Il buon cuore - Anno XIII, n. 21 - 23 maggio 1914/Religione

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Educazione ed Istruzione Beneficenza

[p. 164 modifica] Religione

Domenica dopo l’Ascensione

Testo del Vangelo.

In quel tempo, il Signore Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse: Padre, è giunto il tempo; glorifica il tuo Figliuolo, onde anche il tuo Figliuolo glorifichi te: siccome hai data a lui la podestà sopra tutti gli uomini, affinchè egli dia la vita eterna a tutti quelli che a lui hai consegnati. Or la vita eterna si è che conoscano te, solo vero Dio, e Gesù Cristo mandato da te. Io’ ti ho glorificato in terra, ho compito l’opera che mi desti da fare: e adesso glorifica me, o Padre, presso a te stesso, con quella gloria che ebbi presso di te, prima che il mondo fosse. (S. GIOVANNI Cap. 17).

Pensieri. Forse è impossibile trovare in tutto il santo Vangelo un brano, che ci possa consolare più dell’odierno. Consideriamo chi prega, a quale scopo Gesù faccia al Padre una tanta preghiera, ed a favore di chi. Basteranno queste assai semplici considerazioni per farci trovare quella fede e speranza che — innanzi allo spettacolo d’un mondo pagano — pare debba subire delle scosse mortali, e debba l’altra — nello scetticismo universale — andare naufragata e perduta. Così non è in realtà. Ciò per grazia di Dio. Chi prega è Gesù, il desiderio del quale è sempre -per la sua dignità — più che ascoltato, immantinente esaudito. E’ Gesù che dopo l’opera della redenzione, si rivendica — diritto di conquista — un potere pieno, assoluto, universale sopra tutti gli uomini. E’ Gesù che prega a sè il premio d’aver interamente e perfettamente compiuta la volontà del Padre suo sopra di questa terra. E’ Gesù, vittorioso, che quasi innanzi al Padre conduce — dopo la vittoria — le schiere sue fedeli perchè dal Padre abbiano a ricevere la corona ed il premio. A tanto intercessore nulla si può negare. Quale lo scopo della sua preghiera? Il preínio sperato, per cui ha lodato con inenarrabili lotte e dolori, la gloria non del mondo, ma la sua

gloria, la gloria del cielo. E’ a Dio che la chiede, che domanda una luce, che da quel centro si parta, si propaghi, si riverberi sopra di lui, coprendolo — come il Padre -degli splendori e dei fulgori della Divinità. La sua preghiera chiede la propria elevazione, la realizzazione audace ed ardita del suo programma agli uomini: essere simili al Padre che è nei cieli! Per chi prega Gesù? Prega per gli uomini, perchè tutti i suoi eletti abbiano la vita eterna, perchè tutti siano salvi quelli che conosceranno il Padre e crederanno nel Cristo, da lui mandato: Per chi prega dunque? Per gli uomini ai quali Cristo venne a predicare ed insegnare la verità e la misericordia, pei quali — in vera umiliazione infinita — si incarnava e moriva fra gli orro• ri del Golgota. Ci basta ricordare dall’un canto le grandi promesse di Cristo alla preghiera, dall’altro aver esaminato le splendide condizioni in cui Cristo ha rivolto al Padre la sopraccennata preghiera. Ed allora? i • •

