronte, in mezzo alle nevi, a tremila metri di altezza. L’altro giorno arrivò qui a’ Milano un treno, che portava duecento soldati coi piedi gelati! Dinnanzi a dieta meno gradita, pensate che i soldati molte volte hanno il rancio rìtardato, o non l’hanno, necessitando per averlo, il portarlo in alto colle corde. Il vostro sacrificio è niente in confronto del loro sacrificio: ed essi, come lo sopportano? Con coraggio, con fermezza, senza lamenti, anzi con un senso di nobile orgoglio: più si soffre per la patria, più si dà segno d’amarla. Orbene: questa prova la potete dare, anche voi: siate lieti di darla; provate, nel darla, un senso di compiacenza, che vi esalti, in un concetto di •grandezza, presso di voi e degli altri. Nel progredire dell’anno, vi incontrerete in circostanze, in solennità, che torneranno, nelle vostre privazioni, di stimolo prezioso e di conforto. Siamo nei giorni della Commemorazione generale dei fedeli defunti: quanto più solenne, più commovente sarà quest’anno l’accorrere ai cimiteri, pensando ai cento, ai mille caduti sui campi di battaglia. Le vostre privazioni’ daranno merito maggiore ai vostri suffragi. Verrà il Natale, la cara festa di Natale: vedremo il Bambino nella Capanna di Betlemme, povero, sovra un giaciglio, avvolto in pochi panni, fra due animali, che col loro fiato scemano il freddo della rigida stagione: come sentiremo il diritto, di pre:ìentare a lui più graditi i nostri omaggi, se ai sacrifici suoi potremo unire i nostri!

Verrà il- tempo di,,quaresima, sacro al ricordo dei patimenti sofferti da Cristo; unendo i vostri ’piccoli sacrifici ai suoi, acquisterete per la patria i- meriti che egli ha,acquistato per la redenzione -del mondo. Verrà il mese di Maggio.,Oh, come, dolce vi torna in quel mese presentare.‘a Maria:un mazzetto di fiori, espressione del vostro, amore, della vostra venerazione! Offrite i piccoli padrino»: come vi saranno lievi, come vi saranno cari, offrendoli a Maria! Verrà la fine dell’anno scolastico: Speriamo che coincida colla fine della guerra,.accompagnata dalla vittoria. Che compiacenza sarà ppr voi in quel giorno il poter dire: miei sacrifici sono terminati;,,la opatria e redenta! L. V.

  • ..414.

1),e profundis Dal profondo del mar che tante vite ne’ suoi vortici stringe’ e inabissò,:da le fq0de vallee de..l’alpi.anfl‘te, che a scudo nostro il. cenno Tuo creò, I prodi nostri pregano, o Signore! -Signor, ne ascolta l’implorante voce! falciò la -morte di lor vita il fiore, abbian cita immortal da la. Tua croce! Padre, che al molto,amor, molto perdoni, e al Tuo l’umano sacrificio elevi, così che al pregar nostro, il Tuo consuoni, pegno d’eternità nei giorni brevi; O Padre, amando c,addero!, Per essi gl’incanti, i sogni, i.facili cl(1,etti da, la natura, al verde apri; concessi, cedettero di patria ai santi affetti. -E,per la patria„fli sol per la patria armarono la; destra, che q l’ara, a l’arte, a,industri opere avpinta, già a la vita schiudeva util palestra.

Tu li vedesti, impavida la fronte, Salir sfidando il minaccioso rombo; vigili forze cz• l’olocausto pronte, su avanti, avanti, fra gli agguati e il piombo, Tu, li vedesti irrtpallidir trafitti e. dolPrar„, forse ignorati e soli, senza un’„eco d’amor che tra I,.de l’agonia, lo spirito cpnspli! E l’estremo, sospir, „Dio, „ne a ppc,oglie ti.,scftianto, mentre,, un,,presagio, fi un’angoscia che Tu solo intendesti, madri • é spose struggcan A § gsg e l la r.la gloriosa fede, che nel patrio ideai mai, mai non Ungile, pgni famiglia ed ogni cuore diede già tributo. di lacrime e di sangue! [p. 318 modifica]Ma non han pace ancor l’aspre tempeste, non han fine gli addii, l’ansie ed i lutti! Quando sarà che l’iride celeste, ci riaffratetli in Te, Padre di tutti!... Pel Getsemani, dove solitario, in tristezza di morte, orasti un dì, per l’amore di Lei, che sul Calvario al Tuo l’occulto suo martirio unì; Per l’incenso d’affetti e di preghiera, che da le case, come dagli altari, mandan fervide a Te l’alba e la sera, a Te, che ai mesti il regno Tuo prepari: Fa che d’Italia la vital riscossa T’abbia ognora propizio a’ suoi destini, e dei nostri caduti in su la fossa nutra il redento suol fiori divini!... MARIA MOTTA

