Il buon cuore - Anno XIII, n. 13 - 28 marzo 1914/Educazione ed Istruzione

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Il buon cuore - Anno XIII, n. 13 - 28 marzo 1914 Religione

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ARTE SACRA

Antiche opere d’arte ritornano in luce nella Chiesa di Santa Chiara a Napoli


Tutto l’edificio del tempio di S. Chiara appartiene al gruppo di queimonumenti d’arte mediovale che sembrano destinati ad evocare un’epoca remota gloriosa onde fu anima l’ordine serafico, data la,,grande influenza che ebbero i Francescani "tà artistica del secolo decimoquarto. d.«se per l’opera del grande maestro, Assisi può si patria di quello stile che, in una meravigliosa r 7ensione arriva a Raffaello, la chiesa di S. Chiara, nota per gli affreschi dei Giotteschi, si eleva ad im’°rtanza vera nella storia dell’arte meridionale a. r d e I ri trasformarono questo austero tempio medioevanuna sontuqSa chiesa barocca, ma essa serba anta attrattive profon’.1-.,C,’Me è noto l’edificio di S. Chiarai venne fon-, pare ora assodato, dalla regina Sancia: esso t compiuto nel 1328, dopo circa trent’anni di:ttuzione, dall’architetto, Mastro Gagliardo Pri, che fu sepolto in qiiesta chiesa nel 1348. Mutamenti di architettura nel tempio, vennero ati dalle Clarisse nel 1735 «’quando lo stile era ritenuto avanzo di barbarie» e trionfava e