Nessuna parola di Cristò può andare perduta mai. I secoli, il mondo, la storia degli uomini fanno a gara nel dare il loro suffragio di verità a Gesù; e dunque? Dunque l’uomo non può, non deve disperare mai nei frequenti avvilimenti, cadute, miserie in mezzo alle quali conduce la misera e grama sua esistenza. E’ dopo questa sublime preghiera che l’uomo può osare, può chiedere il miracolo: è dopo questa preghiera che il mondo perde la sua forza innanzi al suo vittorioso trionfatore: è dopo questa preghiera, che — stremate le sue forze ed audacie — comincia una nuova terribile, irresistibile forza divina, che non conosce inciampi, non conosce soste, non patisce indugio alcuno: è dopo questa preghiera, che l’uomo non può rendersi vittima nè delle proprie debolezze, nè d’un più forte destino: è dopo questa preghiera che le nostre lotte — lo crediamo e speriamo — avranno un esito favorevole, trionfale: è dopo questa preghiera che le nostre energie si moltiplicheranno certi di non patire sconfitte dopo la preghiera — esaudita sempre — dl’Cristo, che ci raccomanda al Padre perchè tutti gli uomini abbiano la vita eterna, siano salvi. E perchè s’attrista l’uomo nelle difficoltà? Perchè, scorato, si rivolge alla terra, al piacere, al senso, alla cupidigia dei beni materiali, dell’oro, l’uomo, per cui Cristo prega l’eterna vita? Non sono dunque là le nostre aspirazioni, i nostri voti, il desiderio nostro? Possiamo aver noi una preghiera nostra in contrasto, in opposizione a quella di Gesù? Pregheranno — in questo caso — in suo nome, con quelle condizioni, a cui è promessa, garantita la suprema efficacia? Non insultiamo, non deridiamo — agendo diversamente — la grande preghiera di Gesù? Ah! Gesù ha pregato per gli uomini: Gesù ha pregato che tutti gli eletti siano salvi, ma chi sono questi fortunati che egli dice eletti? quasj prescielti, quasi pre destinati alla gloria? [p. 165 modifica]Oh! egli l’ha ben detto: far salvi tutti coloro che conosceranno Dio, e che crederanno nel Cristo, mandato da Dio sopra la terra. Crediamo noi colla mente? col cuore? colla volontà? Nella nostra vita agisce il cristianesimo, od il pa• ganesimo d’oggi? Sono le massime di Gesù o quelle del mondo che ci informano?! E diciamo di credere così? B. R.


Le colonie del Rio Grande Do Sul NELLA ZONA CENTRALE DEL

Rio GRANDE.

Una ferrovia, terminata poco fa, collega Uruguayana a Porte Alegre, la capitale dello Stato. E’ questo uno dei due tronchi ferroviari più importanti del Rio Grande do Sul; esso attraversa lo Stato da est ad ovest. L’altra linea importante è quella che, venendo da Montevideo, entra nel Rio Grande a Sant’Anna do Livramento e, traversando lo Stato da sud a nord, ne esce al di là di Passo Fundo, e prosegue poscia, per gli Stati di Santa Catharina e Paranà, fino a S. Paolo ed a Rio de Janeiro; vi è, dico, la possibilità, ma non generalmente la -onvenienza per passeggieri e tanto meno per le merci; dimodochè gli uni e le altre seguitano per ora a servirsi delle vie del mare. La ferrovia che da Uruguayana conduce a Porto Alegre, percorre la depressione centrale dello Stato formata dai bacini dei due fiumi Ibicuhy e Jacuhy che corrono lo Stato in senso inverso l’uno all’altro, gettandosi il primo nel fiume Uruguay, l’altro nel Lago dos Patos, che è in comunicazione coll’Atlantico presso la città di Rio Grande. Sono 850 chilometri che il treno percorre in 24 ore all’incirca. Vicino ad Uruguayana, e per un tratto di qualche centinaio di chilometri, l’aspetto del paese rassomiglia a quello del dipartimento di Artigas della vicina Repubblica dell’Uruguay che con esso confina: è una zona tutta ondulazioni amplissime e blande, coperta di praterie ove il terreno è poco profondo e la pietra affiora qua e là; la vegetazione arborea vi è scarsa. Si traversano Turo Passo, Ibirocay, Alegrete, paesi essenzialmente brasiliani, abitati quasi esclusivamente da popolazione indigena, non molto progrediti. Ma passato Alegrete il paesaggio cambia aspetto; in lontananza si delineano catene di monti, e si comincia a trovare abbondante vegetazione arborea e vere foreste, due cose che rallegrano la vista di chi viene dalle sterminate e spoglie pianure dell’Argentina e dell’Uruguay. La flora e la fauna mostrano esemplari sub-tropicali: nei boschi abbondano le piante di banana, di pere • bas, di figueiras, dai pendagli lanosi pioventi dai granJi rami. Tutto il vasto territorio è destinato al pascolo del bestiame, specialmente bovino, che vive quasi abbandonato a sè. Ossa e carogne di buoi, rimaste insepolte ove caddero, si vedono tratto tratto; le mandre dei buoi fuggono impaurite all’appressarsi del treno, e nonostante

