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314 IL BUON CUORE


mani della ragazzina e finisce oltre le frontiere cogi obici,formidabili dei cannoni più potenti! Quando la corriera si fermò fu una sorpresa per Come? S’è di già arrivati? Furono cosi lesti i cavalli di scarto? Il tempo era passato; nessuno se n’era accorto. Una donna disse per tutte — Benedetto lei! almeno ci lascia con un po’ di coraggio! Si può respirare, per un poco. E.... buona fortuna! Buona fortuna! — dissero tutte le altre donne. Egli saltò giù dalla corriera svelto, e sorrise a tutte, col suo bel sorriso largo, di cuore, che conos.:::io da tanto tempo. Io corsi ad annunciare a tutta la compagnia dei villeggianti l’arrivo dell’eroe, e gli radunai in breve quanto c’era di meglio nella buona societa del paese. Bisogna farlo parlare — dicevo a questo e a quella. E’ un diletto della mente e del cuore. Le signorine vennero tutte; e s’erano anche portati i mazzetti dei ciclamini. Ma non ci fu verso più di ripescarlo; all’albergo non l’avevano visto; alla stazione non era comparso. S’è dato alla macchia — disse un burlone; e tutti rimanemmo un po’ col naso storto. Quando fu l’ora della partenza, lo vedemmo arrivare con un ragazzetto in braccio, come se fosse un papà col suo primo nato; gli veniva dietro una donna vestita di nero, giovane ancora, che portava il suo involtino dei panni. Eccolo là — gridai, stupito. Egli mi presentò allora il bel bamboccio che palleggiava in alto allegramente. E’ il figliuolino di suo papà — mi disse — e noi al suo papà porteremo i bei fiori che ci ha dato la zia, sulla montagna. La donna che gli era vicino, ruppe in lacrime; l’amico le disse: Su, su, coraggio — le restituì il bambino e saltò sul treno che fischiava per partire. noi Scrivici — gli gridammo in cinque o sei ti scriveremo! Egli salutò il piccolo bambino-che gli mandava baci. Sì, caro, per il papà! Glieli porto!

Ritorno al fronte, alla vita della trincea. Viveva accoccolato per terra, in una buca scavata alla base di una collina frondosa d’alberi e di viti, e passava le ore sforzandosi di non pensare, mentre per l’aria ci a tutto un fischiare e ansimare e rórnbare di proiettili di tutti i calibri e di tutte le sorta, che filavano alti o strisciavano via. A cento metri cominciava il bosco -un bel boschetto dì robinie e quercioli, così verde e pacifico! — e tra gli. alberi i reticolati.dei nemici andavano su fino alle creste. Le ore erano lunghe e calme, e pareva a lui di vivere dei secoli. Un giorno ebbero l’ordine di lasciare il posto ad

altri, furono fatti retrocedere; egli rivide i luoghi nei quali si era combattuto, si ritrovò dove era stato ferito. Erano passati a riposare nella seconda linea; avevano più libertà; potevano concedersi qualche svago. Non aveva dimenticata la parola data. Il piccolo cimitero dove dormiva quel povero soldato alpino, di cui conosceva solo il nome e la morte, non era lon • tano. Un giorno, verso il tramonto, lo cercò per mantenere la promessa fatta: aveva con sè i fiori della montagna: li volle disporre intorno alla pietra che segnava la tomba comune dei suoi compagni d’arme. Era solo. E la commozione lo vinse. Da tanto tempo aveva dominato ogni sentimento, e l’aveva fatto piegare sotto l’impero duro del dovere. Il luogo, l’ora, i ricordi gli suggerirono pensieri di malinconia profonda: desiderò rivedere le sue montagne, le persone care, la mamma che aveva lasciata sola, lontano, in singulti e lacrime. Ebbe, per un momento, paura di morire, e sentì gli occhi gonfi di pianto. Si alzò: si scosse: guardò intorno; gli parve di vedere muoversi dei rami oltre la siepe che circondava quel luogo — Chi è la! gridò, portando la mano alla rivoltella. Risposero due colpi secchi di fucile. Egli sparò. vide un uomo alzarsi di dietro la siepe, brancolare, ricadere. Ma sentì anche la palla nemica al cuore: Si portò la mano alla ferita, ripiegò, cadde sulla zolla, balbettò qualche parola; poi restò immobile. Era morto. Il giorno stesso aveva scritto alla sposa di quel soldato sconosciuto, poche righe: — Oggi gli porterò i fiori: parlerò a lui di quelli che gli vogliono bene ancora. Egli parlò così oltre la tomba. MARIO VALLI.


Religione


DOMENICA PRIMA D’AVVENTO

Il giudizio universale.

Il Vangelo ha delle pagine miti, il Vangelo ha delle pagine terribili: Nazaret, Betlemme, il soave discorso della montagna, ii pozzo di Giacobbe, la casetta di Betania... il Vangelo è un idillio; all’incontro la strage degli Innocenti, l’esilio, Giovanni decapitato, le invettive contro i Farisei, il flagello usato nel Tempio, il Getsemani, il Calvario... il Vangelo è una tragedia. Queste pagine, così opposte, e che pure si armonizzano, sono al di fuori l’espressione di due attributi che costituiscono l’essenza di Dio, la bontà e la giustizia: ora è in esercizio l’una or l’altra, or ambedue, e tutte insieme formano il gran disegno del Governo di Dio nel mondo. La pagina d’oggi è terribile: si ricordano a un tempo due rovine, la rovina del Tempio, la rovina del mondo, col giudizio universale. Condur l’uomo al pen