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invece allora in Napoli il barocco che s’impose agli architetti Giovanni del Gaifo e Domenicantonio Vaccaro, incaricati della rinnovazione della chiesa. Ed essi rinnovarono, infatti, tutto il tempio dalle pareti ai monumenti. Tutti gli affreschi preziosissimi della scuola GiotteSca furono coperti da dipinto a calce viva, prima, e voti ornamentali dorati del nuovo stile gotico, poi. Da quel tempo ad oggi le nuove generazioni che ammirarono il tempio di S. Chiara seppero di quelle trasforma2ioni avvenute; a molti fu noto il gusto fz4turistico del ’700; ma da pochi soltanto si sapeva l’importanza e la magnificenza dei tesori ’d’arte trecenteschi che si trovano in S. Chiara. In questa monumentale chiesa, come è noto, trovasi il mausoleo di re Roberto d’Angiò, nato nel 1278, asceso al’trono nel- 1309 e morto il 20 gennaio 1343. Questo mausoleo trovasi dietro l’altare maggiore; esso è tra i monumenti funebri il più bello e grandioso che l’arte toscana del ’300 abbia prodotto in Italia. Nel ’700 agli architetti rinnovatori, parve forse sproporzionato il monumento e non adatto allo stile nuovo che s’imponeva al tempio, e quindi per tre quarti fu racchiuso fra calcinacci, che nascosero la parte più bella, forse, e più artistica del monumento. L’altare finissimo subì la stessa sorte e dovette adattarsi allo stile liturgico non solo, ma anche ai gusti architettonici del tempo. Insomma tutto quanto v’era di più prezioso, di magnifico, di superbo fu coperto; e, tutto ciò che potevasi asportare, fu distrutto. Una statua della fondatrice, la regina Sancia è stata ritrovata spezzata a metà. Gl’innovatori settecenteschi usarono quel marmo lavorato come base di. un gradino sotto l’altare magcriore! Da parecchi intanto, da vario tempo, s’era pensato di mettere a luce nuovamente quelle opere d’arte che erano state nascoste dai mali artefici del secolo XVIII, ma, tutti riconobbero che sarebbe stato assai difficile e pericoloso smuovere le costrutture postume, temendo anche di arrecar danno all’uniformità decorativa della chiesa. Altri ancora abbandonarono tale idea per ragioni d’arte non solo, ma anche per le grandi difficoltà [p. 98 modifica]trovate da parte delle clarisse e dalle autorità superiori addette alla conservazione dei monumenti. Quest’anno, finalmente, per_ la sagacia, la attività ed il gusto d’arte d’un modesto frate francescano, il P. Bonaventura Carcano, da Varese, Ie opere più belle e più grandiose del tempio sono ritornate a luce! Padre Bonaventura pur riconoscendo tutte le grandissime difficoltà cui andava incontro, ha ’voluto realizzare la sua nobile idea, e con la cooperazione di valenti architetti, col consiglio di competenti e mercè aiuti della sopraintendènza dei monumenti, ha saputo con non facili mezzi, staccare, dov’ara possibile, senza offendere lo stile intero della chiesa, dalle pareti, i dalcinacci antiestetici del ’700. Ed oggi si ammira, adunque, per intero, il monumento funebre di re Roberto. E’ una. mole superba, sorretta da un’ampia base, che si eleva per ben quindici metri. In alto s’ammira la volta maestosa, limitata, su i tre lati da altrettanti frontispizi: quattro grandi pilasri sorreggono la volta del mausoleo: cinque ordini di nicchie dividono quei pilastri,,formati da colonnine e da pilastrini raccolti insieme. Questi ultimi sono finemente arabescati d’intagli messi ad oro, con gusto ellenico, ed interclusi da, piccole losanghe occupate dai gigli angioini e da croci di Gerusalemme. nicchie sono adorne di pregevolissime statuine erette sotto minuscoli baldacchini gotici, raffiguranti gli Apostoli, i Profeti, le Sibille; nei posteriori, infissi al muro, sono raffigurati i santi francescani, venerati nel tempio. Il padiglione funebre, che si trova al disotto del tabernacolo e del padiglione trionfale, era finora coperto... Il simulacro di re Roberto, disteso nell’arca, è la parte più bella del suo monumento. Re Roberto è raffigurato rivestito dal saio francescano, che volle indossare negli ultimi giorni di sua, vita. Nelle mani racchiude il globo e lo scettro. Nel fondo, a guisa di manto, color verde, tempestato di gigli d’oro, appaiono le allegorie scolastiche delle arti liberali del trivio e del quadrivio: La Grammatica, la Rettorica, la Dialettica, la Geometria, l’Astronomia, la Musica, l’Aritmetica, allineate intorno a In ogni figura son profuse la gentilezza e la grazia più pure. L’urna è lunga,m. 4.3o, larga m. 1.5o, alta 1.7o. Le tre faccie sono intagliate di nicchie gotiche: ognuna ricoperta da un piccolo baldacchino adorno di fogliame e di aeroteri. Al di sotto dell’urna, su i fondi stemmati, scolpiti a bassorilievi, si ammirano re Roberto, la moglie Jolanda d’Aragona, Cancia di Majorica ed altri membri della real famiglia angioina. Del, grandioso monumento, sgombrato ormai dalla ricovritura settecentesca, sono apparsi i grandi pilastri allegorici. Essi sono due, messi a sostegno ael pesante sarcofago, pregevolmente ornati da foglia. mi nei capitelli e di eleganti modenature nelle basi erette su i larghi plinti. Ai fusti massicci sono ad dossate immagini allegoriche raffiguranti le virtù Cardinali e le Teologali, rimanendone esclusa, per esigenze decorative, quella della Speranza. Il monumento angioino di rara bellezza artistica, ’può oggi, quindi, ammirarsi nelle sue pregevoli fattezze e nelle grandiosità delle sue linee superbe. Esso, come si sa, venne eretto nel 1345 per volontà della nipote di re Roberto, Giovanna I, erede del trono, ed architetti furono i fratelli Giovanni e Pacio da Firenze. • •

Nello staccare dalla parete destra, a fianco al m onumento di Roberto d’Angiò degli intonachi decorati, è ritornato alla luce un magnifico affresco raffigurante una Madonna col Bambino. E’ un affresco della scuola giottesca, dipinto in quadricromia. Altri affreschi, è certo, rimangono tuttora coperti dalla massiccia decoratura paretale, che ricovre tutto l’ín• tento del grandioso tempio. Sono autentiche opere d’arte che il gusto degl’innovatori del secolo decimottavo non seppe intende re; tutti gli affreschi vennerro spietatamente ricoperti; parve, forse, che essi, per colpa delle loro uni’ chità, non fossero degni della grandiosità del tem’pio, non si adattassero, fors’anco, allo stile liturgico ed allo stile novo, che il XVIII secolo, appunto, andava imponendo. La decoratura barocca non volt riconoscere che nuove linee e nuovi fregi; tutto ci che si trovava di stile gotico doveva assolutament essere distrutto o per lo meno celato agli occhi... d nuovi artisti rinnovatori. Nel tempio di S. Chiara si trova un vero tesor d’arte; la parte pittorica è però nascosta; i mono’ menti, le tombe reali e patrizie furono quelle che do’ vettero essere rispettate, tranne, s’intende, il monti’ mento a re Roberto, che... gli artisti del tempo, noli seppero rispettare! • •