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che tutto lungo la strada d’ambo i lati•sia teso un recinto di filo di ferro, non è raro che il convoglio sia costf etto ad arrestarsi per qualche capo di bestiame che si para sul binario. La ferrovia percorre tratti lunghissimi senza che si vedano nè uomini nè case, essendo la regione scarsamente abitata: sí notano vaste zone di terreni paludosi; sebbene a Porto Alegre lo si neghi, credo che in questa regione non manchi la malaria, secondo che mi fu o ffermato anche da alcuni lavoratori spagnuoli coi quali parlai alle stazioni dí Cacequi e di Umbù: essi stessi erano stati attaccati dalla febbre. A nord della strada ferrata, a 40 chilometri dalla stazione di Umbù si trova la colonia Jaguary popolata in parte da italiani: di questa parleremo più tardi. Alla distanza di circa 300 chilometri da Porto Alegre si trova Santa Maria da Bocca do Monte, il centro delle ferrovie Riograndesi, cittadina importante che conta circa 15.000 abitanti e ne comprende 35.000 nell’intero municipio. Ad una trentina di chilometri da Santa Maria, sempre a nord della ferrovia Uruguayana-Porto Alegre, ed assai più vicino alla ferrovia che da Santa Maria va a Vera Cruz Alta, si trova la colonia Silveira Martins quasi interamente popolata da italiani. Dopo Santa Maria il paesaggio cambia aspetto: nelle città e nei paesi che si incontrano si cominciano a vedere case all’europea, e coltivazioni nella campagna; è l’impronta dell’immigrazione. Infatti, a cominciare da Cachoeira, cittadina di circa 8000 abitanti, si trova una percentuale sempre maggiore di stranieri nella popolazione. Cachoeira è popolata prevalentemente da brasiliani, ma vi sono in numero considerevole i tedeschi ed anche gli italiani: di questi circa un migliaio sono sparsi nei nuclei coloniali di Paraizo, Dona Francisca e Agudo, che fanno parte del municipio. Il tabacco è la coltivazione principale di quel municipio; vengono poi il riso, i fagiuoli, le patate, la mandioca. Si dice che vi siano in questo municipio importanti giacimento di carbone e di ferro, ma per adesso i tentativi per estrarli non dettero resultati importanti. Avvicinandoci a Porto Alegre la ’ferrovia traversa tutta una zona colonizzata e popolata dai tedeschi; ivi si trovano San Joào de Montenegro e San Leopoldo, centri urbani completamente tedeschi che son venuti assumendo considerevole importanza. (Continua).

