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CRONACHE DI COLTURA

Un maestro antico

Con una simultaneità che, se pure casuale, non appare meno significativa, ad una accurata traduzióne italiana del «Pedagogo» di Clemente Alessandrino, pubblicata dalla «Said» di Torino, ha. susseguito un suggestivo volunìetto del P. Lahnde S. L, che di quel trattato patristico è uno squisito acuto commento. Commento che vale a mettere in luce tutta cl incantevole cristaIlina freschezza onde appare giovanilmente viva e vitale la parola dell’augusto maestro antico: non che il fascino di questo magistero esperto non appaia profondo dalle pagine stesse dell’uomo insigne; chè anzi esse custodiscono gelosamente tanta parte del generoso e vasto spirito di lui, che ad esse conviene perennemente tornare quando se ne voglia provare una viva e genuina comunione. Ma i raffronti, i richiami, i suggerimenti che ad ogni foglio del vetusto libro ’ha saputo trarre e raccogliere il geniale studioso gesuita; la vivace modernità d’arte nella quale egli ha saputo elaborare e disporre e quasi concepire ’novellamente il pensiero Pedagogico dell’Alessandrino, costituiscono una riprova sperimentale cosi immediata della perenne giovinezza di esso da rivelare -- anche a chi meno fosse disposta a cosi riguardarlo — nel soave maestro antico, un ideale maestro del nostro tempo:

Alessandria, la meravigliosa città orientale avvolta nelle dovizie smaglianti del più raffinato progresso tecnico, anticipava l’immagine varia ed ambigua di quella che è oggi, la nostra «città moderna.»: la scuola cristiana, ove Clemente insegnava, si levava sul mortale splendore della metropoli, come una ben munita università di pensiero e di attività rinnovatrice. Il maestro cristiano era chiamato, così, ad insegnare a persone appartenenti alla Società più eletta, ad uomini esperti nei godimenti di una civiltà raffinatissima e corrotta, ad anime adusate a tutte le più sottili saggezze della sensibilità e quindi oltre che guaste dal male, nella. consuetudine del male profondamente consunte. A queste anime Clemente doveva squillare il messaggio cristiano del rinnovamento e dell’energia: ministero davvero arduo e disperante, perché affine di ridestare i desideri sopiti di quei dormienti, era necessario che il maestro potesse dire una parola rimasta in essi ancor viva ed incorrotta; potesse richiamarli ad una esperienza non ancora totalmente contaminata dalle intemperanze del senso, iniziare, cosi, l’ardita opera di ricostruzione partendo da un comune punto di contatto che, per virtù di maestro, si trasmutasse poi in un formidabile punto di attacco. Questo cc punctum salieng» Clemente lo riconobbe e lo ritrovò’ nella vita della famiglia: la famiglia per quanto sia l’istituto che più gravemente risenta l’azione dei Fattori caratteristici delle civiltà urbanistiche come quella trionfante ieri in Alessandria, oggi in

mezzo a noi — tuttavia resta anche il Sacrario delle virtù superstiti e delle inconsumabili speranze. fissò i. canoni ’della pedagogia fondamentale: quella della giovinezza. Perehè il «Pedagogo» è il più alto il più puro poema di giovinezza cristiana. In quell’ardente’ periodo di crisi civile ed ideale, quale fu il terzo secolo, tutti gli sguardi si volgevano alla gioventù e da essa,attendevano il segno rivelatore dei tempi nuovi. Clemente benedice, in nome del Vangelo, a qtiesta rinnovata aspettazione: egli sa e sente che il ’Cristianesimo è il grande rivendicatore della giovinezza, sa che nel Vangelo essa ritrova le pagine della sua emancipazione e del suo trionfo, sa che Gesù ha chiamato a sè l’infanzia e che tutti hanno a tornare fanciulli, rinascendo in Lui e per Lui. Quali saranno, quindi, le virtù caratteristiche del cristiano, se non saranno le virtù del fanciullo, la semplicità, la confidenza, la libertà, la dolcezza, sotto il magistero invisibile e presente del Padre? E daccanto, alla fanciullezza, la femminilità, la donna, ’accanto al fanciullo: l’ideale femminile che Clemente profila nelle sue pag-ine risente sensibilmente dei modi e delle forme della educazione orientale di lùi, ma non consacra, per quanto, con minor vigoria, la legge di riscatto segnata dal Vangelo: egli saluta nella donna la custode dei beni familiari, la regina e l’operaia della casa, l’essere che dovrà ispirare, e dell’anima e dalle forme esteriori, i sensi più alti della bontà, della bellezza, dell’armonia: la bellezza, anche quella corporea, sarà in lei il segno di una salute fiorente di un sano equiibrio morale, sarà l’ornamento che non turberà, ma esprimerà quella superiore forma. d, bellezza, che è la bellezza morale. Questo profilo dolce e forte della donna si fa vivo ed augusto nel ministero della maternità, nel quale la donna ritrova tutta se stessa. Clemente, che conosce tutto il valore delle piccole cose, che sa l’efficacia delle indicazione e dei sugs„, rimenti immediati, indùgía; con la nobiltà di linguatgio di un Padre della Chiesa, attorno ai particolari. anche minori, del suo programma pedagogico. La mamma — egli ammonisce — deve allattare li bimbo ed essere l’educatrice sovrana del cuore di lui: in seguito il maestro, giudiziosamente scelto, dovrt integrarne.Peducazione intellettuale e del carattere con una vigoria che non saprà rifuggire dal sussidio d, un ausiliare che, in quel secolo e... in molti altri ancora, sembrò indiSpensabile: il bastone... Pare un po’ arcaico il richiamo? Ma ecco che sopraVviene subito l’elogio dello «sport» nelle sue forme più classicamente pure e più degne: fare andare i giovinetti a piedi nudi, farli giuocare alla palla, sotto il sole, e, dopo la fatica gioconda, farli riposare in un buon letto, non troppo soffice. La musica è il coronamento spontaneo, perfettamente ellenièo e cristiano, di questo ideale educazione della fanciullezza; la musica che è chiamata ad essere alla famiglia tutta scuola,.riposo, gioìa: anche a notte — ammonisce Clemente raffigurando una inobliabile visione di poesia — anche a notte, quando la famigila cristiana interrompe — seguendo un costume venerabile — per alcun tempo il sonno, mentre i giovani gli uomini studiano e le donne ricamano, è casa