Il piccone restauratore ha messo a luce un’altra tri’ le grandi opere d’arte custodite nel tempio di S. Chiara: l’altare maggiore. E’ un altare di stile gotico, autentico, della scuola detta R Pisana». Esso è stato aperto ai tre lati nel} parte anteriore, e ricorda l’epoca della prima d’azione della chiesa. E’ costruito in finissimo martn° pantelico: le ogive degli archetti sanno dei sott’ar• chi a, tre lobi, adorni di globetti nello sguscio. Ne’ triangoli mistilinei risultanti tra un arco e l’al v’è scolpita, a tenue rilievo, la fauna sacra, int clusa fra ornati e fogliami. Le colonnine sono formate da tre mezzi fusti niti a fasci, adorni d’intrecci geometrici; tralci di vite sorreggono gli archi. Cinque superbe statuiti ritrovate, per caso, sono state ora ricollocate mezzo, tra le colonnine. Un disegno di quest’altare gotico trovasi in medaglione esistente nel Museo Nazionale di NaP°li, coniato in ricordo dell’invio dello stendardo coni’ [p. 99 modifica]memorativo di papa Pio V a Giovanni d’Austria, per la spedizione contro i Turchi; la consegna della medaglia venne fatta solennemente in Santa Chiara. L’altare ora scoperto subì la stessa sorte *del monumento a re Roberto; esso venne racchiuso totalmente nella fabbrica dell’attuale altare maggiore che è del più puro stile barocco. Per’isolare quel prezioso altare gotico dal soprastante altare maggiore, l’opera non è stata facile. E’ stato un prodigioso lavoro di statica, felicemente Compiuto dall’ingegnere De Simone, direttore infaticabile ed intelligente, il quale ha dovuto, non apPena messo a luce l’antico altare, far sostenere in bilico tutta la muratura ed i marmi dell’altare soprastante. Il lavoro è stato difficilissimo, ed ha fatto temere Per la sua riuscita. Con cemento armato è stato possibile costruire una solida armatura di sostegno, fatta a guisa di vòlta,,che regge solidamente la parte alta dell’altare maggiore, ove si trovano marmi pregevolissimi e finemente lavorati. Il gran sogno del Bonaventura è oggi un fatto compiuto; l’arduo Cimento al quale con amore e con studio si è provato, è riuscito felicemente, senza turbare l’armonia decorativa del tempio, che è monumento nazionale, senza spostare o imitare la parte architettonica postuma o antica; ciò che era assai difficile a compiersi. Oggi si può, quindi ammirare nel mausoleo di re Roberto.d’Angiò, l’opera maggiore che si trova nel tempio, e che rappresenta, per se stessa, un vero- tesoro d’arte, che ricorda l’antico splendore e la magnificenza angioina. L’arte sacra settecentesca riconobbe i tesori scultorei ch’erano profusi sul monumento Angioinò, non marmi antichi intarsiati, che accrescevano pregio al tempio, non tutta quella autentica magnificenza di linee e di colori con cui la scuola giottesca aveva saputo adornare le vaste pareti del maggior -tempio delle Clarisse essi, gli artisti del ’zoo, non apprezzarono qual tesoro incommensurabile arricchiva quelle pareti e quei monumenti regali, vollero restaurare Con criteri per essi nuovi, cancellando, in breve temi)°, quanto di più bello e di veramente artistico v’esisteva e lasciando ai posteri un’opera nuova, ma assai meno bella, dopo avere, senza rimpianto, eccultato alle future generazioni quegli splendori ind iscussi che la scuola Giottesca prima, la pisana poi, vollero elargire in questo grandioso tempio d’arte cristiana, in quel mausoleo stupendo che ricorda un nobile periodo di storia d’i Napoli. Il piccone oggi ha distrutto, ove poteva, quegl’intonachi settecenteschi; Ea staccato dalle pareti, clic’tro l’altare maggiore quella crosta malvagia posteriore, e le vetuste bellezze, occultate dagl’innovatori ritornano in luce, a testimoniare alle nuove generazioni la magnificenza di quella passata stirpe che ebbe artisti di gran valore, i quali lasciarono, anche nella storica chiesa di S. Chiara, l’impronta del loro en.i.0 in opere d’inestimabile valore. Nei dipinti, ora venuti a luce, i colori, quantun que sbiaditi da una pàtina secolare e graffiati in parte, si ammira altresì la sicurezza delle linee eleganti e di finissimo gusto artistico. Nella «Madonna con Bambino», l’affresco suaccennato, si conservano quasi intatti i colori; esso è certamente uno dei migliori esemplari di quella scuola giottesca che pure resta famosa nella storia della pittura universale. Ancora dell’altro dovrà compiersi in Santa Chiara: altre pregevolissime opere d’arte, ancora racchiuse nell’intonaco settecentesco potranno ritornare a luce; l’ufficio regionale per la sovraintendenza dei monumenti, che ha sorvegliato i lavori, che sono stati compiuti, dovrà continuare l’opera tanto felicemente ideata dal P. Carcano, e la stessa Direzione generale di B. A. non dovrà, nè potrà ostacolare tutto ciò, trattandosi di abbellire questo monumento nazionale, uno dei più ricchi ed importanti dell’Italia Meridionale, nel quale si conservano tante opere d’arte, che ancor oggi, mutati i tempi ed i gusti e dopo le vicende dei secoli, dimostrano nelle linee severe e magnifiche, nelle decorazioni ricche e S tupende la sovrana bellezza dell’arte cristiana. 414 *. 414 4,4 414 414 44 414 41t..94