ONORANZE A GIULIO TARRA. Ricorrendo il 10 giugno p. v. il venticinquesimo anniversario della morte di Giulio Tarra, già da qualche tempo è sorto un Comitato d’insegnanti che attende a promuovere degne onoranzé alla memoria del benefico e sapiente educatore, al quale devesi la redenzione dei sordomuti, oggi educati con la parola. 11 Comitato ebbe l’unanime consenso, poichè in breve tempo raccolse numerose adesioni fra autorità, senatori, deputati, cittadini cospicui, insegnanti, istituti e scuole d’ogni grado; un vero cordialissimo plebiscito di ammirazione e di venerazione. [p. 166 modifica]Confortato nel lavoro felicemente iniziato, il Comitato ottenne dalle competenti autorità di murare, il 24 corr. una lapide a ricordo della casa ove nacque il Tarra. Nè basta. Il nome del grande educatore figurerà nel Famedio, e gli, si intitolerà una via adiacente all’Istituto dei sordomuti poveri di campagna. Dall’egregio prof. Perini e dall’avv. Meda vennero già tenute interessanti conferenze sull’opera filantropica e meravigliosa dell’ottimo sacerdote milanese; ed il 28 p. v. con la apprezzata ed efficace collaborazione dell’on. Degli Occhi, avrà luogo una solenne commemorazione nell’Istituto stesso dal Tarra fondato. Il R. Commissario, accogliendo le proposte del Comitato, dispose che a completamente onorare la memoria dello scrittore gentile e dell’illuminato filantropo, venga disribuito agli alunni e alle alunne delle classi 3, 4, 5 6 delle scuole comunali un volumetto che conterrà passi delle migliori di lui opere, distribuzione che sarà preceduta da una breve commemorazione a cura delle direzioni delle scuole. Inoltre lo stesso R. Commissario invitò una rappresentanza di alunni e di alunne ad intervenire con bandiera alla commemorazione del 28 corr. Intanto l’istituto dei sordomuti di via Galvani quello delle sordomute di via Settembrini sono meta li passeggiate istruttive e educative per gli alunni e le alunne del corso popolare; e le numerose e ordinate scolaresche che vi si recano in visita, ne escono poi commosse, ammirate e col cuore palpitante di pietà ed aperto a sentimenti nobili e generosi. L’omaggio che Milano tutta rende in questi giorni alla venerata memoria di Giulio Tarra, onora la città medesima, in quanto che questa ancora una volta dimostra di gloriarsi — memore e riconoscente delle menti elette degli animi insigni per sensi umanitari, che — edula rendono davvero cando e beneficando i miseri grande ed invidiata..84 -94

14 " 41t.

41t.

414 Att.

mè cagnolin " Gogò " fi

Car el me car Gogò, bel bestiolin i Te ghee,di bei sciampitt, on bel musin. Te ghet on bel eóin, duu bei oggitt Lusent, lusent, che paren duu lumitt. Te sél ubbidient, mei d’on bambin i Quand te me guardet, te me fee el cerin, E quand te menni a spass te fee i saltitt Che somejen a quii di passaritt. Mà perché mai.... perchè te parlet no? Chissa quanti bei robb el to corin, EI ghavariss de dimm, vera Gogò? Ma te devet tasè.,. l’è’ 1 to destin i Che brutt destin i... Per consolat però De spess mi te regali on biscottin. FEDERICO BURRI.

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Colonie Scolastiche Alpina e Balneare BASSUNO di BRISSAGO SVIZZERO - S. REMO MILANO - PIAllA FONTANA, 2 - MILANO

La sottoscritta Commissione, incoraggiata dal buon esito ottenuo gli.-_corsi anni nel funzionamento della Colonia Alpina, e sollecitata da molteplici richieste, ha provveduto anche all’apertura di una Colonia Balneare. Essa, pertanto si rivolge ai signori genitori, agli gregi direttori, ai presidenti dei patronati scol., invitandoli a voler affidare i ragazzi bisognosi di cura climatica balneare alla assistenza dell’opera, la quale, escludendo ogni idea di speculazione, mira a procurare ai fan ciulli, esauriti dalla vita scolastica, un riposo ristoratore non trascurando una seria assistenza morale. La sede principale della Colonia Alpina è a Bassuno (su Brissago lago Maggiore) alt. m. 900) zona di vasti pascoli e di boschi, la quale, per la purezza e la sa lubrità dell’aria, può ritenersi una località climatica di i ordine. L’ampio edificio appositamente costruito, in posizione incantevole. dalla quale si domina il Lago Maggiore da Bellinzona a Germignaga e la supenda corona delle Prealpi, è fornito di ottima acqua potabile ed è arredato in modo da poter ospitare comodamente una settantina di ragazzi. S. Remo, la ridente città della Liguria, tanto rinomata anche come soggiorno invernale, è la sede della Colonia Balneare. — Il locale, di recente costruzione, ha vasti dormitori, sale, giardino, uliveto, ed è fornito di tutte le comodità quali si convengono per una comunità scolastica. Esso è situato in posizione tranquilla, a un quarto d’ora dai mare, sul declivio delle colline che circondano la città, e congiunge i pregi e le attrattive della riviera e del monte.