(maestra cieca)

Ufficio funebre pel Padre Pietro Gazzola

Martedì, 9 corrente, nella Chiesa di S. Alessandro si celebrò una solenne Messa funebre con ufficio, in suffragio del compianto Padre Pietro Gazzola. La facciata, severamente parata a lutto, portava la seguente semplice iscrizione: Cristo accolga nella sua pace il pio dotto benefico PADRE PIETRO GAZZOLA per un ventennio Prevosto di questa Parrocchia Numeroso, sotto l’impressione di una profonda mestizia, fu il pubblico accorso. I convenuti non si incontravano per la prima volta. Si conoscevano per lunga consuetudine. Quante volte erano accorsi ad ascoltare la parola dotta, viva, autorevole, di Padre Gazzola, sempre all’altezza dei- bisogni del momento, ascoltando la quale si partiva con una nuova luce alla mente, con una nuova forza al cuore, armonizzando nell’animo, in sereno connubio di pace, le esigenze sociali della vita, coi dettami della fede? La parola di Padre Gazzola era divenuta alimento necessario per molte anime, che provavano imperioso il bisogno di sentir crescere in sè, serena e robusta, a un- tempo, la vita dello spirito. Da quasi due lustri questa parola non si udiva più: ma l’assenza di Padre Gazzola non si riteneva definitiva: pareva che da un momento all’altro egli dovesse ricomparire. E invece? Eccoci lì dinnanzi il suo feretro: vi posavano sopra le sue insegne sacerdotali, sotto alle quali aveva palpitato un cuore di santo e generoso, ma erano silenziose, erano vuote! Si durava fatica a non inumidir gli ochi di lagrime.

Inganniamo noi stessi, quasi continuasse a stare ancora in mezzo di noi, ricordando le parole che scrisse a un suo collega, da Cremona, penultima sosta del suo esiglio: «lo sento di dovere alle anime un grande esempio di silenziosa obbedienza, e invoco la grazia di non venir meno a tale dovere». E quanto promise, attenne. L. V. Libriccino confortatore in tempo di guerra (Continuaz. vedi num. 44).

11 patire, di buon grado accettato quaggiù, è un Purgatorio anticipato, assai più gradito a Dio, ed in conseguen: a più atto a soddisfare alla Divina Giustizia che le p-ruì durate nel Purgatorio ultraterreno, dove la volontà è Immobilizzata ed il tempo utile per meritare, chiuso per sempre. Che le pene del Purgatorio siano più crucianti delle più atroci pene di questa terra, è forse arduo crederlo, benchè in eer:tà, teologi di gran valore abbiano opinato così. Ma, comunque sia, il penare del Purgatorio, allorchè l’anima è trattenuta molto lungi dal possesso del Benamato, può importar poco, Coloro che, per mezzo della guerra, soddisfano in tutto od in parte ai loro debiti, vedranno poi come, per loro almeno, la guerra è stata una grande misericordia usata ad essi da Dio. V’ha tutta la ragione di credere che insieme atta espiazione offerta dai patimenti e dalla morte di Cristo, il nostro patirti possiede pure un valore espiatorio per i peccati altrui. Non dice S. Paolo, (,....Do nella carne mia compimento a quello che rimane dei patimenti di Cristo, a pro’. del corpo di Lui,:he è la Chiesa». (Colos. I. 24)? Il fatto di questa espiazione o mistica sostituzione, è parte irrecusabile di quella esperienza religiosa a cui oggidì da molti si dà tanta importanza. Ma vi può essere egualmente una espiazione consapevole ed incosciente. Le sofferenze accumulate sopra l’innocente quaggiù, potrebbero senza dubbio eccedere in molti casi la proporzione di debito personale, ed espiare peccati d’altri. Con tutto ciò potrà obbiettarsi che se il patire merita tanta considerazione, dovrebbe essere anche impiegato in maggior dose di quello che è. lo rispondo che la vita spirituale richiede egualmente gioie e dolori, come una pianta abbisogna tanto delle irradiazioni solari che della pioggia. Entrambe sono indispensabili; e l’:’moroso Giardiniere delle anim’provvede l’una e l’altra nella debita misura e stagione. E ciò spiega la ragione per cui è:negli° per la gran maggioranza dei cristiani accettare piuttosto z.he cercare i patimenti come usavano i Santi, della cui resistenza nel fronteggiarli e sapienza di sfruttarli, noi purtroppo difettiamo. La Chiesa canta di S. Giuseppe che mescolò la gioia al pianto e questa è per noi la miglior scuola di spirituale tirocinio. Francesco Thompson dice l’istessa cosa allora che ci invita ad tt inafflare la gioia colle lacrime». Quando a dir vero Iddio manda lacrime ed affanni, si tratta d’un dono dell’amore ricco di molteplici benedizioni. [p. 319 modifica]Di più, noi dobbiamo ricordarci che ogni giorno dell’anno in tutto il mondo si verifica una strage d’uomini eguale a quella