II, CROCIERO O PETTIROSSO C ISilosen)

Allorchè fissando il cielo Cristo in crdce agonizzava, dolce soffio misterioso la trafitta man sfiorava. Ei da tutti abbandonato vide accorrer frettoloso, presso un chiodo accuminato un soave augel pietoso. Col beccuccio sanguinante s’adoprava con ardore a staccare dalla Croce il Figliol del suo Creatore. Mite a lui Gesù si volse: «Sii per sempre benedetto, di quest’ora, del mio sangue resti l’orma sul tuo petto». Di vermiglio sangue asperso si nomò l’augel, crociero; fra gli abeti un canto scidglie tutto fascino e mistero. SAMAR FT A.

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2°O• •lit-• [p. 100 modifica]CRONACHE DI COLTURA

Un maestro antico

Con una simultaneità che, se pure casuale, non appare meno significativa, ad una accurata traduzióne italiana del «Pedagogo» di Clemente Alessandrino, pubblicata dalla «Said» di Torino, ha. susseguito un suggestivo volunìetto del P. Lahnde S. L, che di quel trattato patristico è uno squisito acuto commento. Commento che vale a mettere in luce tutta cl incantevole cristaIlina freschezza onde appare giovanilmente viva e vitale la parola dell’augusto maestro antico: non che il fascino di questo magistero esperto non appaia profondo dalle pagine stesse dell’uomo insigne; chè anzi esse custodiscono gelosamente tanta parte del generoso e vasto spirito di lui, che ad esse conviene perennemente tornare quando se ne voglia provare una viva e genuina comunione. Ma i raffronti, i richiami, i suggerimenti che ad ogni foglio del vetusto libro ’ha saputo trarre e raccogliere il geniale studioso gesuita; la vivace modernità d’arte nella quale egli ha saputo elaborare e disporre e quasi concepire ’novellamente il pensiero Pedagogico dell’Alessandrino, costituiscono una riprova sperimentale cosi immediata della perenne giovinezza di esso da rivelare -- anche a chi meno fosse disposta a cosi riguardarlo — nel soave maestro antico, un ideale maestro del nostro tempo:

Alessandria, la meravigliosa città orientale avvolta nelle dovizie smaglianti del più raffinato progresso tecnico, anticipava l’immagine varia ed ambigua di quella che è oggi, la nostra «città moderna.»: la scuola cristiana, ove Clemente insegnava, si levava sul mortale splendore della metropoli, come una ben munita università di pensiero e di attività rinnovatrice. Il maestro cristiano era chiamato, così, ad insegnare a persone appartenenti alla Società più eletta, ad uomini esperti nei godimenti di una civiltà raffinatissima e corrotta, ad anime adusate a tutte le più sottili saggezze della sensibilità e quindi oltre che guaste dal male, nella. consuetudine del male profondamente consunte. A queste anime Clemente doveva squillare il messaggio cristiano del rinnovamento e dell’energia: ministero davvero arduo e disperante, perché affine di ridestare i desideri sopiti di quei dormienti, era necessario che il maestro potesse dire una parola rimasta in essi ancor viva ed incorrotta; potesse richiamarli ad una esperienza non ancora totalmente contaminata dalle intemperanze del senso, iniziare, cosi, l’ardita opera di ricostruzione partendo da un comune punto di contatto che, per virtù di maestro, si trasmutasse poi in un formidabile punto di attacco. Questo cc punctum salieng» Clemente lo riconobbe e lo ritrovò’ nella vita della famiglia: la famiglia per quanto sia l’istituto che più gravemente risenta l’azione dei Fattori caratteristici delle civiltà urbanistiche come quella trionfante ieri in Alessandria, oggi in