Sorveglianza — E’ affidata a docenti delle scuole comunali di Milano e ad un direttore, i quali si prestano gentilmente, e che, dato il numero limitato di ragazzi loro affidati, possono esercitare su di essi una influenza del tutto paterna. La via nelle Colonie è quella di una bene ordinata famiglia. Dieta e cure fisiche — La dieta giornaliera è la seguente: caffè latte al mattino, minesra e un piatto di carne ai due pasti principali; merenda nel pomeriggio; pane a volontà; un quinto di vino al giorno o due quinti di latte. La Direzione delle Colonie ha cura speciale dell’educazione fisico; oltre al vitto buono ed abbondante. alla scrupolosa osservanza della pulizia e delle norme gieniche, procura che i ragazzi acquistino robustezza con passeggiate proporzionate alle loro forze, colle ricrea a

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a

t [p. 167 modifica]zioni libere nei vasti parchi annessi alle colonie e col bagno quotidiano per i partecipanti alla Colonia Balneare

Istruzione -- Durante la permanenza nelle Colonie

i ragazzi non vengono obbligati ad alcuna esercitazione scolastica; le Colonie sono però fornite di una raccolta

di libri di amena lettura.

Condizioni di retta — La retta mensile è di L. 50 anticipate, e comprende alloggio, vitto, biancheria da letto e da tavola, e bucato. LA COMMISSIONE: Prof. dirett. Gaetano Arienti; prof. Rom90 Bardelli; arch. Guido Casarini, ing. Adolfo Bianchi, maestro Giuseppe De Micheli; dirett. Maria Ma gnocavallo, pr. doti. Antonio Merisi. Per le iscrizioni rivolgersi ai sigg. maestri: Pietro Conti, C. Vercelli tJ — Antonio Mariani, via Mokova 29 Adriano Sapor i ti, via Verziere 29 — Angelo Zambelloni, via C. Goldoni 5 — Carlo Zanoni, via Ponchielli 13

Commovente funzione

I primi raggi di sole che entravano nel sereno mattinono del 14 maggio nella raccolta Cappella dell’Istituto dei ciechi baciavano le testoline, innocenti di tredici fanciulletti, ammessi per la prima volta alla mensa divina. Fra le divise scure dei quattro allievi dell’Istituto e quelle bigie di sei allieve mettevano una nota quasi gaia di fiorellini appena sbocciati, il rosa ed il celeste dei grembialini delle due bimbe e del bimbo dell’Asilo Infantile; un gruppò insieme unito di creature serene, liete, pur nella sventura, che vicini già a Cristo nella innocenza dell’infanzia, si avanzavano a Lui nella fede, rafforzata dalla vigile preparazione, dal desiderio intimo di dare il loro piccolo cuore a chi degnava entrarvi per la Prima, solenne visita. E quando le pupille spente o gli occhi inutilmente aperti parevano animarsi o riposarsi nella luce santa, su• scitata dalle parole del venerato Rettore, riaccesa dalla armonia di paradiso venuta dall’organo, consacrata e benedetta dal possesso divino pareva tramutarsi la piccola schiera di fanciullini in una corona di angioletti supplicanti Dio coll’incenso della loro fervida preghiera e be nedicenti a Lui per la benedizione del prezioso conforto.

Il libro più bello, più completo, più divertente che possiate regalare è l’Enciclopedia dei Ragazzi.