more. Dimoriamoci un poco per trarre un aumento di conforto da ciò che Madre Joulian chamò a. giusto titolo (Piede

di una grande battaglia. Le moltitudini che ora devono cadere in battaglia, furono poste di già, come il resto dell’umana fa Passione di Nostro Signore. Coloro che sono costretti a patire gravi perdite, e forse a ridursi in assoluta penuria, pormi) considerare che Nostro Signore in croce fu spogliato di tua.)

miglia, sotto una irrevocabile sentenza di- morte. Si tratta soltanto di questo che l’ora dell’esecuzione è stata. affrettata. Che

quanto aveva, anche delle sue povere vesti. Quanti sono pri noi tutti moriamo in pena del peccato, è pure un trattamento dell’amore che ci toglie della valle di lacrime per portarci nella

vati dei loro cari, ponno considerare il completo isolamemtto di Nostro Signore, abbandonato dagli Apostoli e precipitato in

patria celeste. Che in tanto numero debbano poi morire proprio

mistica desolazione dalla sensibile consolazione dell’amore del Padre suo e della propria istessa natura divina. Quelli che

a quest’ora, e tutti ad uno stesso tempo, è egualmente una disposizione d’amore che provvede al bene eterno degli uccisi. Nonpertanto, se guardiamo questo immenso esercito di uomini coinvolto in una distruzione indistinta, troviamo difficile credere ad una speciale provvidenza di un Divino Amore che veglia e dispone per il meglio della vita di ciascuno individuo di quelle enormi legioni. Peniamo a prestar fede alle parole del Salvatore che ci dicono come tutti i capegli del capo sono enumerati e che un passero non cade sulla terra senza che lo ’voglia il Padre che ha cura anche dei gigli del campo e degli uccelli dell’aria. Qui c’è bisogno di un atto speciale di fede nell’insegnamento della nostra Religione. Come cattolici noi crediamo in una

devono morire sui campi di battaglia, ponno considerare la morte di Nostro Signore nel più orribile letto di mgrte. La Crocifissione fu una morte penosa, fra le più spasmoli( be morti per ferite, e non ebbe nessuno dei terreni onori che gettano luce di gloria attorno alla morte del soldato. Egli fu sul patibolo dei malfattori e degli schiavi, che morì Nostro Signore. La sua corona era intrecciata non già con fronde di lauro di vittoria, ma di spine. Realmente, in quelle ore meridiane, sul Calvario si combattè una battaglia, una battaglia contro Satana e le potenze del male, contro l’azione del peccato, sia nell’anima umana

dovrebbe darci confidenza che ogni morte di soldato che muore

che negli angeli caduti, che sol rendono possibile la guerra terrestre. Fu una battaglia combattuta da un solo, senza aiuti estranei, tra gli oltraggi degli uomini, e l’invisibile esultanza

in stato di grazia, era ordinata da tutta l’eternità come il miglior

dei nemici spirituali. Non c’era esercito di soldati amici, non

provvedimento pel suo maggior bene. Iddio, conoscendo, in precedenza tutto ciò che ognuno sarebbe e farebbe, decretò che il

sostegno di umano incoraggiamento o di lode. La Madonna era presente, a dir vero, assieme al tedele S. Giovanni e le

corso della sua individuale vita fosse così intrecciato coll’orditó della storia generale da pronunciarsi a quel dato punto e tempo perchè così sarebbe il meglio per la sua anima immortale. An pie donne. Contuttociò, non è credibile che, quando Nostro Signore pativa il suo mistico abbandono, la loro presenza fosse

Provvidenza onnipotente che è l’Amore assoluto. Questa fede

che nel caso di coloro che sono perduti eternamente, noi possiamo sperare che il risultato ed il proposito della loro morte ponno in,molti casi essere stati di prevenire ulteriori peccati ed in conseguenza una punizione più intensa. Se per un momento

in grado di apportare conforto alla Santa Anima sua. Negra oscurità materiale e spirituale s’addensava fitta attorno alla Croce. Per giunta, era quella un’ora di apparente sconfitta, un’ora in cui le potenze del male sembravano trionfate. Le sofferenze durate da Gesù per amore nostro co, titui queste verità sono offuscate dal fumo che sale da molti campi