mezzo a noi — tuttavia resta anche il Sacrario delle virtù superstiti e delle inconsumabili speranze. fissò i. canoni ’della pedagogia fondamentale: quella della giovinezza. Perehè il «Pedagogo» è il più alto il più puro poema di giovinezza cristiana. In quell’ardente’ periodo di crisi civile ed ideale, quale fu il terzo secolo, tutti gli sguardi si volgevano alla gioventù e da essa,attendevano il segno rivelatore dei tempi nuovi. Clemente benedice, in nome del Vangelo, a qtiesta rinnovata aspettazione: egli sa e sente che il ’Cristianesimo è il grande rivendicatore della giovinezza, sa che nel Vangelo essa ritrova le pagine della sua emancipazione e del suo trionfo, sa che Gesù ha chiamato a sè l’infanzia e che tutti hanno a tornare fanciulli, rinascendo in Lui e per Lui. Quali saranno, quindi, le virtù caratteristiche del cristiano, se non saranno le virtù del fanciullo, la semplicità, la confidenza, la libertà, la dolcezza, sotto il magistero invisibile e presente del Padre? E daccanto, alla fanciullezza, la femminilità, la donna, ’accanto al fanciullo: l’ideale femminile che Clemente profila nelle sue pag-ine risente sensibilmente dei modi e delle forme della educazione orientale di lùi, ma non consacra, per quanto, con minor vigoria, la legge di riscatto segnata dal Vangelo: egli saluta nella donna la custode dei beni familiari, la regina e l’operaia della casa, l’essere che dovrà ispirare, e dell’anima e dalle forme esteriori, i sensi più alti della bontà, della bellezza, dell’armonia: la bellezza, anche quella corporea, sarà in lei il segno di una salute fiorente di un sano equiibrio morale, sarà l’ornamento che non turberà, ma esprimerà quella superiore forma. d, bellezza, che è la bellezza morale. Questo profilo dolce e forte della donna si fa vivo ed augusto nel ministero della maternità, nel quale la donna ritrova tutta se stessa. Clemente, che conosce tutto il valore delle piccole cose, che sa l’efficacia delle indicazione e dei sugs„, rimenti immediati, indùgía; con la nobiltà di linguatgio di un Padre della Chiesa, attorno ai particolari. anche minori, del suo programma pedagogico. La mamma — egli ammonisce — deve allattare li bimbo ed essere l’educatrice sovrana del cuore di lui: in seguito il maestro, giudiziosamente scelto, dovrt integrarne.Peducazione intellettuale e del carattere con una vigoria che non saprà rifuggire dal sussidio d, un ausiliare che, in quel secolo e... in molti altri ancora, sembrò indiSpensabile: il bastone... Pare un po’ arcaico il richiamo? Ma ecco che sopraVviene subito l’elogio dello «sport» nelle sue forme più classicamente pure e più degne: fare andare i giovinetti a piedi nudi, farli giuocare alla palla, sotto il sole, e, dopo la fatica gioconda, farli riposare in un buon letto, non troppo soffice. La musica è il coronamento spontaneo, perfettamente ellenièo e cristiano, di questo ideale educazione della fanciullezza; la musica che è chiamata ad essere alla famiglia tutta scuola,.riposo, gioìa: anche a notte — ammonisce Clemente raffigurando una inobliabile visione di poesia — anche a notte, quando la famigila cristiana interrompe — seguendo un costume venerabile — per alcun tempo il sonno, mentre i giovani gli uomini studiano e le donne ricamano, è casa [p. 101 modifica]Della e degna che la voce di un bimbo si levi, nel silenzio notturno, a rendere gi-azieal Signore. Talee è il senso di bellezza di che l’Alessandroni sa avvolgere e fecondare la sua mirabile pedagogia, integrando, squisitamente, la dolcezza e la forza, la m.orale,e l’arte. E tale e si grande è il maestro: al quale non sfugge nella pedagogia della cosidetta «fage critique» l’importanza essenziale di alcuni delicatissimi problemi pedagogici che a non pochi osservatori superficiali sembrano, talvolta, problemi esclusivi del nostro tempo. (Continua)