scono una fonte inesausta di consolazione per quanti, in con di battaglia, noi dovremmo volgere gli occhi all’immagine del Divino Amore, il libro in cui è scritta la rivelazione di quell’A seguenza di questa guerra, sono chamati a patire o mari, e in conformità al suo Volere. Adesso è temp di presentate, secondo la frase di S. Paolo, Gesù Cristo ct.ceifisso, davanti agli sguardi d’un’Europa in agonia. Il Crocifisse spanderà sui

more, il compendio di tutta la cognizione della suprema realtà che ci importa di conoscere -- il Crocifisso. Guardando a quel trionfo dell’Amore sopra l’odio e il peccato ottenuto mediante il patire, richiamiamo le altre parole di Nostro Signore a Madre Joulian, «Se avessi potuto soffrire di più, l’avrei fatto», e ponderiamo bene quelle parole finchè qualche guizzo di comprenditnento passi nel nostro spirito. Ci sarà data una lezione riguardante ciò che Dio intende fare di noi, che ci sosterrà in questa valle di ombre di morte traverso la quale passa l’attuale

letto di morte degli eserciti belligeranti il conforto che porta al letto di morte degli individui. Ho detto più sopra che la Passione tu un’apparente sconfitta. Questa apparente sconfitta fu però in realta una l’itoria. Il peccato fu vinto dalla Carità, e la morte vide strapi ai sete la sua preda, per opera della morte. In questa vittoria, quanti

Europa. Contemplando il Crocifisso impareremo ad esclamare

prendono Parte alla guerra con retta intenzione. per compiete un sacro dovere, e non già per odio, e quanti, rer ragione

con una convinzione che nulla potrà soffocare, «O Amore, tu sei l’assoluto, il solo Signore della vita e della morte», e col della guerra, patiscono rassegnati alla volontà divina, ponno avere la loro parte. Le membra combattono in unione al

l’Apostolo rallegrarci perché, «nè la morte, nè la vita, nè le

loro Capo, e col loro Capo le membra fanno conquiste. Vittoria e disfatta saranno egualmente tramutate, dalla retenza della Croce, in un trionfo spirituale; vita e morte approderanno al raggiungimento della vita che non avrà più termine. Questa vittoria della Croce è bellamente celebrata nel magniPange lingua gloriosi fico inno che comincia colle parole proelium certaminis.... e nell’altro. Vexilla regis prodeunt

cose presenti, nè quelle future, nè la forza, nè l’altezza, nè la profondità, nè altra creatura varrà a separarci dall’amore di Dio che è in Gesù Cristo Signor nostro». (Rom. VIII. - 38). III.

Conforto della Passione vittoriosa

In entrambi questi inni noi assistiamo alla trionfale pro <, Passio Christi amarissima conforta me». Ciò che considerammo dell’Amore Divino, ci conduce al

cessione della Croce ed alla solenne celebrazione della vit•

pi ade della Croce, la suprema manifestazione di quell’A toria riportata sul Calvario. Non posso far di meglio che ci.

A [p. 320 modifica]tarne, una bella poratra!i’ e n altri Azione- dei• stto,’ insegnamento ai bisogni di questi tempi di guerri. Essa contiene- la filosofia della redenzione e- del. patire, • la Munita- ed.’ il conforto della vittoriosa Passione di ’Critici: «Canta, o mia lingua; la patita• gloriosa, che fini in completa vittoria.; sul trofeo della’ Croce; narra il trionfo che fu premio della più aspra tenzone; e come il- Rederffóre del mondo ha vinto perdendo la stra•vita. La vittoria della Croce fa’ la• vittoria finale e piena dell’amore sull’odio e sul peccato. Quínd’innanii,’• per torri quelli che sono uniti al Crociesscr,- l’odio ed il peccato altrui saranno occasione all’amore di - mostrare ciò- di cui è capace in rinnovati trionfi. Egli fu- col rendersi vittima che Cristo ha vinto in Croce la più grande- battaglia: e le vittiffie dell’attuale guerra ponno contare- sul loto patire, sulle loro perdite’ e spogliazioni, per partecipare- alia• di Lui vittoria: L’inno procede- mostrando come. Iddio formò’ un piatto di salute per rialzare l’uomo caduto e viilgere in• mezzi di riStatirazione le circostanze della sua rovina:... Lo sparso sangue- di Gesù portò redenzione a tutte’ le creature umane-. Anche le- distru±ioni contiate da questa ter

ribile guerra, ponno trasforrharsi, in virtù di •quel Preda o Sangue, in fattori della vita eterna; ed il sangue sparo in battaglia può, dal soldato cristiano, che muore per compiere un dovere, venir unito a Quello sparso dal suo Signore, per essere offerto a Dio e cosi partecipare in certo senso e ’gra-, dazione, all’efffeace potenza di questo. Trad. di L. Meregalli.

(Continua)